One more magic, for me

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-Oggi sono tre anni, Sherlock...-mormorò John, con voce bassa e roca, accucciato davanti alla lapide del suo migliore amico.-Sai, sono cambiate molte cose, nell'ultimo anno.
Sospirò, chiudendo gli occhi per un istante, e volgendo poi lo sguardo al cielo: incredibilmente, era una giornata tersa, anche se con qualche nuvola. Nemmeno il freddo, quel giorno, era così insopportabile: naturalmente quello che sentiva nel cuore era tutta un'altra storia...

Si guardò intorno circospetto: il cimitero era deserto, quella mattina.
Estrasse la bacchetta.
-Orchideus...-bisbigliò: un mazzo di fiori sbucò dalla sua punta.
Lo strinse tra le mani, gli occhi di nuovo rivolti alla lapide di marmo nero, fissi sulla scritta dorata "Sherlock Holmes".
-...Alla fine, quegli imbecilli di Scotland Yard hanno scoperto che c'era Moriarty dietro al rapimento di quella bambina...-Emise una risatina sprezzante.-Dei geni, non c'è che dire. Credo che Lestrade non si sia mai perdonato, per quello che è successo... Ma non ce l'ho con lui, sai? Alla fine, stava solo eseguendo un ordine...
Sospirò di nuovo, sfiorando le lettere con la punta delle dita.
-...C'era quel bastardo anche dietro alle diffamazioni sulla Gazzetta del Profeta, sai? Ha corrotto la Skeeter. Non che mi sorprenda.
Sì chinò, mettendo nervosamente a posto i fiori di fronte alla lapide, e aggiungendo il suo, le mani che tremavano per la rabbia.
-Quindi... alla fine... la verità è venuta a galla. Non che a me interessi, a questo punto. C'è una sola cosa che vorrei davvero... che avrei voluto. E non l'avrò mai...
Un groppo in gola gli impedì di parlare per parecchi minuti.

Si tirò poi in piedi, soffocando un singhiozzo: la sua voce infatti, quando riaprì di nuovo bocca, era roca, seppur quasi divertita.
-Ah, quasi dimenticavo. Anderson è completamente cambiato, rispetto a tre anni fa. Ha fondato un fan club in tuo onore, ci crederesti?? Non ha mai voluto credere al tuo... insomma...-Prese un respiro profondo: non voleva pronunciare quella parola.-Comunque, ha fondato questo club su internet, dove tutti ti elogiano, teorizzano sulla tua... e portano un cappello come quello che portavi in quella famosa foto, ricordi? Chissà cosa ne penseresti, se potessi vederlo.
Si trovò a ridacchiare sommessamente, rispondendosi da solo.
-Lo odieresti, senza dubbio. O forse no... forse ne saresti lusingato. Non hai mai voluto la fama... ma anche se non lo mostravi apertamente, io so che ti piaceva ricevere tutte quelle attenzioni. Alzavi sempre il bavero del cappotto,e facevi quel sorrisetto... Come vedi, a volte, anch'io so osservare, oltre che guardare...
Gli sfuggì l'ennesimo sospiro.
Era il discorso più lungo che avesse mai fatto di fronte alla sua tomba, ma non gli importava. Aveva tenuto tutto per sé troppo a lungo.
Non accennò alla sua convivenza con Mary, perché l'aveva già fatto due anni prima. Lei era addirittura venuta con lui, quel giorno.

Era convinto che a Sherlock sarebbe piaciuta, se l'avesse potuta conoscere personalmente. Non che questo sarebbe mai stato possibile...
Ma, portandola lí, davanti alla sua lapide, era stato quasi come se gliela avesse presentata.
Una lacrima sfuggì al suo controllo, rigandogli la guancia: ma lui la spazzò via con la mano, con un gesto deciso.
-...Quel fan club... sarà senz'altro pieno di gente folle... Ma sai qual è il loro motto? "Io credo in Sherlock Holmes" ... Dovrebbero pagarmi i diritti, sai?-aggiunse, ridacchiando in tono amaro.-Perchè sono io il primo a non aver mai smesso di credere in te... mai. Nemmeno dopo quello che mi hai detto su quel tetto. Nessuno mi convincerà che tu mi abbia mentito. Mai.
Tenne lo sguardo fisso a terra, mentre i suoi occhi iniziavano, di nuovo, a pizzicare insopportabilmente.
Sospirò appena.
-Be'... Io, adesso... vado.
Appoggiò per un momento una mano sulla lapide, poi voltò la schiena.

Ma, dopo pochi passi, si bloccò, e tornò indietro: e le successive parole uscirono quasi senza alcun controllo dalle sue labbra, la voce rotta.
-...Sherlock... Quando sono venuto qui la prima volta, tre anni fa, ti ho chiesto un ultimo miracolo.-Ormai le lacrime scorrevano libere sul suo volto; ma lui, stavolta, non si dette la briga nè di trattenerle nè di asciugarle.-Ti ho chiesto di non essere morto. Le parole, a volte, possono fare la differenza. Perciò, oggi non ti chiedo l'ultimo miracolo. Ti chiedo di fare un'ultima magia. Per me. Smettila di essere morto. Potresti? Fallo per me. Voglio che smetti questa farsa!
Le ultime parole furono più dei singhiozzi, mentre si ritrovava nuovamente in ginocchio di fronte a quel freddo pezzo di marmo, che avrebbe tanto voluto ridurre in mille pezzi, anche a mani nude. E l'avrebbe pure fatto, senza alcuna esitazione, se solo fosse servito a riportare in vita il suo migliore amico...
Rimase così, di fronte ad esso, scosso dai singhiozzi, per chissà quanto tempo, mentre dal cielo iniziava a cadere una pioggerella finissima.
Proprio come quel lontano giorno di tre anni prima...

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