14 - Sei anni prima

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- Akuma! -

Il primo a chiamarlo così fu Gin Kurami, il proprietario di un piccolo negozio di pesce.
Gin era vedovo e non aveva figli. Viveva da solo in un piccolo appartamento situato al secondo piano dello stesso edificio nel quale si trovava anche il suo negozio.
Gin non aveva nulla di particolare, né aveva mai fatto in tutta la sua vita qualcosa degno di nota.
Probabilmente Nanashi si sarebbe dimenticato subito di lui se non fosse stato, appunto, per il fatto che fosse stato proprio Gin il primo a dargli quel soprannome.

- Akuma! -

La prima volta che lo aveva sentito, l'albino era rimasto interdetto, senza sapere lui stesso se doverla prendere male o bene.
Così aveva semplicemente inclinato il capo verso destra e socchiuso leggermente le palpebre, come assaporando quel nome, mentre questo veniva ripetuto più volte, ancora e ancora, con voce sempre più flebile man mano che il tempo passava.

- Akuma! Akuma! Akuma! -

Ormai era diventato quasi come una litania, un mantra lento e ripetitivo che via via stava iniziando a diventare quasi noioso.

- Akuma? -

Questa volta a parlare non era stato Gin, bensì quell'uomo, quello che era riuscito a stravolgere la sua vita nel giro di a malapena una settimana, migliorandola e peggiorandola al tempo stesso.

- Questa sì che è bella! -

Così aveva esclamato, per poi scoppiare in una fragorosa risata.

Nanashi però non aveva reagito in alcun modo a quel suo commento e, semplicemente, aveva continuato ad ascoltare la voce sempre più debole e flebile di Gin, il quale imperterrito continuava a ripetere quel nome, quasi fosse impazzito.

- Ehi, per quanto tempo ancora hai intenzione di farlo continuare? -

Nanashi aveva alzato leggermente le spalle, senza ancora distogliere i suoi occhi color rosso sangue da quelli cerulei dell'uomo, che lentamente si stavano facendo vitrei.
Il petto che iniziava ad alzarsi e ad abbassarsi con intervalli sempre più lunghi tra un respiro e l'altro.

- Dai, sbrigati, non abbiamo tempo da perdere. -

Nanashi aveva annuito leggermente con il capo, quindi, prima di abbassare per l'ultima volta il pugnale sul petto dell'uomo, si era fermato ancora in ascolto ancora una volta.

- AKUMA!!! -

Quella fu l'ultima cosa che Gin Kurami disse prima che dai suoi occhi sparisse l'ultimo barlume di vita.

- Oggi ci è andata male, eh? -

Aveva commentato l'uomo sulla via del ritorno.

- Ormai era da un paio di mesi che riuscivamo a passarla liscia senza farci beccare. -

Aveva aggiunto poi.

Nanashi però lo aveva sentito a malapena, perso com'era nei suoi pensieri.

Così "suo padre", un po' per attirare la sua attenzione e un po' per non far scendere il sielenzio, riprese a parlare.

- Akuma... Non male, eh? -

Questo il bambino lo sentì eccome.

L'uomo se ne accorse all'istante, dato che, all'udirlo, l'albino aveva sussultato leggermente.

- Akuma... -

Aveva ripetuto una seconda volta.

Nanashi però aveva storto leggermente il naso nel sentire quel nome venire pronunciato da lui e, con un movimento quasi impercettibile, aveva scosso il capo.

No, proprio non gli piaceva quel nome.

~

- Nana! Nana! - Esclamò una voce dolce e stridula al tempo stesso, nell'attimo esatto che il bambino mise piede in casa.

L'albino sospirò leggermente all'udire quel soprannome, ma non protestò.
Di solito odiava quando la gente lo chiamava così, dato che "Nana" sembrava proprio un nome da femmina, ma quando era lui a dirlo non era poi così male.

- Nana! - Ripeté ancora una volta il bambino avvicinandosi a lui di corsa.

Quindi il maggiore si piegò sulle ginocchia, allargando le braccia per abbracciare il fratellino.

Lo prese giusto in tempo, un istante prima che, dopo essere inciampato, il piccolo rovinasse al suolo.
Poi si alzò in piedi, con il bambino di tre anni in braccio, e si incamminò verso la cucina, dove la madre stava finendo di preparare la cena.

- Nana! - Ripeté ancora una volta il bambino ridendo leggermente.

A quel punto, però, il minore si zittì improvvisamente, corrucciando il viso e storcendo il naso in una buffa smorfia, quasi avesse appena sentito uno strano odore.

Nanashi aggrottò la fronte nel vedere quella reazione e si stava giusto chiedendo cosa fosse stato a provocarla, quando il fratellino gli diede la risposta.

- S... Sangue? - Mormorò il piccolo prima di socchiudere gli occhi e allungare leggermente il collo verso il viso del fratello, annusandolo nuovamente.

Bastò quella piccola, semplice parolina per mandare Nanashi nel panico più totale.

L'albino iniziò a guardarsi intorno, sperando che la madre non fosse nei paraggi, e fortunatamente si rese conto che la cucina fosse piuttosto distante dal punto del corridoio nel quale si trovavano loro due in quel momento.

- Mmm... Sangue... - Mormorò ancora una volta il corvino annuendo con il capo e assumendo la stessa espressione di poco prima.

Nanashi sussultò nel sentirlo ripetere quella parola una seconda volta e subito corse in salone, la stanza che in quel momento si trovava più nelle vicinanze.
Qui posò con delicatezza il fratellino sul divano e subito richiuse la porta, sperando che la madre non li venisse subito a cercare.

Aveva pensato che cambiarsi semplicemente i vestiti bastasse per nascondere quell'odore, ma a quanto pareva si era sbagliato.

- Nana sta male? - Chiese poi il bambino, che dal divano stava osservando con sguardo perplesso il fratello girare avanti e indietro per il soggiorno.

Nanashi però neanche lo sentì, troppo agitato e alla ricerca disperata di una soluzione per fare caso ai mormorii del fratellino.

Insomma, già era difficile spiegare qualcosa a un bambino di soli tre anni, come avrebbe potuto fare lui senza neanche poter parlare?

- Nana? - Mormorò ancora una volta il corvino inclinando leggermente il capo verso destra.

A quel punto si udì uno scatto e Nanashi si voltò immediatamente verso la porta, dalla quale stava entrando il suo patrigno.

- Ehi, tutto bene Akuma? -

All'udire nuovamente quel nome, l'albino sussultò leggermente, rivolgendo poi all'uomo un'occhiataccia.

- Che c'è? Non ti piace? -

Il bambino scosse vigorosamente il capo e "suo padre" stava giusto per ribattere, quando si udì una voce alle loro spalle.

- Akuma! Akuma! -

Nanashi si voltò allora verso il fratellino con in viso un'espressione a dir poco esasperata.
Certo, era sempre meglio di quando ripeteva "sangue", ma in ogni caso non è che le cose fossero migliorate poi molto...

- Lo vedi? Anche a Shin piace. - Disse l'uomo scoppiando a ridere.

E così l'albino si ritrovò a chinare il capo e sospirare sconsolato, mentre quel soprannome gli si incollava addosso, sostituendo il precedente prima che Akuma stesso se ne rendesse conto.

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