Kapitel zehn.

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Amare per tutta la vita una donna o un uomo è come sostenere che una candela resterà accesa tutta la vita. Lev Tolstoj.

- questo posto è davvero magnifico Manuel, non ne ho mai sentito parlare, anche se abito a Torino - disse Leandra stretta al braccio del tedesco.

- beh, non puoi certamente sapere tutto Leandra, lascia che gli altri sappiano qualcosa- esclamò il ragazzo ridendo.

Manuel aveva uno strano modo di pronunciare il nome della ragazza secondo lei. Usava un accento particolare che, in cuor suo, la faceva impazzire e le sarebbe venuta voglia di saltargli addosso proprio sul momento.

I due tedeschi si sedettero a un tavolo e si tolsero le giacche.

- finalmente posso togliermi sto cappello, mi sentivo ridicolo- disse ridendo il vestfaliano, mentre si toglieva il berretto nero.

- eri carino, non dire così- disse la ragazza scompigliando i capelli biondi al portiere.

-però ora stai meglio- disse ridendo Leandra.

- senti non si toccano i capelli a Manuel Neuer, siamo intesi, potresti avere gravi conseguenze- disse il ragazzo prendendo la mano che Lea aveva usato per scompigliarli capelli.

- sto tremando- disse Lea ridendo.

-ovvio, sei in presenza di uno dei calciatori più belli e amati del mondo e se proprio devo fare il sincero, anche bravi- disse Manuel ridendo.

- oh mio dio, mi sento svenire- esclamò Leandra ridendo.

- a parte le sciocchezze, come va? Tutto bene qui a Torino?- chiese Manuel ritornando serio.

- si tutto alla perfezione, a Torino si sta bene, la squadra è ottima, mi diverto molto con loro e fortunatamente non si rompono ogni mese qualcosa, quindi ho pure più tempo per me stessa- disse Lea sorridendo

- tempo per te stessa? Ma da quando Leandra, tu fai sempre le cose di fretta, ti conosco da sette anni, so praticamente tutto di te- disse Manuel fissandola negl'occhi.

- beh invece ne ho molto, ho tempo per andare a girare per Torino, vado pure a Milano ogni tanto, poi ritorno a Monaco per visitare mio padre, sto con le mie sorellastre, questo io lo chiamo tempo per me stessa- disse Leandra mentre faceva girare il vino rosso nel suo calice.

- quindi ogni tanto vieni a Monaco? Thomas mi diceva che non avevi mai tempo, ti aspettavo sempre quando c'erano le vacanze, ti facevi vedere solamente ai ritiri della nazionale, ti volevo parlare da mesi Lea, volevo vederti, volevo sapere come stavi, volevo riaverti vicino, non puoi capire quanto abbia sofferto per te- disse Manuel prendendo le mani della ragazza mentre la guardava negl'occhi.

Leandra conosceva bene l'effetto delle parole e degl'occhi di Manuel, erano qualcosa di particolare lei, la facevano elevare in alto come il significato del Dolce StilNovo: "la persona amata faceva elevare fino a Dio l'uomo e gli levava tutti i peccati e le brutture terrene". Forse questo voleva dire amare una persona, Leandra ancora non lo sapeva. Forse il significato del DolceStilNovo era troppo da affiliare a Manuel, d'altronde l'aveva fatta soffrire. Forse doveva lasciar perdere tutto e stare con Manuel, forse no. Era sicura solamente di una cosa, quando stava con Paulo si sentiva particolarmente bene, ma non poteva stare con l'argentino, forse era quel divieto che le dava quel senso di volere con tutta se stessa le labbra e l'amore dell'attaccante.

- è difficile da spiegare Manuel, avevo voglia di staccare totalmente da Monaco, dopo l'ultima cosa che è successa stavo quasi pensando di naturalizzarmi russa. Poi ho ragionato che tutto questo era sbagliato e quando mi sono sentita pronta ho deciso di chiamarti. Scusa se sono stata infantile, ma volevo essere sicura- disse Leandra.

- sono contento della tua scelta Leandra - disse Manuel accarezzandole la guancia con il palmo della mano.

Intanto portarono i piatti ai due connazionali.

- mangiamo ora, finiremo di parlare dopo- disse lui sorridendole.

***

- Paul tu che sei alto, riesci a vedere chi sia? È uno del Torino?- chiese Simone al francese.

I quattro juventini aveva preso un tavolo dove mangiare, in una posizione abbastanza adatta per spiare Leandra e il misterioso ragazzo, riuscivano addirittura a sentirli parlare, anche se l'unico che sapeva qualche parola di tedesco era Alvaro, insegnata dal Lea qualche anno fa, gli altri erano altamente inconsci su quella lingua.

- chi è? Allunga quel collo da giraffone francoafricano e scopri chi sia quell'uomo, prima lo scopriamo, prima possiamo andarcene- esclamò Alvaro.

Paul si alzò lievemente dalla sedia e pochi secondi dopo fece una smorfia con il viso poco graziosa.

- merda, chi è? Se è uno del Sassuolo o del Chievo mi incazzo- esclamò Paulo tirandosi su le maniche del costoso maglione grigio di cashmere.

- che hai contro il Sassuolo?-

- Paul, è chi sto pensando?- chiese Alvaro.

- non ti leggo mica nella mente. Sono un figo e sono un ottimo calciatore però non ti so leggere nella mente Alva- esclamò Paul ridendo.

- comunque, si è Manuel - rispose sedendosi.

- Neuer? Oh mio Dio, basta ragazzi. Possiamo andarcene- disse Alvaro alzandosi.

- che cosa dici? Dobbiamo portare via Leandra, chissà con quale obbligo l'abbia portata qui, dobbiamo fare qualcosa- esclamò Paulo.- non posso stare qui a guardare- disse con un tono di voce nettamente più basso.

- in realtà stanno facendo tutto loro, guardate ragazzi- disse Simone.

I quattro si spostarono per vedere e rimasero a bocca aperta mentre Leandra e Manuel si baciavano con trasporto. A Paulo mancò il fiato per qualche secondo, la gola si seccò talmente tanto che non riusciva neanche ad emettere un suono se non un verso gutturale di sgomento. Avrebbe voluto picchiare Neuer a sangue ma, oltre a essere molto più basso del tedesco, non sarebbe stato educato farlo in mezzo a un lussuoso ristorante piemontese.

- oh merda- fu l'unica parola avente un senso che uscì dalla bocca dei quattro juventini.

skyfall;; P.DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora