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#35 IN FA...
Mi guardo allo specchio e come al solito non mi piaccio. Se non altro ho abbandonato i miei maglioncini in un angolo dell'armadio e ho indossato qualcosa di più confortevole. O di meno disperato. Cazzo, lo sapevo è colpa sua, di quel coglione di Damiano. Ma perché la sua opinione mi interessa cosí tanto? No, non ha ragione Stefano, Damiano non mi piace. Non è il mio tipo, è inutile e di certo io non sono il suo. E poi non potrebbe mai piacermi uno che cambia donna come cambia le mutande. Stamattina sarà Stefano ad accompagnarmi a scuola. Adora sfoggiare la sua nuova Cinquecento nera. Quindi gli ho detto di prendere due piccioni con una fava e venire a prendermi. Quando arriviamo di fronte a scuola Alessandro è giá seduto sugli scalini, ma Clarissa non c'è ancora. Immagino come sarebbe sedermi accanto a lui, prendergli la mano e ripassare con lui la lezione prima di entrare, come fa con la sua ragazza. Ma devo combattere contro l'istinto di avvicinarmi. Sarebbe solo la fine della poca, pochissima vita sociale che ho. E clarissa mi seppellirebbe. "Ali, smettila di guardare Cella con quell'aria da dodicenne innamorata" mi dice all'orecchio "Se ti vedesse Clarissa..." "Clarissa non è qui" rispondo senza smettere di guardare Alex "E poi avró almeno il diritto di guardare dove caz..." devo interrompermi. Le parole mi muoiono in gola e il cuore rallenta per un attimo. Damiano è dall'altra parte del piazzale, attorniato dagli amici che gli parlano, ma non sembra stia ascoltando una parola. Sta guardando me, mi sta fissando. E non parlo di quando una persona si incanta a guardare il vuoto e tu credi stia guardando te, parlo di lui, seduto sul muretto, che mi fissa come un leone che non mangia da giorni può fissare una preda. Se non fosse che é pieno di gente e che questa non è decisamente la savana, direi che è praticamente in posizione di attacco. "Stefano, vedi anche tu che Damiano mi sta fissando o me lo sto immaginando?" mi volto verso il mio migliore amico, cercando di sembrare spensierata. Ma non è così: sono agitata e accaldata. "Più che fissarti direi che ti sta violentando" ammicca "No, dico sul serio, certi sguardi dovrebbero essere considerati un reato e punibili dalla legge" "Stefano piantala!" rispondo seccata "Ma che ha da guardare? Vuole quattro schiaffi? Perchè non ci metto nulla ad andare la a darglieli, sai?" "Per come ti sta guardando, credo che nemmeno i calci e i pugni lo fermerebbero" mi dice trasognato "Perché nessun ragazzo mi guarda mai così?" "Perchè ti rifiuti di dire a tutti che sei gay, Nardi...Ecco perchè" "Certo, ci mancherebbe altro. Poi sai che risate con Clarissa e le altre oche?" "Chi lo dice? Potreste diventare amiche e scambiarvi lo smalto, che ne sai?" "Stai delirando Alice, è meglio se entriamo" mi sorride ed io faccio altrettanto. Con la coda dell'occhio vedo l'espressione di Damiano farsi più seria, non appena Stefano mi aggiusta i capelli con la mano. Che cos'è quella scintilla nei suoi occhi? Gelosia? Credo sia il caso di approfittarne, quindi gli lancio uno sguardo di sfida ed afferrando Stefano per la maglia, gli schiocco un bacio sulla guancia. "E questo per che cos'è?" "Nulla...Avevo voglia di darti un bacio. Ti voglio bene" dico mentendo. La realtá è che voglio solo far capire a quell'avvoltoio che deve stare alla larga da me e che non sono una di quelle ragazzette stupide che è abituato a portarsi sulle scale anti-incendio. Caro Damiano, mettiti l'anima in pace, sono ad un altro livello io! "Dai, entriamo in classe" lo prendo sotto braccio. È un gesto che faccio sempre, ma se per gli occhi di Stefano è un gesto di routine, per me è una sfida bella e buona. È il mio modo di far capire a Damiano che non sono un'oca come Clarissa e non cado ai piedi di chiunque mi si mangi con gli occhi. Eppure quello sguardo, mi ha come divorato dall'interno, e nonostante io cerchi di detestarlo, non credo che riuscirò a pensare ad altro per le prossime ore.
