Kasumi sapeva che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
Poche ore prima, i Kodama avevano somministrato a Otoha quella zuppa densa e torbida, dentro cui il drago aveva cotto la polvere di strane alghe perlescenti. Per qualche ora, la ragazza aveva reagito. Il suo agitarsi, nel sonno, si era placato, e ora riposava indisturbata. Immobile. Rigida come legno.
Eito le asciugava con devozione le gocce di sudore freddo che le imperlavano la fronte. Ryūsuke aveva estratto dalle vesti un rosario di quella che, da figlia di mercante, Kasumi riconobbe subito come giada bianca, con sfumature di un verde limaccioso. Ogni pietra pareva racchiudere una nube carica di tempesta.
Il drago iniziò a sgranare il rosario, intonando un canto nasale, acuto, che non ricordava i sutra dei monaci. Aveva dentro la purezza delle vibrazioni dei cristalli; sembrava riverberarsi tra le pareti, correndo sulla pelle stessa della grotta.
Senza bisogno di incitazioni, Sumire, Ichiro e gli altri bambini si unirono a quel bisbiglio ritmico. Le volte di calcare si fecero un alveare di preghiera incessante, che accarezzava Otoha come a pungolarla dolcemente. Svegliati. Ti stiamo aspettando. Senti la nostra voce? Se sei nel buio, adesso, ti basterà seguirla per tornare da noi.
Kasumi aveva pregato che la ragazza potesse sentirli, ma il trascorrere delle ore la vedeva sempre più pallida; le sopracciglia avevano iniziato ad aggrottarsi, il viso a contorcersi come sotto un grande sforzo. Qualsiasi cosa stesse sognando, stava schiacciando ogni parte del suo essere.
Quando il petto di Minami si contrasse in un spasmo, strappandole un gemito senza suono, il volto di Eito perse ogni colore.
Kasumi lo vide cercare lo sguardo del drago.
«Cosa sta succedendo?»
Quello non smise di cantare.
«Ryūsuke-dono!»
Il ritmo con cui le perle di giada cadevano sul pavimento aumentò di intensità. Solo allora, Kasumi notò che sulla fronte del kami si erano formate tante piccole gocce di sudore.
«Te l'ho detto. Tua figlia sta affrontando il mostro che vive dentro di lei.»
«Fammi entrare nel sogno. Ti prego. Tu devi conoscere un modo!»
«No. Questa è la battaglia di Minami, non puoi fare niente per aiutarla.»
Eito fece per protestare ancora, ma il drago riprese a cantare, tra i denti digrignati. Anche i bambini faticavano a reggere lo sforzo della preghiera. I più piccoli presero a piangere, con gli occhi rossi per la stanchezza. Kasumi sostenne Ichiro, quando lo vide vacillare; il ragazzo si scostò bruscamente, con un rossore vivido a infuriargli sul viso.
«Scusami. Desideravo solo aiutarti.»
«Prega anche tu per la ragazza» borbottò il Kodama.
«Non so come.»
«Qualunque preghiera andrà bene.»
Kasumi intonò a mezza voce ciò che ricordava del Sutra del Cuore, ma era troppo intenta a osservare i cambiamenti nell'espressione di Eito. Il volto del sensei era sempre più simile al pallido verde della giada, impenetrabile quanto un muro di nebbia. Il suo ki luminoso non aveva alcun effetto apparente sullo stato della ragazza. Eito aveva offerto loro una verità crudele, ma era stato un sacrificio vano.
Se solo Hiroshi fosse stato qui. Lui avrebbe saputo come stare vicino a suo padre e sollevare il suo cuore. Si somigliavano così tanto, quei due testardi, al di là di ogni differenza che credevano di avere. Se solo la Shiroiken fosse stata unita, adesso, tutto si sarebbe sistemato, perché niente poteva andare storto quando erano insieme. Hiroshi li avrebbe annegati in un fiume di parole di rassicurazione, mentre usava il suo ki di guarigione sulla sorella per aiutare il drago e i Kodama; Yasu avrebbe appoggiato la testa sulle ginocchia di Eito, portandogli conforto con il più semplice dei contatti.
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Fiore di Fuoco (#3 I Samurai della Spada Bianca)
FantasyVOLUME TRE Seguendo la sfida crudele di una kitsune, l'ex samurai Eito e i suoi discepoli trovano sul loro cammino Otoha del clan Akagawa. In un'altra vita, la ragazza sarebbe stata Minami, figlia di Eito, famosa nel vicinato per la sua bellezza fo...