BIP BIP BIP BIP BIP.
Fu solo quando mi svegliai che compresi di non trovarmi all'interno di una foresta braccata come un animale, ma di essere al sicuro all'interno della mia piccola camera; sollevata cercai di scrollami di dosso quella sensazione di ansia e di timore che mi aveva lasciato quello stupido incubo, anche se una parte di me sapeva di essere al sicuro, rimaneva ancora traccia delle emozioni negativa che mi aveva lasciato quel sogno.
Mi alzai lentamente cercando di non pensarci, ma appena chiudevo gli occhi, le immagini della corsa, la sensazione di essere seguita, tornavano vivide nella mia mente come se fossero state impresse con il fuoco.Ancora scossa guardai l'orologio appeso al muro constatando, per nulla sorpresa, di essere in ritardo; con una spinta mi alzai, presi al volo la cartella e il libro sopra la scrivania accanto. Indossai i primi vestiti che fuoriuscivano dall'armadio strapieno e corsi in cucina sapendo che mi aspettava sul tavolo la colazione già pronta con il solito post-it con su scritto "Sono a lavoro, buona scuola tesoro. Il pranzo è nel microonde, a stasera". Non dovetti neppure leggerlo, ogni giorno la stessa frase.
Con in bocca ancora il pezzo di pane e marmellata corsi per strada cercando di prendere l'ultimo autobus della mattina, miracolosamente entrai pochi secondi prima della chiusura delle porte e mi sedetti in un angolo, appoggiando, come al solito, la cartella nel posto accanto sparandomi la musica a tutto volume nelle orecchie.
Finalmente la sensazione di malessere scomparve cedendo il posto a delle emozioni positive scaturite dalle note delle canzoni, rilassata guardai il paesaggio dal finestrino e mentre il tempo scorrevano la mia mente si lasciava andare immaginando che non ci fosse più spazio per le solite persone che passeggiavano o correvano, per le banali case grigiastre che si susseguivano ai lati delle strade e nemmeno per la sottile foschia di smog causata dalle centinai macchine che circolavano nella città. Al loro posto alberi maestosi si ergevano tanto grandi da ospitare creature con le orecchie a punta, aggraziate come le foglie che cadono in autunno e veloci come il vento che le allontana. Ai piedi di quegli alberi camminavano individui di diverse razze: uomini e donne di una bellezza disarmante volavano con le loro ali colorate e magnifiche; fabbri alti solo un metro, abilissimo con il ferro ma temuti per la loro forza in combattimento; qua e là si ammiravano Antropomorfi, creature metà umane e metà animali. Tornai bruscamente alla realtà solo quando suonarono il campanello per prenotare la fermata; era la mia.
Presi lo zaino e mi precipitati verso la porta della mia scuola, il liceo artistico G. Cimabue.
Entrai nell'aula di scienze per le prime due ore, non fui sorpresa trovandola deserta, mancava ancora molto all'inizio della lezione, beh, sarebbe stata deserta se non fosse per una figura scura in un angolo della classe che riconobbi subito.
-Althea! Già qui? Ma a che ora arrivi a scuola?- Altea era la mia migliore amica, stavamo praticamente sempre insieme, non che avessimo molte passioni in comuni, anzi, eravamo l'una l'incontrario dell'altra, però riuscivamo a divertirci ugualmente.
Alle mie domande la ragazza rispose con un grugnito, un misto fra un "voglio dormire" e un "non rompere le scatole", non ci diedi troppo peso, ormai quello era il saluto abituale; mi sedetti vicino a lei e tirai fuori il mio quaderno scorrendo per arrivare alle ultime pagine.
-Finalmente ho completato la mia storia! Mi mancano solo le ultime frasi, quelle più importanti, ma non so proprio come possa finirlo...Ah giusto, ho fatto morire il ragazzo- dissi con nonchalance, a quelle parole Althea girò di scatto la testa - ma sei impazzita? Hai fatto morire il fidanzato della protagonista?!?! Perché? Erano bellissimi insieme!- urlò
- è proprio questo il bello, ci doveva essere per forza qualcuno che alla fine morisse e quello più ovvio era lui, e poi si è sacrificato per il suo amore!- sapevo che la mia scelta non le sarebbe piaciuta ma non avrei mai immaginato fino a questo punto.
-ovvio? Per lei è ovvio...ovvio...- wow aveva proprio preso male questa storia; tanto era solo finzione mica moriva veramente qualcuno... la campanella che segnava l'inizio della lezione interruppe la conversazione.
Dopo la verifica di scienze da me ritenuta la peggiore di tutto l'anno, mi diressi sconfortata verso il bagno con il mio zaino sulle spalle, dopodiché mi avviai verso l'aula studio per finire i compiti.
Dopo interminabili problemi di matematica e autori con depressione cronica per letteratura finalmente avrei potuto dedicare gli ultimi minuti per completare la mia storia; feci per prendere il libro dalla cartella ma quello che trovai fu solo il vuoto... L'unica copia era scomparsa! ripercorsi con la mente i miei movimenti della giornata; senza pensare corsi verso il bagno pensando che lo avrei trovato lì e difatti lo trovai per terra,però c'era qualcosa di strano, dal libro provenivano dei rumori sinistri e quando feci un passo per prenderlo si spalancò⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃⚄⚅⚀⚁⚂⚃
Ciao a tutti! Ecco il primo capitolo, vi avviso subito che gli altri non saranno così lunghi. Volevo ringraziare di nuovo @Mati2802 perché mi ha aiutato a scrivere questo capitolo. Continuate a leggere la mia storia per favore.
Un saluto
STAI LEGGENDO
Il pericolo di sognare
FantasiIl mio unico pensiero? Correre. Non facevo più caso al dolore dato dai rami che graffiavano la mia faccia, al respiro che diventava sempre più affannoso mentre il cuore batteva così forte che avevo timore potesse scoppiare; non facevo più caso alle...