25 - Un mese prima

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- Fare qualcosa per qualcuno... Un po' vago, non credi? -

Si trovavano ancora al centro Yatsu quando Tenshi fece questa osservazione.
In risposta Akuma aveva annuito leggermente con il capo, accennando un sorriso. Quindi il bambino era corso verso l'armadio, posto dall'altro lato della camera, ed aveva iniziato a frugarci dentro.

- Ci portiamo qualcosa? -

Akuma però aveva scosso il capo a quella domanda.
Un bagaglio sarebbe stato solo d'intralcio in ciò che avrebbero dovuto fare di lì a breve.
Era meglio non portarsi dietro nulla.

- Sicuro che non proveranno a riportarci qui? -

L'albino aveva fatto alzato il pollice in alto, quindi sul viso del fratellino era comparso un largo e vivace sorriso, di come il maggiore non ne vedeva da più da ormai molto, troppo tempo.

Sorriso che, però, purtroppo non era durato molto, dato che subito Tenshi si era accigliato, come se gli fosse tornato in mente qualcosa di brutto.

- Ma... Se non corriamo rischi, allora perché dobbiamo uscire di nascosto? -

Akuma aveva serrato le labbra all'udire quella domanda, incapace di trovare una risposta che potesse soddisfare il minore.
Non era servito, però, che lui facesse alcunché, dato che il corvino solo pochi istanti dopo si era già dato la risposta da solo.

- Ah, certo! Perché per ora non abbiamo ancora aiutato nessuno, no? Quando lo faremo, però, non potranno davvero più farci nulla! È così, vero Akuma? -

E il maggiore aveva annuito, sorridendo nuovamente al fratello.

Solo mezz'ora dopo, i due erano per strada.

Non era stato difficile per loro uscire dall'edificio, dato che avevano studiato la mappa e gli orari di guardia per un mese intero prima di decidersi a rischiare.

L'unico problema si era verificato quando, passando davanti alla stanza del personale, l'uomo che era di guardia in quel momento si era accorto di loro, uscendo e chiedendo loro cosa ci stessero facendo in giro a quell'ora.
Per fortuna Tenshi aveva risposto prontamente, dicendo che il loro bagno si era intasato e che quindi si stavano recando in quello che si trovava vicino alla mensa.

L'uomo, seppur non fosse stato molto convinto, alla fine aveva dato per buona la scusa del bambino e così era poi rientrato nella camera del personale, nella quale aveva il compito di supervisionare gli schermi delle varie telecamere sparse per l'edificio.

Così, quando aveva visto  i due fratelli mentre percorrevano il corridoio principale non ne era stato sorpreso.
Il bagno si trovava infatti giusto due porte prima dell'uscita, sarebbe bastato che i due svoltassero lì per far scomparire all'istante tutti i suoi dubbi.

Ed effettivamente i due avevano svoltato lì.
Peccato solo che a quel punto il controllore aveva perso le loro tracce dato che per privacy non avevano messo telecamere anche all'interno dei bagni.

Così aveva semplicemente atteso che i due uscissero, intenzionato poi a seguirli nuovamente attraverso i vari schermi delle telecamere fino al loro rientro in camera.

Attese uno... Due... Tre... Quattro... Cinque... Dieci minuti.
Arrivato all'undicesimo un terribile dubbio l'aveva assalito e così, senza aspettare neanche un altro istante, si era precipitato lì.

Una volta arrivato in bagno, aveva visto per sua sfortuna proprio ciò che si era aspettato: la finestra alta e stretta dalla quale tutti erano sempre stati convinti non fosse possibile passare, era stata completamente fracassata e, dal piccolo pezzo di stoffa che era rimasto incastrato in mezzo ai cocci di vetro sparsi per il pavimento, il controllore aveva scoperto, suo malgrado, quanto quelle voci fossero infondate.

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