Le risate.
Quelle risate piene di odio e scherno che gli graffiavano i timpani.
La luce bianca e accecante della lampada che lo colpiva dritto in viso, costringendolo a tenere gli occhi socchiusi.
Il bruciore alle ginocchia, quasi come se stessero andando a fuoco.
Quella sensazione di gelo che gli pervadeva l'intero corpo, arrivando fin nelle viscere partendo dalla sua guancia destra, schiacciata contro le fredde mattonelle marmoree del corridoio.
Quel senso di vuoto, come se la sua mente si fosse svuotata tutto d'un tratto e qualcuno avesse spento la luce, rendendo l'ambiente soffuso e le figure dei ragazzi che incombevano su di lui quasi irriconoscibili.
Quella voce che gli rombombava nelle orecchie, mescolata alle risate, ai pensieri, ai ricordi, come in un vortice di puro caos.
"In fondo è solo un perdente..."
Lo stavano dicendo sul serio o era solo frutto della sua immaginazione?
Impossibile dirlo con esattezza.
"Pensavi davvero che cambiare un semplice kanji avrebbe cambiato tutto? Si vede proprio che sei un perdente..."
Era una voce riselente dai suoi ricordi o era lui stesso a starlo pensando?
Troppo, troppo caos, troppa confusione, troppa disperazione nella sua mente per capire cosa stesse accadendo realmente, cosa fosse reale e cosa solo frutto della sua immaginazione.
Era tornato in orfanotrofio?
No, l'orfanotrofio aveva il pavimento di legno, non di marmo.
Quello che sentiva gridare era quel ragazzo? Quello di cui non era mai riuscito a ricordare il nome?
No, lui era morto e nessuno stava urlando. Era solo la sua mente, o meglio, era solo quel caos che aveva in testa a fargli credere che qualcuno gli stesse urlando contro.
Perché non stavano zitti?
Perché qualcuno non faceva tacere quel caos che aveva in testa?
Perché non smettevano di ridere?
Perché non morivano e basta?
Tutti quanti, uno per uno, nessuno escluso.
Perché non potevano semplicemente morire?
Ma...
Era una mano quella che vedeva protendersi verso di lui?
Forse sì, forse no, alla fine che differenza faceva? Tanto si sarebbe ritirata un istante prima di raggiungere la sua.
"...credo sia meglio che non lo tocchi. Potrebbe passarle i pidocchi o chissà che altra malattia."
E la mano continuava ad avvicinarsi.
Ma tanto lo sapeva.
Lo sapeva perfettamente che si sarebbe fermata a momenti.
"Farebbe meglio a stargli alla larga, qui lo facciamo tutti."
Cosa stava succedendo?
Stava sognando o era sveglio?
Quella era la mano di quella donna?
Non ricordava che fosse così bianca, quasi come un lenzuolo...
Provò ad alzare lo sguardo per controllare, ma la luce era accecante, troppo accecante, e lui non riuscì a vedere nulla, solo quella mano che si avvicinava.
"Uno così non può portarle che guai."
In fondo era un assassino.
O forse no?
Ormai non ci capiva più nulla.
Ciò significava forse che era definitivamente impazzito?
"Pensi che è così perdente da non essere riuscito neanche a salvare suo padre da un banalissimo raffreddore."
Ma non era colpa sua, lui non lo sapeva, non poteva saperlo.
Avrebbe voluto urlarlo, ma non aveva più fiato in gola.
Era tutto così confuso, così dannatamente confuso.
"In fondo..."
E la mano si avvicinava.
Allontanati, avrebbe voluto urlargli.
Eppure, senza che lui stesso ne sapesse il perché, si ritrovò a protendere la mano sinistra a sua volta.
Stava tremando.
"... è solo..."
Solo pochi centimetri, ancora pochi centimetri e l'avrebbe raggiunta.
O si sarebbe ritratta disgustata un istante prima che ci fosse riuscito?
"...un..."
Morite! Morite tutti!
"...perdente."
Quella mano color bianco latte afferrò la sua.Improvvisamente Haisha sgranò gli occhi e iniziò a guardarsi intorno, quasi si fosse appena svegliato da un incubo.
Ma non era così, non si trovava a letto e non si era appena svegliato.
Si trovava in corridoio. Quale fosse il piano e dove fosse stato diretto, però, ancora non riusciva a ricordarlo.Tutto ciò di cui era consapevole in quel momento erano le risate e le occhiate di scherno delle decine di ragazzi che gli erano affollati intorno.
Di nuovo...
Era il fatto che si trovasse a terra. Disteso sul freddo pavimento di quel corridoio.
Di nuovo...
