Danger

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Una sagoma giace a terra.
Il piccolo Sherlock piange, chinato su di essa.
Ma non è un cane.
È un bambino dai corti capelli rossi, e una benda da pirata sull'occhio.
Ha i vestiti laceri, il volto percorso da innumerevoli tagli, mortalmente pallido, e gli occhi vitrei, ma ancora sbarrati dal terrore. È morto.
-Stammi lontana! Ti odio!-urla Sherlock, rivolto alla bambina.
-Non puoi odiarmi. Sono tua sorella. E tu devi giocare solo con me!-ringhia quest'ultima, gli occhi colmi di rabbia ma lucidi.
-Non mi importa!! Tu hai ucciso il mio migliore amico!! Hai ucciso Victor!! -Ribatte lui, mentre numerose lacrime gli scorrono sul volto.-VATTENE!!
Poco distante, lo Sherlock del futuro osserva la scena, mentre sente un dolore talmente forte da togliergli il fiato, all'udire quel nome, che gli esplode nella mente come una bomba, altrettanto fragoroso e devastante.

Victor. Victor Trevor.
Barbarossa.
Il suo migliore amico.

È quel nome che, finalmente, rende anche il suo ricordo libero da quella nebbia che, fino ad allora, ne aveva offuscato e alterato i dettagli.
Quello che accade dopo, se possibile, lo colma ancor più di incredulità.
Vede il suo io passato aggredito dalla furia di quella sorella che ha ricordato solo ora, tramutatasi in Obscuriale.
Vede quel vento scuro e violento avventarsi su di lui.
E poi...
Mycroft che arriva correndo, ponendosi davanti a lui, facendogli scudo col suo corpo, la bacchetta levata.
Lo vede evocare quella rete protettiva, che però sembra cedere sotto la furia della sorella.
-Eurus! Fermati!!-urla suo fratello.
Il ricordo, a quel punto, svanisce poco a poco, mentre quel nome ancora echeggia nella mente di Sherlock.
Eurus.
Sua sorella...

---

-... Alla fine, fortunatamente, i nostri genitori arrivarono e riuscirono a calmarla. Non sopportava l'idea che tu giocassi con qualcun altro. Nutriva verso di te un attaccamento quasi... morboso. Per questo uccise... Victor.
Mycroft bevve appena un sorso del bicchiere di scotch che si era versato, mentre Sherlock stringeva il suo al punto che era un miracolo che non gli si frantumasse tra le dita.
-Dopo quell'episodio, capirono che la sua natura di Obscuriale era troppo potente per essere controllata. Naturalmente, non frequentò mai Hogwarts. La portarono un'apposita struttura dove il suo potere poteva essere tenuto sotto controllo. O almeno, così pensavamo. Il mese scorso è riuscita a fuggire. E ancora non l'abbiamo trovata.
Mycroft si sedette sospirando, e passandosi una mano sul volto, chiaramente esausto.
Sherlock, dal canto suo, ancora non aveva detto una sola parola, limitandosi a fissare il liquido ambrato nel suo bicchiere con occhi vuoti, come se pensasse di trovare lì le risposte che stava cercando.
-Abbiamo dovuto modificarti la memoria a causa degli incubi-aggiunse poi Mycroft, dandogli la risposta a una domanda che lui ancora non aveva posto.-Il trauma poi ha fatto il resto. La canzone che hai iniziato a ricordare era solita cantarla lei stessa. La calmava. Ma non sempre funzionava, come hai potuto vedere.

Seguì l'ennesimo silenzio carico di tensione.
-Perchè non mi ha mai raccontato tutto questo? Perchè?? -ringhiò Sherlock alla fine, con sforzo palese, le mani strette sempre di più intorno al bicchiere.
Il politico sospirò di nuovo.
-Perché Eurus... nostra sorella... è pericolosa. Da quel giorno, non ha potuto più ricevere visite, neppure dai nostri genitori. E non solo a causa della sua natura obscuriale, ma per il suo potere.
Lui aggrottò la fronte, non capendo.
-È una legilimens-spiegò Mycroft, cupo.-E non sa solo leggere nella mente. Sa anche influenzare i pensieri e le azioni delle persone con cui viene a contatto. È come se le... riprogrammasse. Per questo che non ho mai voluto che la incontrassi. È grazie a questa sua capacità che, nonostante tutte le mie precauzioni, è riuscita a fuggire. Ed è per questo che è vitale ritrovarla. I danni che potrebbe causare sono...
La discussione venne bruscamente interrotta da un suono di passi e da voci concitate che venivano dal corridoio fuori dall'ufficio.
Sherlock aggrottò di nuovo la fronte, confuso: una, pacata e inflessibile, seppur incerta, apparteneva al segretario. L'altra, al contrario, non riusciva a capirlo: era troppo stridula, ma anche rabbiosa... Sembrava femminile...

