Kapitel achtzehn.

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Capì che, non solo ella gli era vicina, ma che ora non sapeva più dove finiva lei e dove cominciava lui. Lev Tolstoj.

La pioggia aveva deciso di non lasciare Torino altri giorni nell'avvenire, questo voleva dire che i ragazzi avrebbero dovuto allenarsi dentro la palestra. Leandra non era molto contenta della cosa, sperava di poter restare il più lontano dall'allenamento dei ragazzi, non voleva avere a che fare con Paulo. Così quel giorno decise di chiudersi nel suo ufficio.

Era davvero un bell'ufficio, aveva una grande vetrata che dava sul campo, perfetto per vedere i ragazzi allenarsi. Era pieno di foto che Lea aveva infisso al suo arrivo nel lontano 2013. C'erano foto di lei con Paul e Alvaro in vari posti che avevano visitato. A New York davanti al toro di Wall Street, Lea si ricordò che Paul aveva chiesto di fare la foto dietro al toro, "così da far vedere le palle e non la faccia di quel musone incazzato", parole testuali del francese. A Rio de Janeiro per i mondiali di calcio, nella foto si vedevano i tre ragazzi con le proprie maglie della nazionali con dei sorrisi smaglianti. Non poteva mancare le foto della loro gita in Russia, erano andati dai nonni di Lea, Fedor e Rostislava. Nella foto c'erano i tre ragazzi intenti a fare un pupazzo di neve nella tenuta invernale dei signori Sokolov. Lea rise per quelle foto e per quei bellissimi ricordi.

Sulla scrivania aveva pure una foto sua e di Manuel, erano andati a Spielberg, in Austria a vedere la Formula 1, una grande passione di entrambi. Nella foto Lea stava baciando la guancia a Manuel, che cercava di mostrare il paesaggio.

Leandra prese il telefono e mandò la foto al tedesco, pensando al sorriso che lui potesse avere guardando l'immagine proiettata sullo schermo.

Poco dopo Leandra sentì la suoneria del cellulare, Neuer la stava chiamando.

- Hey Leus, come stai?- Leandra sentì la voce affannata del ragazzo.

- oh ciao Manuel, tutto bene, qui piove molto. A Monaco va tutto bene? Spero non nevichi-

- oh per niente, c'è un bellissimo sole, infatti ora abbiamo fatto una pausa dall'allenamento, stiamo lavorando così tanto-

Lea sentì una voce parlare in modo arrabbiato, sembrava che stesse quasi urlando, non riuscì a capire se fosse un uomo o una donna.. Manuel rispose a tono poco dopo, ma si vede che coprì il telefono in modo che la ragazza non capisse.

- amore tutto bene? Sento delle voci in sottofondo, vuoi che ti richiami più tardi?- chiese pacatamente Leandra, intanto nella sua mente vagavano pensieri sul chi fosse una persona che potesse sbraitare in quel modo. Magari il fratello Marcel o la cugina Britta. Probabilmente un compagno di squadra o un suo nuovo amico.

- si meglio, ci sentiamo dopo Lea- disse Manuel mentre la voce continuava a acclamare qualcosa.

Lea, era un po' scossa dalla cosa, però non ci diede conto.

Dopo aver lavorato per un paio di ore, Leandra guardò l'orologio e si accorse che era oramai ora di pranzo, così spense il computer e uscì.

Nel mentre, passò per lo spogliatoio, dove i ragazzi si stavano vestendo dato che avevano finito. Bussò delicatamente ed entrò.

- Ave o pelice Leandra!- esclamò Simone che era appena uscito dalla doccia, dato l'accappatoio.

- Ave a lei e un grande saluto al popolo di Cesare!- esclamò Lea ridendo.

- più che popolo di Cesare, direi popolo di Massimiliano- disse Leonardo che invece del lucano, era già pronto e stava per uscire.

- ciao Leo, salutami i tuoi bei bambini- disse Leandra facendo passare Bonucci, che gentilmente la ringraziò.

skyfall;; P.DDove le storie prendono vita. Scoprilo ora