16 - Quattro/Tre anni prima

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- Ehi Shin, ti andrebbe di venire con me e Akuma una volta tanto? -

Era successo una sera come tante altre, intorno alle otto.
I quattro erano seduti a tavola e stavano cenando tutti insieme come facevano ogni giorno.
Nessuno di loro stava parlando.
Si poteva udire solo lo stridulo fragore delle posate che sbattevano contro i piatti e il vociare della donna del telegiornale proveniente dal piccolo televisore che era stato posto su un basso sgabello in un angolo della sala da pranzo.

Ma poi, tutto d'un tratto, l'uomo aveva posato la forchetta sul piatto e sorridendo si era voltato verso il figlio, porgendogli quella domanda.

Se prima c'era stato il silenzio, ora pareva quasi che il tempo si fosse fermato.

La donna e i due bambini avevano smesso di masticare e strabuzzando gli occhi si erano voltati verso di lui.
Ci erano voluti trenta secondi buoni prima che qualcuno dicesse qualcosa.
O meglio, prima che Akuma iniziasse a tossire e a darsi dei piccoli colpi sul petto a causa del boccone che gli era appena andato di traverso.

Shin aveva osservato preoccupato il fratello, ma quando alcuni istanti dopo era parso chiaro che l'albino fosse fuori pericolo, si era voltato verso il padre, rivolgendo nuovamente a lui tutta la sua attenzione.

- Davvero? -

Aveva chiesto il bambino, ma era evidente che, se solo avessero potuto parlare, anche gli altri due componenti della famiglia avrebbero posto la stessa identica domanda.

- Ma certo, perché no? - Aveva ribattuto l'uomo continuando a sorridere. - Anche Akuma ha iniziato ad aiutarmi quando aveva più o meno la tua età. -

Gli occhietti azzurri di Shin si erano illuminati all'udire quella risposta e sul suo viso le labbra si erano piegate all'insù all'istante, in quel sorriso che prima stava cercando di reprimere per paura che si trattasse tutto solo di uno scherzo.

Se al minore, però, la notizia aveva portato tanta gioia, lo stesso non valeva di certo anche per il fratello maggiore.
Infatti non sarebbe stato affatto esagerato dire che, all'udire quelle parole, Akuma si era sentito male: la testa che pulsava e lo stomaco in subbuglio, quasi da vomitare.

A quel punto, però, aveva sentito qualcuno afferrargli la mano sotto il tavolo e così, voltandosi sorpreso verso la madre, la vide mentre, rivolgendo un'occhiata quasi feroce al compagno, batteva un pugno contro il tavolo per marcare il suo disappunto.

Ovviamente non sapeva cosa facessero davvero quei due quando ogni sera  uscivano per andare a "lavorare", ma dal comportamento del figlio, sempre così triste e malinconico sia prima che dopo l'uscita, di una cosa era certa: c'era qualcosa che non andava in quella faccenda.

Per cui, di fronte allo sguardo sorpreso dei due e a quello ammirato dell'albino, la donna aveva scosso vigorosamente il capo, per poi battere nuovamente un colpo sulla superficie di legno del tavolo da pranzo.

- Ma tesoro, non c'è nulla di male. Tu meglio di tutti sai quanto sia triste Shin la sera mentre aspetta il ritorno di Akuma. Almeno così, oltre ad avere un ulteriore aiuto nel mio lavoro, loro due potranno stare insieme. -

Ma lei era stata irremovibile e ancora una volta aveva scosso il capo, per poi afferrare il telecomando e alzare il volume del televisore, mettendo fine così alla discussione.

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