-Signorina, lei non è autorizzata a...!
-Non mi interessa un bel niente se non sono autorizzata! Si tolga di mezzo!!
-Ma sign...!!
-Mi lasci passare o giuro che le lancio una fattura!-ringhiò a quel punto l'altra voce, ancora più rabbiosa, ma sicuramente femminile, che Sherlock infine riconobbe: era Mary!
Si alzò stupito, mentre la porta si spalancava, e quest'ultima faceva infatti trafelata il suo ingresso, seguita a ruota da Wilder.
-Grazie al cielo, Sherlock! Sapevo di trovarti qui!-sospirò, appoggiando una mano sulla poltrona, e riprendendo fiato.
-Mi dispiace, signor Holmes, ho tentato di fermarla!-balbettò il segretario, mortificato, rivolto a Mycroft, che accettò distrattamente le scuse e lo congedò con un rapido gesto.
Sherlock andò subito incontro alla donna, che aveva un'espressione terribile in volto: un'espressione che non gli piacque affatto.
-Mary, come sapevi che... lascia perdere... che è successo??
Lei si affrettò a raccontare, sedendosi piano sulla poltrona, e cercando faticosamente di riprendere il controllo: il detective notò che era pallida in volto, e con le mani tremanti. Aveva, in più, qualcosa nel viso e nei gesti, che, uniti ad altri piccoli dettagli raccolti ore prima, assumevano ora finalmente un senso.
Ma non ebbe il tempo di esternare quella deduzione.
-... Dopo cena, io e John abbiamo lasciato Baker Street e... stavamo tornando a casa... quando in un vicolo... ci ha fermato una donna-iniziò infatti Mary, ancora palesemente sconvolta, la voce quasi tremante.-Sembrava che volesse chiedere a John un autografo, o qualcosa del genere... ma sembrava... strana... non so spiegarlo... così l'ho spinto ad allontanarsi. È stato allora che...-si interruppe, riprendendo fiato.-È stato allora che ho visto...
Si interruppe, e deglutì, incapace di proseguire; ma Sherlock non ne aveva bisogno: aveva già capito. E così anche Mycroft, che lo guardò di rimando, cupo e allarmato al tempo stesso.
-... Ha preso John, non è vero?-mormorò Sherlock infine, la voce ridotta a un sussurro.
Lei annuì, gli occhi pieni di lacrime.
Nella testa del detective rimbombarono le parole di quel ricordo, chiare e terribili, ora più simili ad una condanna.

Tu devi giocare solo con me...

Finalmente capiva anche il perché  avesse aggredito quell'uomo, la cui unica sfortuna era stata quella di vivere nel medesimo quartiere di John. Oppure, semplicemente, aveva voluto sfogare la sua ira contro il primo malcapitato, dopo anni di prigionia. Di sicuro, coi suoi poteri da Legilimens, aveva letto nella mente di altri, arrivando poi sino a lui. Non escludeva neppure avesse letto nella mente di Mycroft, nonostante tutte le precauzioni prese, carpendo il suo profondo legame con l'ex Auror, e ingelosendosi ancora una volta, come in passato.
-Dobbiamo formare immediatamente nuove squadre di ricerca-sibilò Mycroft, digitando rapido su un tablet, distraendolo dai suoi ragionamenti.-Dio solo sa dove potreb...!
-Io so dov'è.
Mary e suo fratello si voltarono a guardarlo, increduli: quest'ultimo, in particolare.
-La cerchiamo da più di un mese in lungo e in largo, e tu pretendi già di sapere dove...???
-Non pretendo. Lo so-ribadì Sherlock, in tono ferreo.-C'è solo un posto dove può essersi nascosta. E dove può aver portato John...
Prese un respiro profondo e si voltò verso il fratello, mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso amaro.
-Dobbiamo tornare a casa. Musgrave Hall...

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