Otoha accarezzò la cocca della freccia.
Non poteva permettersi di perderla. Ne avevano strappate due soltanto dall'armeria di suo padre.Sistemò il dardo, tese le braccia, sollevò l'arco sulla testa. La corda pendeva sconsolata ai suoi piedi. Non importava. Doveva acquistare manualità con il gesto.
Forse quel tentativo era stupido, ma voleva prendere famigliarità con quell'arma così estranea. Non era riuscita a incordare: nonostante avesse messo tutta la sua forza nei movimenti, il fusto di legno si era rivelato troppo rigido per le sue braccia. Non voleva chiedere a Kasumi, che stava riposando dopo un lungo turno di guardia, né a Eito, che vegliava sulle loro provviste e sul focolare. Era scivolata in una macchia d'alberi poco lontana, e aveva iniziato il suo addestramento.
Un occhio esterno l'avrebbe giudicata stupida. Non importava. Aveva passato la vita a temere i giudizi a mezza bocca, le risate dietro le maniche dei kimono, la disapprovazione nella piega di labbra troppo amare per formulare una sola parola di conforto. Otoha non aveva più nessuno da soddisfare con il suo comportamento impeccabile. Era una fuggitiva. Una ricercata. Qualcuno che seguiva soltanto gli impulsi della propria anima.
Non pretendeva di scagliare una freccia senza corda, non era ingenua fino a quel punto. Desiderava soltanto rievocare i gesti corretti. Se si fosse trovata a combattere, Eito e Kasumi avrebbero potuto aiutarla a incordare: al momento di scagliare il dardo, però, si sarebbe trovata sola.Chiuse l'occhio cieco: la confusione della mezza luce che percepiva attraverso di esso si dissolse, il suo campo visivo si fece più ristretto e nitido. Il fusto della betulla era sottile. Nell'aura tremolante del fuoco che Eito aveva acceso dentro la buca, Otoha poteva a malapena distinguerne la sagoma dalle ombre della notte. Tuttavia, c'era una scanalatura marcata che emergeva dalle tinte cupe: aveva deciso di usare quella come bersaglio immaginario.
Aveva visto Katakura Jinpachi compiere quei gesti, quando era bambina. Aveva osservato per ore, affascinata, gli addestramenti dei soldati del clan Akagawa. Quelle lontane memorie potevano guidarla, adesso che non c'erano certezze sul suo cammino. Doveva soltanto trovare la forza dentro se stessa, come sempre.
I suoi movimenti non dovevano somigliare a un atto di guerra. Il tiro con l'arco era un sacro rituale che univa il cielo alla terra: innalzare il fusto sulla testa invocava le divinità dell'aria, il legno della freccia richiamava le forze eterne della natura tra le sue dita. Tirare indietro il gomito equivaleva a una preghiera. Kami benedetti, seguite la traiettoria, accompagnate il mio dardo al bersaglio, e unitevi in quell'unico punto solo per un istante.
La cocca le scivolò dalle dita, facendo cadere la freccia a terra. Otoha si lasciò sfuggire un mugugno frustrato.
In risposta, sentì arrivare lo scoppiettio del fuoco. Quel pomeriggio, il monaco aveva catturato diverse anguille d'argento in riva al fiume, ancora torbido e ingrossato sotto le piogge rade. Ne aveva appena arrostita una su uno spiedo improvvisato, e gliela stava porgendo.
«Vieni a mangiare, indomita guerriera. Hai bisogno di recuperare le forze, dopo tutto questo esercizio.»
Otoha gonfiò le guance; tuttavia, scoprì che la lieve provocazione di Eito non stuzzicava il suo orgoglio quanto avrebbe creduto.
Quando sedette, poggiò l'arco e la freccia accanto a sé, e accettò il pasto. L'odore viscido dell'animale non era andato del tutto perduto nella cottura, ma il languore allo stomaco le ricordò che non mangiava da quella mattina. Non poteva permettersi di rifiutare del cibo, non era più al padiglione del Ginko né al castello di Kaneshima.
«Se volevi esercitarti, perché non hai chiesto aiuto per incordare?» disse Eito.
«Incorderò quando sarò pronta. Quando avrò ricordato come si fa a tirare.»
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Fiore di Fuoco (#3 I Samurai della Spada Bianca)
FantasyVOLUME TRE Seguendo la sfida crudele di una kitsune, l'ex samurai Eito e i suoi discepoli trovano sul loro cammino Otoha del clan Akagawa. In un'altra vita, la ragazza sarebbe stata Minami, figlia di Eito, famosa nel vicinato per la sua bellezza fo...