2.21 Scegli Me

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Minami si alza su gambe instabili.

Le mani sono vuote: l'unica arma che aveva è rimasta confitta nel fianco della nemica, che ora si rattrappisce al suolo, rantolando. Ogni colpo di tosse che la Concubina emette le arrochisce la voce, raschiandole la gola con violenza crescente, come se promettesse di farle vomitare le interiora al conato successivo. La pelle candida si fa ispida, diventa un manto di pelo: gli arti si assottigliano, il viso si allunga in un muso. Negli occhi si è acceso l'arancio della fiamma, distruttivo e implacabile.

La volpe ringhia, ma non è a lei che rivolge la sua furia.

Sta guardando Eito.

L'uomo scivola lungo il collo del drago. Raggiunge sua figlia, pone la spada bianca davanti a lei come una barriera.

«Minami. Scappa, adesso.»

Se gli ubbidisce, lo lascia solo contro un mostro. Se resta, potrebbe diventare un peso per lui.

«Mi hai sentito? Va', ho detto!»

«Otōsama, non posso...»

«Il ki di tuo fratello non reggerà per molto. Devi sbrigarti, Minami!»

«La ragazza non se ne andrà» sibila la volpe. «Non la conosci, stupido uomo? Ha la testardaggine di sua madre, e la tua abnegazione.»

Chi è quella belva, e perché parla come se li conoscesse?

Minami non lo sa, ma lo sguardo che la kitsune rivolge su suo padre è carico di un odio atavico e indomabile.

«Che cosa vuoi da noi, kitsune?» domanda Eito, cauto.

«Tu... sei davvero l'uomo che stavo cercando» rantola la volpe. «Ogni notte, per secoli e secoli, ho sognato il guerriero con cui sono destinata a scontrarmi… il samurai che porta al fianco una spada bianca come la morte. Le schegge dei miei incubi convergono tutte in questo momento. Ti riconosco. Ti ho atteso così a lungo.»

«Non so di cosa tu stia parlando,» Eito punta la lama candida contro la kitsune, «ma se farai un solo passo prenderò la tua vita, come ho preso quella del drago.»

Una risata riempie l'aria. Leggera. Cattiva.

«La senti? La lacrima nera che ti brucia sul volto non se ne andrà. È il segno del sacrilegio. Hai ucciso un kami: presto tutto il mondo lo saprà, e agirà di conseguenza.»

La voce di Eito non trema. «Ucciderei questo kami altre mille volte.»

«Anche se ti dicessi che questo gesto ha segnato la tua fine, e la mia vittoria?»

«Che cosa significa? Parla!»

Lo yōkai si fa evanescente; prima che Eito possa colpirlo, sparisce in un fuoco fatuo. La fiamma blu tremola nell'aria.

Shimizu Eito, vassallo del clan Ishikawa... che io sia maledetta se non morirai con i miei denti affondati nel cuore.

Con quella maledizione, scompare.

La sua presenza resta nella stanza devastata, aleggia sui cadaveri dei fratelli Date. L'eco di quella voce irridente si è disperso, ma è ancora tutto intorno a Minami.

Naturalmente. La volpe non se ne è mai andata.

Tu. Le scanalature della bruciatura che corrode il volto di Otoha ardono come rivoli di lava. Eri tu quella kitsune.

Mumei non sorride. C'è un'ombra di tristezza nel suo sguardo.

Sì, ero io.   
 

Fiore di Fuoco (#3 I Samurai della Spada Bianca)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora