Avevano seppellito la signora del castello in una radura tranquilla, al limitare del bosco: i gigli-ragno erano già fioriti, spettrali fiamme che annunciavano l'ingresso dell'autunno. Se i fiori dei morti delimitavano quel luogo, ebbene, non poteva esistere punto più adatto in cui consegnare la dama Fuyumi al suo riposo.
Uscire dalla trappola di morte del castello assediato non era stato difficile quanto entrarvi. Gli unici tre membri della Shiroiken, il clan di guerrieri meno conosciuto che calcasse in quei giorni le Isole Sorelle, erano diventati abili a lasciar perdere le proprie tracce e passare inosservati. Perfino portare con loro un cadavere che si raffreddava rapidamente non li aveva ostacolati.
Suo padre bruciò per la dama Fuyumi l'ultimo bastone d'incenso, e salmodiò i sutra di rito, sgranando tra le dita il rosario. Quando lui e Hiroshi si erano conosciuti, Eito a malapena sapeva quale fosse la mano giusta in cui reggerlo. Oggi, nessuno lo avrebbe distinto da un vero seguace della via del Buddha.
Al termine di quello scarno rituale, il monaco si allontanò verso la collina. Disse ai ragazzi che voleva meditare. Yasu lo seguì: cane e padrone rimasero seduti fianco a fianco, due sagome di buio contro un tramonto troppo rosa per la fine dell'estate.
Hiroshi rigirò tra le dita la penna di corvo che portava legata tra i capelli. Insieme alla ciotola dalle vene d'oro, quello era il suo talismano più importante: l'aveva ricevuta dalle mani di un karasu-tengu, e in quei sette anni la penna nera l'aveva protetto dall'interferenza di qualunque spirito. Se solo avesse potuto scacciare anche i cattivi pensieri.
«Non ce l'ha con te, sai,» disse Kasumi, accanto a lui. «È arrabbiato con se stesso. Si sente responsabile per tutte le morti che Mumei ha causato, ma non sa come fermarla.»
«Ci è quasi riuscito. Per la prima volta, l'ha messa all'angolo... l'hai visto anche tu?»
«Sì.»
«E non ne hai avuto paura?»
«Eito-sensei è sempre Eito-sensei. Niente di ciò che fa può spaventarmi. Io so che il suo cuore è gentile, e lo sai anche tu.»
Kasumi suonava sempre così ferma nelle sue parole, così convinta di ogni singola sillaba che pronunciava. Hiroshi avrebbe voluto avere la sua sicurezza.
Si voltò a guardare la sua amica. Teneva le ginocchia raccolte al petto, le braccia strette come se da un momento all'altro si preparasse a ricevere un colpo. Il pugnale spezzato giaceva ancora al suo fianco. Da quando erano scappati dal castello, il suo ardore guerriero sembrava incrinato allo stesso modo.
I segni che la possessione di Mumei aveva lasciato sull'anima di Kasumi non avevano ancora lasciato la presa. Chissà cosa aveva provato nello scontrarsi con la stessa kitsune che aveva usurpato il suo corpo, anni prima. Si diede dello stupido per non averci pensato fino a quel momento.
«Non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita, vero?»
«No. Già che ci sei, potresti farlo per le ultime cinque volte.»
«Kasumi-chan, non esagerare. Sono al massimo tre, e ti ho sempre ripagata.»
Lei colpì la sua spalla con un pugno privo di forza. Entrambi sorrisero. Hiroshi era così grato di averla accanto: pregava che un giorno, quando avessero trovato Minami, avrebbe potuto costruire lo stesso rapporto di franca comunanza con lei.
«Non vai da Eito-sensei, dunque?»
«Credo che voglia restare solo.»
«Nessuno vuole davvero restare solo. Vai, Hiro-chan. Parla con tuo padre.»
Hiroshi abbozzò un debole sorriso. «E tu? Starai bene?»
Lei abbassò gli occhi a terra. Sorrise. «Sto sempre bene, perché ho voi. E adesso vai! Prima che ti tiri dietro un sandalo, su.»
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Fiore di Fuoco (#3 I Samurai della Spada Bianca)
FantasyVOLUME TRE Seguendo la sfida crudele di una kitsune, l'ex samurai Eito e i suoi discepoli trovano sul loro cammino Otoha del clan Akagawa. In un'altra vita, la ragazza sarebbe stata Minami, figlia di Eito, famosa nel vicinato per la sua bellezza fo...