capitolo 9

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l'elfo palesemente sorpreso, continuava a spostare lo sguardo da me alla spada come se non riuscisse a comprendere cosa fosse successo, non che io ci riuscissi, capito perfettamente la sua sorpresa ma allo stesso tempo ero orgogliosa di ciò che ero riuscita a fare.

Dorlas, dopo essersi accorto del sua faccia che lasciava trapelare qualche sentimento, ritornò alla sua solita espressione (nessuna), questo non fece altro che farmi scoppiare in una risata. Da un pò di giorni avevo notato che quell'espressione era una sorta di maschera, all'inizio ero convinta che la faccia indecifrabile fosse una caratteristica degli elfi, ma non era così; Aeglos dopo poco era diventato meno rigido nei miei confronti e quando eravamo soli scherzavamo e parlavamo come vecchi amici, anche gli altri elfi erano così, quando passavo ero sempre accompagnata da volti sorridenti; l'unica che non avevo mai visto sorridere era mia madre, ma lei era un caso apparte.

Dorlas, lui era diverso, era molto rigido con le persone e per niente estroverso, solo a volte si dimenticava della maschera impostagli da se stesso per un motivo a me sconosciuto e rideva alle battute idiote di Aeglos o a qualcosa di altrettanto stupido da parte mia, però subito dopo, ritornava serio, come prima.

- ehmm beh... forse è meglio se ritorniamo al castello, ho bisogno urgentemente di una doccia- dissi per sdrammatizzare un po', non volevo farlo vedere, ma ero davvero esausta, l'elfo in risposta sorrise, cosa davvero rara

- credo anche io, comunque mi hai sorpreso, non pensavo mi avresti battuto. La prossima volta combatteremo con le armature e forse inizieremo con la magia. Ora è meglio che tu ritorni al castello a cambiarti i vestiti..-

-cambiarmi? cos..- Quando mi guardai capii dov'era il problema; quello, però, non era un semplice problema, era un disastro, stupida, stupida, come ho fatto a non accorgermene prima?

Ero in pigiama. O meglio in vestaglia, una vestaglia abbastanza corta sul davanti ma che dietro si allungava fino alle caviglie, l'unico problema era che era semitrasparente e sotto avevo solo l'intimo. Mi girai verso l'elfo, infuriata

-tu lo sapevi, tu sapevi che io ero in pigiama e che... o no, praticamente tutto il popolo mi ha visto in pigiama. Questa è una tragedia-

-suvvia, non è così tragico, infondo non è così male la vista- pochi secondi dopo che Dorlas ebbe detto quella frase, la mia spada si conficcò nella parete dietro di lui, dalla traiettoria della lama, il suo viso era a pochi millimetri. ero rossa di rabbia, come poteva permettersi, come... un urlo snervante uscì dalla mia bocca e mi incamminai verso l'uscita

-...maschi...- dissi, quasi urlando... quasi. Dietro di me, a debita distanza mi seguiva l'elfo

-io gli ho fatto un complimento, che esagerata... femmine...- anche se parlava a bassa voce lo sentii chiaramente, non sapevo perchè ma non ero arrabbiata con lui.

Un sorriso increspò le mie labbra.



verso il primo pomeriggio mi ritrovavo di nuovo nella mia stanza, ancora più stanca di stamattina. Dopo essere tornata al castello ed essermi fatta una doccia (e cambiata i vestiti) mi accolse una madre decisamente incavolata. Non so esattamente per quanto tempo mi sgridò, ovviamente di ascoltarla quasi da subito; tanto quella non era mia madre. Parlava di un pranzo, del giardino e che dovevo fare qualcosa, fatto sta che dopo aver finito di pranzare, con mia madre (che almeno mentre mangiava stava zitta), mi ordinò di aspettarla in camera e che mi avrebbe fatto chiamare per "quella cosa" così disse.

ora ero in camera mia, distesa sul letto, a scervellarmi per capire a che cosa si riferisse, forse avrei dovuto preoccuparmi e chiedere di ripetermelo, ma un'altra sgridata non mi andava proprio, quindi decisi che qualunque cosa dovevo fare sarebbe stata per me una sorpresa.

Non mi sorpresi quando un servitore bussò alla porta per portarmi nella sala principale dove mi attendeva quella cosa, qualunque fosse. Il servitore si inchinò davanti a me e se ne andò lasciandomi da sola, con mia madre e...

avevo immaginato qualunque cosa, un regalo, un arma, una pozione magica, ma non una persona, anche se non l'avevo mai visto sapevo esattamente chi fosse, anche perchè mia madre mi aveva letteralmente rotto le scatole parlando di lui... si lui.

il principe a cui ero promessa in sposa. Zachiel.

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ciao a tutti! eccomi con un altro capitolo, continuate a leggere la storia e commentate please.

alla prossima, ciao

Il pericolo di sognareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora