Le guardie di Date Saburo non hanno fatto in tempo a mettere mano alle armi: di fronte a un uomo pronto a fare seppuku, si gelano sul posto, bloccati insieme dal rispetto e dalla soggezione.
«Sensei, non fatelo» mormora Yūta.
«Hiroshi» sibila Nobu. Non può vederlo, ma lo conosce abbastanza da sapere che sta stringendo i pugni lungo i fianchi, adesso, per contenere rabbia e paura.
Anche lui ha paura, ma non può indugiare. Deve spegnere la fiamma che arde dentro Saburo, prima che la situazione precipiti per tutti loro.
«Date-dono, ho dichiarato poco fa la mia devozione per la vostra casa. Lasciate che la dimostri con i fatti. Se credete che uno spirito maligno abbia preso possesso del tempio, domandate ai miei confratelli di sigillare questo demone nel mio petto, così che io possa uccidermi e portarlo con me.»
Le labbra di Saburo si torcono. «Sono qui per la veste. Dammi la veste sacra.»
«Se il simulacro del dio è corrotto cme dite, nemmeno un uomo santo riuscirebbe a reggerne il peso senza lasciarsi corrompere.»
Guarda in basso, ma non è la sottomissione a incurvargli le spalle. In tutti gli anni in cui ha camminato la strada dell'illuminazione, non ha mai dimenticato di essere il primogenito di un samurai e di una miko. Il sangue orgoglioso di Eito e Ai gli scorre nelle vene, impedendogli di esitare.
Le gocce di un sudore gelido scivolano lungo la fronte del giovane monaco. Crollano al suolo, pesanti come le sue parole.
«Se credete in ciò che avete detto, Date-dono, allora l'unico modo per purificare il tempio è affidarsi al mio potere spirituale. Rinchiuderemo lo spettro nel mio corpo, e dopo che sarò morto se ne andrà con me. Cosa state aspettando? Date l'ordine: i monaci eseguiranno l'esorcismo.»La punta del wakizashi scava la sua strada attraverso il tessuto dello yukata, e una goccia di sangue zampilla già a deturparne il candore. Nel silenzio teso che li circonda, Hiroshi può sentire il fruscio del vento fuori dal tempio. Le fiamme guizzano nelle torce. Un'ombra fugace si allunga nel muso di quella che sembra una volpe: poi, ridendo, si dissolve in una nuova pozza di buio.
Nessuno sembra averla vista, tranne Hiroshi.
Ora comprende. C'è uno spirito maligno dietro a tutto questo. Avrebbe dovuto intuirlo.Stringe i denti.
Ciò che ha in mente è un azzardo enorme. L'unico che può compiere. Perché in questa stanza ci sono i suoi confratelli; c'è il giovane Yūta, che colma il vuoto lasciato dalla lontananza di Atsushi; c'è Nobu. Per provare a salvarli, Hiroshi è pronto a scommettere sulla sua unica speranza; che anche Saburo abbia ancora una sola persona per cui è ancora disposto a mettere da parte se stesso. Qualcuno il cui amore possa sciogliere qualunque incantesimo la kitsune abbia gettato su di lui.
Aspetta quella sentenza. I battiti del cuore incespicano gli uni sugli altri; forse ha fallito, forse ha osato troppo, la fine sta per arrivare.
«Abbassate le armi,» dice Saburo.
I soldati rispondono: «Sì, Date-dono.» C'è un'ombra di sollievo in quel suono.
«Alzati» ordina il daimyō, brusco, rivolto a Hiroshi. «La tua morte non soddisferebbe la mia richiesta, e inoltre porterebbe grande dolore alla mia casa.»
«Il dolore sarebbe compensato dall'onore» mormora il monaco, perché sa, a questo punto, che una protesta è ciò che ci si aspetta da lui.
«Non me ne faccio nulla di questo genere di onore» Saburo gli strappa il wakizashi dalle mani, lo conficca nel tatami con un gesto deciso. La lama vibra, infelice per il trattamento ricevuto. Saburo si ravvia i capelli con rabbia, e aggiunge: «Lei piangerebbe per te.»
STAI LEGGENDO
Fiore di Fuoco (#3 I Samurai della Spada Bianca)
FantasyVOLUME TRE Seguendo la sfida crudele di una kitsune, l'ex samurai Eito e i suoi discepoli trovano sul loro cammino Otoha del clan Akagawa. In un'altra vita, la ragazza sarebbe stata Minami, figlia di Eito, famosa nel vicinato per la sua bellezza fo...