Che altro poteva fare, Hiroshi?Li lasciò andare, verso Kaneshima. Lontano da lui, e incontro a un destino incerto. Minami si sarebbe sposata, e poi... era questa la fine che i kami avevano riservato alla loro storia? Non importava, certo, se fosse stata felice; ma una parte di lui aveva sempre sperato che si sarebbe unita a loro nella ricerca di Atsushi ed Etsuko, e sarebbero stati una famiglia.
Era il momento di rinunciare ai desideri infantili: Kasumi glielo aveva ricordato con tanta grazia, che Hiroshi ora non poteva non onorare il suo insegnamento. Nella casa della vedova, il samurai combatteva ancora contro una febbre leggera, ma insistente; al suo esterno, il giovane guerriero era pronto a salutare la sua famiglia, e restare da solo, con il sostegno della fedele Yasu, per intraprendere un sentiero che non era certo fosse tagliato per lui.
Ma era necessario. Per guardare avanti.
Suo padre lo guardava con occhi più miti dell'ultima volta; tuttavia, non porse scuse e non ne chiese. Tra loro, le parole giuste non erano mai scorse con facilità. Se fossero stati meno legati, forse, sarebbe stato più semplice dirgli ciò che gli passava per la mente. Mi dispiace, otōsama. Spero di essere degno della fiducia che mi dimostrate. Ho ancora paura per voi... vi prego, state attento.
Dondolò sui piedi.
«Almeno, la pioggia è cessata» si risolse a dire.
Eito mosse un passo in avanti, e lo attirò nel suo abbraccio. Gli sussurrò: «Tu sei intero.»
Hiroshi ci mise un istante di più, prima di aggrapparsi alle sue spalle. «E voi non siete della stessa pasta della kitsune.»
Ciò che entrambi avevano nascosto dietro alle parole, era un mormorio che riverberava in ogni respiro. Io lo so, ma ora sta a te crederci.
Kasumi lo strinse con un braccio, e gli lasciò un buffetto sulla guancia prima di separarsi da lui.
«Cerca di non metterti in pericolo mortale, visto che non sarò qui a salvarti la vita.»
«Non oserei mai divertirmi senza di te, Kasumi-chan!» rise Hiroshi. Poggiò una mano sulla testa di Yasu, grattandole l'orecchio. Il cane non capiva, uggiolava nervosa. I suoi occhi si dilatarono d'amore quando la ragazza si piegò sul suo muso, per lasciarvi un bacio.
«Fai buona guardia a Hiro-chan e Nobu-sama... e non mangiare il gatto, hai capito?»
La coda di Yasu spazzò il terreno, portando il fango a sbattere contro i sandali del suo padrone.
Hiroshi sorrise; l'espressione si appannò quando si trovò di fronte all'occhio scurissimo di Minami, che lo osservava senza alcuna emozione. Una sorta di curiosità animava i suoi lineamenti alteri. Lo stava studiando, forse per capire come congedarsi da lui.
La metà del volto sfregiata era stata coperta da una benda, ricavata dallo yukata della dama di compagnia, che aveva insistito perché la sua padrona viaggiasse sotto la protezione di quella maschera improvvisata. Il cappello di paglia di Eito, una volta ristrette le corde che lo legavano al mento della ragazza, si era rivelato ottimo per tenere fermo il tessuto nei punti in cui uno spostamento proditorio avrebbe potuto rivelare la ferita.
Hiroshi si schiarì la voce. «So che probabilmente non hai idea di chi io sia per te...»
«Sei mio fratello. Lo eri, nei sogni.»
Il sorriso dilagò di nuovo tra le sue guance: se Minami conservava almeno il ricordo di un sogno gentile, allora c'era ancora speranza. Forse, un giorno, avrebbe guardato a lui è a tutti loro con occhi diversi. Forse, il suo cuore indurito avrebbe saputo accettare ciò che li legava. Dovevano soltanto avere pazienza, come Eito ne aveva avuta con lui.
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Fiore di Fuoco (#3 I Samurai della Spada Bianca)
FantasiaVOLUME TRE Seguendo la sfida crudele di una kitsune, l'ex samurai Eito e i suoi discepoli trovano sul loro cammino Otoha del clan Akagawa. In un'altra vita, la ragazza sarebbe stata Minami, figlia di Eito, famosa nel vicinato per la sua bellezza fo...