capitolo 48

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pov. Scar

Dopo essere uscito dal nascondiglio trovato da Althea, che non era altro che una vecchia casa abbandonata, usata soprattutto come studio per l'elfa, mi addentrai nel bosco con passo veloce, mescolandomi alle ombre degli alberi. per tutta la mia vita avevo considerato come mio unico amico il buio, per me non rappresentava qualcosa di spaventoso e non lo era mai stato, il buio, le ombre, la notte mi dava un senso di sicurezza, con passo deciso mi mescolavo diventando tutt'uno con l'oscurità, anni di esperienza sul campo avevano fatto di me una macchina da guerra, una macchina silenziosa che veniva azionata sono al calar del sole, una macchina che portava morte. 

la mia vita è stata costellata di sangue, morte, malattie e segreti. tutto ciò che dovevo fare era stare agli ordini, fare il lavoro sporco; per tutto questo tempo, fin da quando ne avevo memoria non mi ero mai chiesto se tutto quello che avevo fatto e che stavo facendo fosse giusto. non ho mai capito qual'era la distinzione fra il giusto e il falso, fra il bene e il male. che cos'era il Bene? bene è quando dai una mano, bene è quando aiuti il prossimo, bene è seguire le leggi...ma quando le leggi non ci sono? Allora si è nel Male? 

i miei pensieri si spostarono verso Elettra, non capivo il motivo, ma da quando l'avevo vista, fin dal primo rapimento, mi è sembrata diversa, dal suo arrivo ho sentito per la prima volta il peso della solitudine ed ho provato invidia, prima di rapirla ho studiato la sua vita, il suo modo di fare, i suoi gusti, pensavo, anzi no, ero convinto che fosse come tutti gli altri, che fosse con la puzza sotto il naso e che a cuore avesse solo ed esclusivamente i suoi gioielli e i propri vestiti, al solo pensiero mi veniva da ridere. solo in seguito ho capito che il sentimento che provavo, non era rabbia per il suo stile di vita, e infine non era più invidia per le cose che possedeva, ero invidioso perchè lei non era sola, perchè lei era molto più forte di me... e poi quel sentimento è cambiato e si è trasformato in qualcosa di più dolce...

in tutta la mia vita non avevo mai provato sulla mia pelle che cosa fosse la carezza di una figura materna, non avevo mai provato che cosa fosse la gentilezza, la pietà, la dolcezza...l'amore. per tutti questi anni ho vissuto nella bugia, ho mentito a molte persone forse anche troppe, così tante che ho dimenticato nomi e volti e fino ad adesso non mi ero mai pentito, erano persone avide arricchite a scapito di altri, persone ignobili le quali hanno meritato quel tipo di morte... non mi sono mai pentito... fino ad adesso. Diversamente dagli altri, Elettra non era materialista, a volte poteva sembrare testarda e scontrosa ma non era una persona che meritava il male, e sicuramente non meritava me. 

anche se mi sforzavo non capivo perchè si fosse innamorata di me, non ero il genere di persona per una principessa, non ero ricco e il mio unico pregio era quello di saper mentire, odiavo quella parte di me, odiavo il fatto che ad ogni difficoltà, ad ogni minimo passo falso mi nascondevo dietro ad una maschera apatica; non ero per niente come Elettra, lei al contrario di me non aveva paura di esternare le proprie emozioni,di ridere, di piangere, di arrabbiarsi. la cosa che più non capivo era il come lei potesse guardare me, la mia faccia, la mia cicatrice e non provare disgusto pensando a tutto il male che ho fatto agli altri e a lei, perchè dopo tutto quello che ho fatto non provava odio...

- perchè...- sussurrai, prima che potessi solo rendermi conto andai a sbattere violentemente contro qualcosa, anzi qualcuno.

- ahiiii, oh santo cielo le mie piante!- il sole ormai era calato ma grazie al chiarore della luna riuscii a distinguere il contorno di un'elfa, l'impatto l'aveva fatta cadere e solo dopo qualche secondo vidi che vicino a lei c'era un cestino pieno di boccette di varie forme con all'interno intrugli e piante strane. 

- scusami, ma non ti ho proprio sentita, mi dispiace- mi chinai velocemente verso di lei raccogliendo i vari contenitori sparsi per terra per poi porgerle la mano, ero davvero sorpreso, insomma non avrei mai immaginato di incontrare qualcuno a quest'ora e in più era strano che io non l'avessi sentita. l'elfa guardò la mia mano, raccolse qualcosa da terra e poi accettò il mio aiuto per alzarsi, tempo di fare due passi che inciampò in una radice poco più avanti... certo che era davvero goffa.

- non devi scusarti, ero intenta a raccogliere delle speciali piante che germogliano grazie alla luna piena, ma questo non ti interessa,  e sono comparsa all'improvviso... che strano incontrare un'altra creatura in questo luogo e per giunta a quest'ora- mentre parlava prese l'oggetto che aveva raccolto poco prima e se lo mise sul naso, solo allora capii che erano degli occhiali, ero sorpreso, erano molto rari soprattutto fra gli elfi, infondo noi elfi eravamo conosciuti per la nostra vista molto più potente di qualsiasi creatura, quando il suo sguardo incrociò il mio vidi, oltre le lenti, uno sguardo di sgomento misto a paura - tu....tu sei quello...- prima che potessi fermarla scappò via prendendosi dalle mani il cestino che avevo raccolto. che strana persona, per tutto il viaggio fino al castello non riuscii a togliermi quella fastidiosa sensazione che ci saremo rivisti molto presto.

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ciao a tutti! sono riuscita a scrivere un nuovo capitolo, spero vi piaccia e alla prossima.

Il pericolo di sognareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora