-Lei è un medico. Un medico militare.
Non era una domanda, ma una pura e semplice affermazione, quella che Sherlock gli aveva appena fatto, fissandolo con quei suoi occhi chiari e scrutatori sulla soglia dell'ormai loro appartamento, mentre si legava una sciarpa blu intorno al collo.
Più o meno... pensò John, divertito al pensiero che non fosse andato così lontano dalla verità.
-Sì, esatto-replicò invece a voce alta, con una sfumatura di dubbio nella voce, non capendo comunque dove volesse arrivare.
-Uno bravo?-gli domandò lui di nuovo.
Il biondo ci riflettè per un istante: aveva guarito ferite causate da fatture e da creature magiche con la stessa disinvoltura con cui si faceva la barba ogni mattina.
-Sì. Sono molto bravo-rispose dunque, con sicurezza e un certo orgoglio.-Avrà visto molte ferite... morti violente... Anche qualche malattia, magari...
I pensieri del Guaritore volarono alle vittime dei Mangiamorte: persone torturate con la Maledizione Cruciatus fino alla pazzia, preda di veleni letali, di perverse magie oscure... Soprattutto ai tempi in cui Voldemort era al potere.
-Sì. Abbastanza.-Sospirò.-Ne ho viste anche troppe.
Sherlock Holmes, a quel punto, gli rivolse un'occhiata furba e un microscopico sorriso.
-...Vuole vederne altre?
Prima di rendersene conto, John, contro ogni logica, aveva già risposto "Oddio, sì!" e aveva preso un taxi con lui, diretto a una scena del crimine.
Dopo mesi di nulla assoluto, di inerzia e di routine, l'aveva sentita di nuovo: l'adrenalina.---
"Consulente Investigatore"...
Così si era definito il suo coinquilino, mentre si recavano sulla scena del crimine, dopo che quest'ultimo aveva ricevuto un'improvvisa chiamata da un certo ispettore Lestrade.
Non ebbe il tempo di soffermarsi eccessivamente su quel termine così inusuale, dato che erano appena arrivati di fronte alla casa dove era stato trovato l'ennesimo cadavere suicida: il quarto.
Era da un po' che ne sentiva parlare: persino la Gazzetta del Profeta aveva fatto alcuni accenni al riguardo.
Secondo indiscrezioni diffuse da Rita Skeeter-detestava quella giornalista: sempre pronta a ficcare il naso dappertutto-tutte le vittime erano state ritrovate con la bacchetta magica spezzata. Ovviamente i poliziotti babbani non avevano badato a quel dettaglio, essendo per loro null'altro che un misero bastoncino di legno. La comunità magica, invece, aveva iniziato quasi fin da subito ad agitarsi: il killer, a quanto pareva, colpiva prede casuali...
O almeno, così sembrava...---
-Non voglio contaminazioni sulla scena del crimine, sono stato chiaro?
L'uomo della scientifica che li accolse all'entrata dell'abitazione si rivolse a Sherlock in un tono palesemente astioso, prima di lasciarlo a malincuore passare, cosa che fece accigliare John: dopotutto, Sherlock era stato chiamato dall'ispettore in persona, era autorizzato. Sicuramente c'era qualche retroscena sconosciuto tra il consulente detective e l'uomo che gli si era rivolto a quel modo. Forse perché non faceva ufficialmente parte delle forze dell'ordine.
Ma il corvino non parve per nulla infastidito. Si limitó infatti a scoccargli un sorrisetto sarcastico, per poi superarlo come nulla fosse, diretto al piano superiore, seguito a ruota dal biondo.
Forse l'uomo avrebbe detto qualcosa anche a lui-dopotutto, era totalmente un estraneo, non aveva neppure il diritto di essere lì - ma prima che potesse aprir bocca, Sherlock si voltò.
-A proposito, Anderson... Non sono un psicopatico, sono un sociopatico iperattivo. La prossima volta, informati meglio.
A quelle parole, chissà perché, questi impallidì e si portò subito una mano alla cintura dei pantaloni, come a volersi sincerare che fosse ancora lì.
John aggrottó la fronte, perplesso di fronte a quel gesto: notò però le labbra di Sherlock tenersi, ancor più inspiegabilmente, in un lieve ghigno.
Decisamente, c'era qualcosa di strano...---
-La bacchetta magica era spezzata in due, vero?
Sherlock tirò in disparte Lestrade, sussurrando, mentre John ispezionava di nuovo il cadavere della ragazza sedicenne, su diretta richiesta del detective, nonostante avessero già un'intera squadra di medici sul posto che lo avevano già ispezionato.
Ma prima, il detective aveva elencato tutto ciò che aveva dedotto sul cadavere in poche occhiate, e solo osservando l'abbigliamento, il trucco e il contenuto della borsetta. Era stata ad una festa poche ore prima di essere uccisa, i suoi capelli non erano biondi naturali, uno dei genitori era sicuramente un dentista, quando era stressata si mordeva spesso il labbro inferiore. John era rimasto allibito soprattutto dalla deduzione sul genitore dentista, fatta dal detective solo grazie ad un pacchetto di gomme- consumato più della metà-e dalle labbra rovinate, indice di nervosismo, e motivo per cui la ragazza riapplicava spesso il rossetto. Le labbra di quest'ultima, in effetti, erano dipinte da vari strati di rosso carico, la medesima tonalità di quello trovato nella sua borsetta.
