Scoperte

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Qualche giorno dopo...

Era ormai scesa la sera e, dopo aver passato una giornata intera nei preparativi delle nozze-a cui Sherlock aveva contribuito tra piegamento di tovaglioli e organizzazione di tavoli-John e Mary avevano deciso di fermarsi al 221B: al piano di sotto, infatti, si udiva la signora Hudson già intenta a preparare la cena; a volte alcune note di musica-di certo non classica- giungevano sino a loro.
Nell'appartamento, invece, per una volta, vi era un profondo silenzio: Sherlock aveva ormai abbandonato da almeno un'ora la "questione tovaglioli", ed era completamente immerso nel suo Palazzo Mentale; John, seduto al tavolo, aggiornava il blog, e Mary ultimava le bomboniere.  Persino il gufetto Barbarossa, nella sua gabbia acquistata da Mrs.Hudson, dormiva profondamente, con la testa sotto l'ala, dopo aver gustato dei Biscottini Gufici.
La quiete, in quel momento, regnava sovrana.
-...CI SONO!
Il detective si alzò di scatto dalla poltrona, portando John a un sussulto non proprio lievissimo, e Mary a far cadere a terra alcuni nastri che aveva tra le mani. Anche il gufo emise un verso stridulo.
Ma Sherlock, non badando a nessuna di queste reazioni, prese dalla libreria un particolare e pesantissimo volume dalla copertina marrone scuro, sfogliandolo freneticamente.
-Devo averlo letto e dimenticato... dove accidenti... Eccolo!!-esultò, mostrando a John un testo in particolare, con evidente entusiasmo.

Lui, già sconcertato dalla frenesia dell'amico, lesse e aggrottò la fronte, ancora più confuso.
-... Non avevo mai sentito parlare di questo... obscuriale? Obscuros? Cosa diavolo sarebbe??
-È un'entità oscura e parassita: di solito si origina da un bambino incapace di controllare i propri poteri. Generalmente il suo potere finisce con l'uccidere il suo ospite: ma ci sono casi rari, e già manifestatisi, che le due entità, umana e oscura, coesistano.
I due uomini si voltarono di scatto con gli occhi fuori dalle orbite, mentre Mary finiva di attaccare un nastro lilla su una semplice ma elegante bomboniera. Sorrise, di fronte alla loro palese incredulità.
-... Che c'è? Non posso forse conoscere una rara forma di magia oscura? Dimenticate forse che ho lavorato per il Macusa?-Sorrise nuovamente, compiaciuta.-Anzi, se non sbaglio, proprio in  America, negli anni venti, si è verificato un caso simile... ma non ricordo come sia finito il suo ospite.

Sherlock, durante tutto il discorso di Mary, era rimasto a guardarla attonito, sorpreso da quella conoscenza così precisa.
-È un momento da tramandare ai posteri: Sherlock Holmes rimasto senza parole-ironizzò John, beccandosi un'occhiataccia esemplare da quest'ultimo, mentre Mary nascondeva un ennesimo sorrisino.
-Se osi scriverlo sul blog, ti lancio una fattura. Sei avvisato!-sibilò il consulente, sedendosi nuovamente in poltrona, il libro ancora aperto sulle ginocchia.
-Comunque, ha ragione-ammise, seccato.-La descrizione è assolutamente esatta.
-Quindi potrebbe essere stato un... Obscuros... a distruggere quella casa? E a uccidere quell'uomo?
-È una teoria-mormorò Sherlock,  socchiudendo gli occhi.-Ma ancora non mi spiego la mia reazione a quel cadavere. Ho visto cose ben peggiori; eppure... quel vento... possibile che io abbia già addirittura conosciuto, un Obscuriale? Ma perché poi qualcuno avrebbe dovuto alterare il mio ricordo?? A quale scopo??
Sherlock richiuse il volume con un gesto nervoso, alzandosi poi dalla poltrona, le mani nei capelli ricci, sbuffando: un profondo silenzio scese nuovamente nell'appartamento, finchè John non si decise a proporre un'idea che, lo sapeva, non sarebbe stata di certo gradita all'amico.
-...Sherlock, so che questa idea non ti piacerà, ma...-disse infatti, un pizzico di esitazione nella voce: ma Sherlock, con un gesto stizzito della mano, lo invitò a esprimersi.-Hai detto che quello che hai visto era un tuo ricordo. Perciò, forse, dovresti domandare a qualcuno della tua famiglia se si ricorda questo particolare episodio... o di quella bambina, magari, di cui tu hai rim...

