erano passate poche ore dal "colloquio" con il principe e dalla scenata di Althea, e l'unica cosa che avevo fatto era quella di rinchiudermi in camera mia con l'ordine assoluto di non voler vedere nessuno. Mi ero accoccolata nello spazio formato fra il muro e la finestra, posto che utilizzavo, o meglio che utilizzava la principessa, molto spesso, in modo da vedere la foresta e più in la le montagne. Neanche il magnifico paesaggio, però, riuscì a togliermi quel peso che mi si era formato nello stomaco non riuscendone a comprendere il significato, non potevano essere mica i sensi di colpa! che poi, che colpa avevo io? Ero consapevole del fatto che avevo descritto la protagonista come una guerriera coraggiosa, che al primo posto aveva il dovere morale di salvare tutti mettendo a rischio la sua stessa vita, ma io sono completamente diversa, non sono elegante, non sono fatta per fare la leader e ho molta paura di ciò che può succedermi; per non parlare del mio desiderio di sacrificio, che il quel momento ammontava a zero. Non avevo nè il coraggio nè la voglia di sposarmi con un principe alquanto antipatico o peggio di morire provando a salvare quel mondo e la popolazione che ne faceva parte.
Per distrarmi un pò decisi di sfogliare uno dei tanti libri che ornavano la mia stanza, mi avvicinai verso la scrivania dove, sopra, si trovava uno scaffale che conteneva libri abbastanza importanti, almeno di volume; un libro in particolare attirò la mia attenzione, era rilegato in pelle con le scritte e delle decorazioni eleganti in oro, si intitolava "il mondo come noi lo conosciamo". Dopo essermi seduta aprii la prima pagina, dove era stato aggiunta una dedica "alla mia cara bambina Elettra, per non dimenticare mai che la diversità è ciò che ci distingue. Da il re, tuo padre". Oh mio dio, ho un padre! si certo, era ovvio che avessi avuto un padre, ma nè nel mio mondo nè in questo era vivo, mia madre mi aveva detto che era scomparso in circostanze misteriose e dopo mesi di ricerca, la polizia lo aveva dato per morto anche se non c'erano prove certe; mentre in questo mondo era morto quando la principessa era piccola.
qualche pagina più avanti c'era disegnata una cartina, riguardante questo mondo. In un primo momenti rimasi interdetta, perchè in questi giorni non avevo sentito parlare di queste città, ma poco dopo mi ritornarono in mente la maggior parte dei luoghi, infondo gli avevo inventati io.
Per primo trovai il paese in cui ero, Arbhor, circondato da foreste e laghi, più a nord c'erano le Terre dei Nani, costituite per lo più da montagne. A sud, invece, c'era Anthro, dove abitavano gli antropomorfi, si trattava di uomini con una parte del corpo animale, affianco c'era Narbur, la capitale degli elfi da dove veniva il principe Zachiel. A nord-ovest invece c'erano le Terre dei Tessuti dove delle creature erano specializzate nel lavorare i vestiti, e per finire, a sud-ovest le terre più temute, le Terre del Buio. Si diceva che lì abitavano creature simili agli elfi solo che esercitavano la magia oscura e per questo la loro pelle era diventata scura come la notte.
prima che me accorgessi ero arrivata a metà del tomo, parlava per lo più della cultura dei vari popoli e le loro tradizioni era così interessante che smisi di leggere quando fuori ormai stava calando il sole; chiusi il libro, appoggiandolo sulla credenza e mi misi sotto le coperta cercando di prendere sonno sperando che gli avvenimenti di quel giorno fossero solo un brutto sogno.
poche ore dopo mi sveglia al rumore della finestra che si apriva e quando socchiusi gli occhi vidi un'ombra che stava entrando dalla finestra.
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eccomi qua con un nuovo capitolo, spero vi piaccia.
alla prossima
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Il pericolo di sognare
FantasyIl mio unico pensiero? Correre. Non facevo più caso al dolore dato dai rami che graffiavano la mia faccia, al respiro che diventava sempre più affannoso mentre il cuore batteva così forte che avevo timore potesse scoppiare; non facevo più caso alle...