E la parola incisa sul legno del pavimento, proprio a poca distanza dal corpo? L'aveva incisa lei stessa con le sue unghie della mano destra, dipinte di rosso ( la stessa tonalità del rossetto) ma rovinate e spezzate, mentre quella della sinistra erano intatte.
Doveva essere stato estremamente doloroso, per lei, incidere quella parola, rifletté il detective. Ma perché proprio quella?
-Sì. L'abbiamo rimossa prima che i Babbani facessero troppe domande. È già faticoso così.
L'ispettore sbuffò, sfogliando il suo taccuino.
-Non capisco in base a che criterio quest'uomo scelga le sue vittime. Non andavano nemmeno nella stessa Scuola di Magia, abbiamo controllato...-Lesse uno per uno i nomi delle vittime che aveva annotato.-Una a Hilvermorny, uno a Durmstrang, Beauxbatons...
Quest'ultima, Jennifer Wilson, Hogwarts... Non si conoscevano, quindi nessun collegamen...
-Non avete pensato di controllare la famiglia??-bofonchiò Sherlock, senza alzare lo sguardo, digitando sul cellulare.-... Che cosa vuoi dire?
-Le vittime erano tutti nati babbani. -Gli mostrò lo schermo.-L'ho appena scoperto. Ci sono pure gli indirizzi e-mail e i numeri di telefono. Alla faccia della privacy...
Lestrade fissò con uno sguardo allucinato prima lo schermo, poi il detective.
-Sherlock... Quello è l'archivio anagrafico del Ministero della Magia...-esclamò, seppur a voce bassa.- Come ca...!?
-Ti prego. È da quando avevo dieci anni che riesco a entrarci!-ribattè lui, alzando gli occhi al cielo.
-Ma... Credevo che fossero protetti dai congegni babbani...
Sherlock fece un piccolo sorriso furbo, facendo nuovamente scivolare il cellulare nella tasca del cappotto.
-Non per quelli modificati con incantesimi...
L'ex auror lo guardò di nuovo con un misto di ammirazione e di esasperazione: si passò poi una mano nei capelli brizzolati, emettendo l'ennesimo sbuffo carico di sconforto.
-Comunque, questo non ci aiuta molto: mica possiamo mettere sotto sorveglianza tutti i nati babbani di Londra!
-Mostrami di nuovo il contenuto della borsetta della ragazza-lo incalzò invece il riccio.
Lestrade gli porse una busta trasparente.
-Non c'è niente di utile, come già hai potuto vedere.
Sherlock, senza ribattere, scrutò il contenuto varie volte, nonostante l'avesse già esaminato poco prima. Doveva esserci qualcosa che gli sfuggiva. C'era sempre qualcosa...Rossetto, mazzo di chiavi... Un pacchetto di gomme, portafoglio con documenti...
Un sorriso di trionfo si fece improvvisamente strada sul suo volto.
-Lo sapevo! Sapevo che prima o poi il nostro serial killer avrebbe commesso un passo falso!
John aveva già confermato che la vittima era stata avvelenata, ma con un veleno che non riusciva minimamente ad identificare; ulteriore riprova che era nel giusto sin dall'inizio: era veleno di Basilisco. E quella parola scritta sul pavimento? "Raven"... Era forse un riferimento a "Corvonero", la sua Casa di Hogwarts? O piuttosto...
Senza attendere un solo momento, strappò la busta dalle mani di Lestrade e, senza dar retta alle sue proteste, corse via come un pazzo, trascinando con sè un quanto mai confuso John Watson.
Doveva preparare la trappola, perciò aveva bisogno del suo aiuto.---
John aveva riconosciuto immediatamente quel veleno: proveniva dalle zanne di un basilisco, ed era eccezionalmente raro.
Ma di certo non poteva dirlo a loro...
Anche la scritta sul pavimento gli era familiare: gli ricordava Hogwarts... Ma chi c'era dietro a tutto ciò?
Il suo nuovo inquilino pareva avere una pista-chissà come-ma l'avrebbe reso partecipe solo una volta giunti a Baker Street. Rimasero perciò entrambi in silenzio durante tutto il tragitto verso casa. Sherlock digitava freneticamente sul cellulare, in cerca di chissà cosa. John, invece, guardava fuori dal finestrino, pensieroso.
Si portò, d'istinto, una mano nella tasca interna della giacca, le dita a sfiorare la bacchetta magica; nonostante fossero passati mesi dall'ultima volta che aveva praticato la magia, era ancora incapace di separarsene definitivamente.
Chissà... Magari, prima o poi, gli sarebbe potuta tornare utile...

STAI LEGGENDO
The Wizard Detective
Fanfiction~SHERLOCK FANFICTION~ #338 Fantasy #92 Fanfiction Sherlock Holmes: geniale consulente investigatore dotato di poteri magici e di geniale intelletto. John Watson: ex Auror, dipendente al San Mungo, che sente la mancanza della sua vita avventurosa. ...