-È chiaro cosa dovete fare?-Sherlock volse lo sguardo su Lestrade, che annuì serio.
-Sei sicuro?-non poté però evitare di chiedergli lui dirimando, la voce venata di incertezza.-Sei appena resuscitato, mi dispiacerebbe seppellirti un'altra volta...
Il commento era stato ironico, ma Sherlock avvertì la preoccupazione dell'ex Auror, e ne fu toccato: d'impulso, gli posò una mano sulla spalla, proprio come aveva fatto lui stesso poche ore prima, stringendogliela, ma con un'espressione sul volto seria e determinata.
-Sí. Sono sicuro. C'è la vita di John di mezzo. E stavolta quel bastardo la pagherà.-Gli occhi di ghiaccio del consulente si tinsero di odio.
Ripensò ai suoi anni ad Hogwarts: Sebastian aveva preso il suo posto come amico al fianco di James.
Era ovvio, ora, quale fosse il suo piano. E le informazioni fornite da Ron non avevano fatto altro che avvalorare la sua tesi.
Quest'ultimo, all'improvviso, gli si accostò timidamente. Era rimasto a svolgere il compito datogli dal detective, ma era consapevole di non poter restare ancora.
-Mi dispiace ma... io... devo andare. Non avrei dovuto nemmeno farmi vedere da voi...-mormorò infatti, imbarazzato.-Ma non potevo lasciare il signor Watson... John... nei guai. Non dopo quello che ha fatto per me.Sherlock annuì, sorridendo leggermente. Era tipico di John: anche se era a pezzi, non rifiutava mai di dare aiuto a qualcuno. Ed era uno dei motivi per cui lo stimava.
Per cui l'aveva sempre stimato.
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglietto, e glielo porse.
-Starò da mio fratello, per un po'... finché non risolvo...-Tagliò bruscamente il discorso.-...Solo chi conosce questo indirizzo lo può trovare. Mandami un gufo o qualsiasi altro messaggio, per favore, quando sarai riuscito a salvarlo. E... ringrazialo ancora da parte mia.
Sherlock si ritrovò ad annuire, un po' confuso, mentre lo prendeva. Ma, prima che Ron sparisse, gli mise una mano sul braccio.
-Aspetta.-Lui si voltò, la fronte aggrottata.-Hai detto "quando" sarai riuscito a salvarlo. Non "se". Perché hai fiducia in me a tal punto?
Sherlock si scoprì, per la prima volta, a dubitare di sé stesso: dopotutto, da quando era "morto", i giornalisti non avevano fatto altro che infangare la sua reputazione, basandosi su null'altro che false voci.
Certo, alla fine la verità era venuta a galla, ma davvero la gente era così lesta a cambiare la propria opinione?
E se lui non fosse stato per davvero, all'altezza?
Ma Ron sorrise, e la sua risposta colpì Sherlock profondamente.
-Perchè so che John ne ha. L'ho capito da come parlava di te. Era arrabbiato, certo...-ci tenne a sottolineare il ragazzo, portando Sherlock, suo malgrado, ad abbassare gli occhi.-Ma si percepiva dalle sue parole, quanto gli sei mancato. Probabilmente, se non fosse successo... tutto... sarebbe tornato da te.
Il consulente distolse lo sguardo.
Ron gli si avvicinò, parlando piano.
-...Ha detto anche, però, che avrebbe preteso delle scuse... anche se gli dispiaceva di averti pestato...-aggiunse, con un piccolo sorriso.
Sherlock, suo malgrado, si ritrovò a ridacchiare, mentre sentiva rinascere la speranza."Addio, Sherlock".
Le due ultime parole pronunciate da John gli avevano fatto più male di quanto gli facesse piacere ammettere: era come avesse voluto, inconsapevolmente o meno, fargli rivivere il suo addio su quel tetto.
Erano sempre stati solo loro due contro il resto del mondo: non poteva pensare che John non volesse più stare al suo fianco, che lo odiasse, addirittura...
Sospirò nuovamente.
-Grazie. Di tutto-disse a Ron, infine, voltandosi a guardarlo, le labbra appena sollevate in un sorriso grato.
Il ragazzo sorrise a sua volta e, dopo un lieve cenno di saluto, si Smaterializzò.
Ok... si alzi il sipario...
Le mani di Sherlock si strinsero a pugno, lo sguardo concentrato, l'espressione determinata.---
Nausea.
Mal di testa.
Muscoli intorpiditi.Furono queste le prime sensazioni che John avvertì non appena ebbe ripreso i sensi. La prima cosa che invece vide-o meglio, che non vide-fu una profonda oscurità intorno a lui.
Strizzò gli occhi-provocandosi così ennesime fitte alla testa-e gli parve di intravvedere una stanza quasi del tutto vuota, fatta eccezione per un malconcio materasso buttato in un angolo e una poltrona altrettanto consumata.
A farlo riavere del tutto furono dei leggeri schiaffetti sul volto, e una voce a lui sconosciuta.
-Ooh, finalmente sei sveglio. Non puoi mancare allo spettacolo-flautò al suo orecchio l'odiata voce di Sebastian Moran, roca e intrisa di malvagità, così diversa da quella di Ted Harper.-Dopotutto, ho organizzato per te, tutto questo...
Mentre tentava disperatamente di tenere gli occhi aperti-a quanto pareva, la pozione soporifera era stata davvero potente-Moran sussurrò "Lumos", rischiarando appena quell'oscurità: fece poi un giro su sé stesso, le braccia spalancate, mostrando a John la stanza nella sua interezza, seppur a malapena.
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The Wizard Detective
Fanfic~SHERLOCK FANFICTION~ #338 Fantasy #92 Fanfiction Sherlock Holmes: geniale consulente investigatore dotato di poteri magici e di geniale intelletto. John Watson: ex Auror, dipendente al San Mungo, che sente la mancanza della sua vita avventurosa. ...