John non aveva ancora finito di parlare, che gli occhi del consulente si erano accesi di un entusiasmo palese, mentre si liberava della vestaglia e afferrava il cappotto.
-Come al solito, sei sempre tu. John Watson, tu mi aiuti sempre!-esclamò, sorridendo.-Non aspettatemi per cena!
Prima che lui o Mary potessero fermarlo, scese a rotta di collo le scale, e uscì; una volta fuori, tese il braccio, fermando rapidamente un taxi.
-Diogenes Club!-ordinò al tassista, non appena aprì la portiera.

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Ma, durante il tragitto, il suo entusiasmo cominciò a scemare: non era del tutto certo che Mycroft potesse ricordare quel particolare episodio, che era comunque della sua infanzia, non di quella del fratello maggiore.
Ma, dopotutto, era l'unica pista che avesse, al momento.
Certo, avrebbe potuto domandare ai suoi genitori: ma qualcosa, nella sua testa, gli diceva che sarebbe stato inutile.
Era una sorta di presentimento...

Data l'ora tarda, il Diogenes club era quasi deserto, tranne uno dei segretari di fiducia di suo fratello.
Per fortuna, si ritrovò a pensare, non avevo voglia di mettermi a parlare a gesti...
Ma di certo Mycroft sarebbe stato al lavoro anche a quell'ora: rimase di sasso, quando invece il segretario lo informò che era uscito per una "questione della massima urgenza"-per usare le sue esatte parole-ma che non avrebbe tardato a tornare.
Probabilmente riguarda le elezioni coreane... pensò Sherlock, sarcastico.
Disse dunque al segretario che l'avrebbe aspettato nel suo ufficio: il quale, ovviamente, dovette dare il suo consenso; anche se era visibilmente nervoso all'idea che qualcuno violasse il "sancta sanctorum" del suo capo.
Il corvino sogghignò leggermente, avendo intuito benissimo i suoi pensieri.
Infatti, una volta nell'ufficio, non potè resistere a curiosare un po'; non che il fratello lasciasse mai in vista documenti di importanza nazionale...
All'improvviso, però, l'occhio gli cadde su un armadietto che, da quando aveva memoria, non aveva mai visto aperto nemmeno una volta e che, stranamente, era socchiuso: all'epoca, non si era fatto troppe domande, dando per scontato che contenesse, appunto, documenti su questioni terribilmente noiose.
Aprì però completamente l'antina dell'armadio e sbirciò, incapace di resistere alla curiosità.

Sherlock! Non pensi alla privacy di tuo fratello?

Il detective quasi sorrise: se John fosse stato lì, avrebbe certo detto qualcosa del genere. Ma, dopotutto, Mycroft era l'ultima persona con cui si potesse parlare di "privacy"...
Aprì perciò l'armadietto incriminato, pronto a trovarsi di fronte plichi di noiose carte. 

L'ultima cosa che si aspettava di trovare era un Pensatoio...

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Sherlock si acciglió: non aveva mai saputo che suo fratello possedesse un tale oggetto.
A che diamine gli poteva servire?
Non ce lo vedeva proprio a usarlo per organizzare i pensieri...
Prima che se ne rendesse davvero conto, colto da un'ennesima intuizione, aveva già avvicinato il volto alla superficie vetrosa del piccolo bacile di pietra...

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Mycroft si diresse verso il suo ufficio stringendo nervosamente tra le dita  il manico del suo ombrello. Ciò che stava accadendo in quegli ultimi giorni era a dir poco una catastrofe: ancora si chiedeva come diavolo fosse stato possibile.
Credeva di aver preso tutte le dovute precauzioni!
Ma ora l'importante era tenere Sherlock all'oscuro di tutta la faccenda. L'indomani, decise, si sarebbe recato a Baker Street, e l'avrebbe convinto ad abbandonare le indagini: anche se ancora non sapeva come... suo fratello, testardo com'era, avrebbe di certo...
-Signor Holmes! Suo fratello la aspetta nel suo ufficio!-La voce del segretario, a sorpresa, lo distrasse.-Non ha voluto attendere fuori, e così...
-Va bene, Wilder-replicò il politico con un brusco cenno della mano, dirigendosi a grandi passi verso la porta: almeno avrebbe potuto subito togliersi il problema.
Ma, quando la aprì, trovò Sherlock seduto su una poltrona, pallido e con un'espressione sconvolta e rabbiosa allo stesso tempo, gli occhi ridotti a due fessure, le mani a stringere i braccioli della poltrona.  
-Ciao, fratello-sibilò il detective: il suo tono mancava completamente di ironia, mentre si alzava per fronteggiarlo.-Credo proprio che io e te dovremmo parlare...
Mycroft si irrigidì visibilmente.
-... In merito a cosa?
Gli occhi di Sherlock si strinsero ancor di più.
-Non saprei...-disse, la voce stavolta carica di amaro sarcasmo.-Forse di... Eurus, nostra sorella?

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