Era il ricordo di quel piede che si ritirava in fretta e furia.
Qualcuno lo aveva fatto inciampare di proposito?
No, molto probabilmente se l'era solo immaginato quel piede.
Era molto più probabile che fosse inciampato da solo.
Di nuovo...
Era la consapevolezza che, per quando ci avesse provato, per quanto l'avesse desiderato, alla fine non sarebbe mai riuscito ad essere niente di più di un perdente.
Era... Era la sensazione di una mano che stringeva la sua...?
No, probabilmente questa era solo una sua impressione.
...O forse no?Si sentì strattonare tutto d'un tratto e prima che se ne rendesse conto era di nuovo in piedi.
Strabuzzò gli occhi incredulo nel vedere quella mano color bianco latte stretta alla sua.
Alzò quindi lo sguardo e sussultò leggermente nel vedere l'espressione preoccupata e piena di apprensione sul volto di Akuma.Cosa stava succedendo?
Forse ora iniziava a ricordare...
Avevano appena finito di cenare e si stavano dirigendo in camera per andare a dormire, solo che durante il tragitto lui era inciampato tutto d'un tratto.
Se fosse stata solo colpa sua o se qualcuno gli avesse fatto lo sgambetto, però, non lo sapeva.
Ma alla fine non è che facesse poi chissà quanta differenza.
Il tutto doveva essere avvenuto nel giro di a malapena mezzo minuto, buffo che a lui invece fosse sembrato che fosse passata almeno un'ora.- Che sta succedendo!? - Tuonò d'un tratto la voce forte e autoritaria della dottoressa Kumaru.
Tutti i ragazzi presenti sussultarono all'udirla, Haisha e Akuma compresi.
La corvina si fece largo a grandi passi attraverso la folla di ragazzi, fino a raggiungere il centro, dove si trovavano i due.
- Che succede? - Chiese ancora una volta.
- Sono... Sono solo inciampato... - Mormorò Haisha chinando leggermente il capo, intimorito come tutti gli altri dalla donna.
- Certo che siete proprio disperati. - Disse allora lei rivolgendo agli altri ragazzi un'occhiata quasi sprezzante. - Capisco se ci fosse stata una rissa, ma ridere solo perché qualcuno è così imbranato da non riuscire neanche a reggersi in piedi... Avete proprio bisogno di trovarvi un hobby. -
Era incredibile come nel giro di a malapena un minuto quella donna fosse riuscita a far scendere nel corridoio un tale silenzio.
Per alcuni istanti nessuno fiatò e tutti semplicemente continuarono ad osservare la psicologa, quasi intimoriti all'idea di cosa avrebbe potuto fare.- Allora!? - Sbottò tutto d'un tratto facendoli sussultare. - Che ci fate ancora qui? In camera! Tutti quanti! -
Poi, mentre la folla si dileguava in tutta fretta, la dottoressa Kumaru volse nuovamente lo sguardo verso Haisha e Akuma.
Un angolo delle labbra le se incurvò leggermente verso l'alto nel vedere le loro mani, ancora strette l'una all'altra.
Ma non durò a lungo e ben presto il suo sguardò si indurì nuovamente.- Quello che ho detto vale anche per voi due. - Disse incrociando le braccia al petto e alzando leggermente il mento. - Su, filate in camera vostra. -
Senza farselo ripetere una seconda volta, i due si voltarono, incamminandosi in tutta fretta.
O meglio, più in fretta che poterono.
Le gambe di Haisha, infatti, per qualche motivo ancora stavano tremando, facendolo vacillare in continuazione.
Ogni volta che rischiava di cadere, però, la presa di Akuma sulla sua mano si faceva un po' più forte e lui un po' più vicino, come pronto a rimetterlo in piedi ogni volta che ce ne fosse stato bisogno.Angolo autrice quasi più lungo della storia stessa:
Uno di questi giorni finirò col morire di diabete, me lo sento...
Ma ad ogni modo, vi volevo avvisare del fatto che, dopo ben due mesi, questa storia sta finalmente per giungere al termine, molto probabilmente finirà tra due o tre capitoli al massimo e proprio per questo motivo oggi Haru non ci delizierà con "Orso Polare & Polare Orso".
Infatti al momento è alle prese con la scrittura dell'ultimo capitolo, dice che vuole che esca un capolavoro...
(Speriamo bene)Quindi al prossimo capitolo,
Bye Bii!!!
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Loser //Yaoi//
Storie d'amoreEsiste il destino? Il corso della vita di una persona viene segnato già dalla sua nascita o è qualcosa che si forma con lo scorrere del tempo? Possono poche semplici lettere segnare a vita il destino di una persona? Perché sto facendo a voi tutte q...