La lezione di inglese è appena finita e come sempre mi sono meritata il mio otto e mezzo. Non che le altre materie non mi piacciano eh, ma l'inglese è una lingua che ho sempre trovato sexy, oltre che molto utile. La fine dell'intervallo è suonata da un paio di minuti, ma per me durerà ancora un bel pò, dal momento che ora ho educazione fisica e che non la farò perchè ancora una volta ho dimenticato il cambio a casa. So già che il prof mi ammazzerà ma non è colpa mia. È... Capitato! Alzo gli occhi al cielo quando il prof Conte mi guarda male e mi segna un X sul registro. Giusto per farmi capire che la prossima volta che dimentico il materiale mi darà un quattro secco. Mentre gli altri iniziano a posizionarsi di fronte alla rete per la partita di pallavolo, io decido di fare un giro alle macchinette e prendermi un caffè, che non sono riuscita a gustarmi nella ricreazione per via della fila chilometrica. Inserisco ottanta centesimi e digito il codice, optando per un caffè doppio. O mi addormenterò sul tappeto guardando i miei compagni giocare. "Ora capisco tutta quell'acidità" la voce inconfondibile di Damiano mi arriva alle orecchie e per poco non mi va di traverso la bevanda. "Tutto quel caffè non fa bene, sai, ragazzì?" Ma che diavolo ci fa lui qui? Si è messo a fare lo stalker? Lo guardo e mi incanto. I suoi capelli, rigorosamente sciolti ed in disordine gli cadono appena sulle spalle. Indossa una camicia nera con il collo alla coreana e ed una giacca a quadrettoni sui toni del giallo e del marrone. Ha le mani appoggiate ai lati della porta all'entrata e una sigaretta spenta tra le labbra. "Nemmeno le cento sigarette che ti fumi" gli rispondo, voltandomi verso la macchinetta. Non riesco a reggere il suo sguardo provocatorio e non riesco a parlare quando mi guarda in quel modo. Non voglio che lui lo sappia. La soluzione migliore è non guardarlo affatto. "Le sigarette non mi rendono insopportabile" sento la voce molto più vicina e non ho il coraggio di voltarmi nemmeno per insultarlo. "No, infatti non ti servono. Sei coglione già al naturale" gli dico. "Auch! La gattina comincia a graffià" mi prende in giro. "Ma se non hai nemmeno il coraggio di guardarmi mentre mi insulti, forse ti ho sopravvalutata" mi appoggia una mano sulla spalla e mi fa voltare. Non posso mostrarmi debole, santo cielo, non adesso! "Senti ma perchè mi segui, si può sapere?" Gli chiedo diretta "Le ragazze del tuo liceo sono esaurite e hai deciso di perseguitare me?" Abbassa la testa, fa un sorriso arrogante e si sfiora le labbra col pollice prima di puntare gli occhi nei miei. "Lo so che te piacerebbe, principessa, ma sono qui solo per parlare con il mio batterista, mi spiace deluderti" In effetti sono davvero delusa, anche se mi fingo disinteressata. È vero, mi sta sulle scatole, ma è comunque un bellissimo ragazzo ed il pensiero che uno del genere possa interessarsi ad una come me, per un attimo mi ha sfiorato la mente, si. Batterista... Quindi ha una band? Suona la chitarra, magari. O forse canta? Con quell'attegiamento da prima donna deve essere il front man per forza. "Ma se ci tieni tanto, posso sempre restare qui con te" "Senti fammi il piacere, dai! Vai a cercare il tuo Dominic Howard e non rompere le scatole a me" Si avvicina. Ho le spalle contro il vetro freddo della macchinetta, ma la mia pelle è comunque rovente ora che mi è così vicino. Appoggia un braccio al vetro, proprio da parte alla mia testa e accosta il viso al mio. "Se non altro hai buoni gusti in fatto di musica" Oh...Ascolta i Muse? Quindi forse canta in una rock band? "Levati, Damiano" sgrana gli occhi nel sentire il suo nome. Cavolo e adesso? Non posso certo dirgli che ho scoperto come si chiama perchè l'ho ritratto per sbaglio. "E tu come fai a..." "Me lo ha detto mia madre. Fa la bidella nella tua scuola" lo interrompo subito io. "E ti ha raccontato altro?" chiede col sorriso. "Si...Mi ha detto di starti alla larga!" gli dico decisa "Quindi, te lo ripeto: LEVATI!" "Hai paura che il tuo ragazzo te becchi con me?" Di sicuro parla di Stefano. "Io non..." "Hey, Carboncino...Ti sbrighi? Il prof sta aspettando te per tenere i punti" Parli del diavolo ed ecco che spunta. Stefano sbuca dalla porta della palestra e noto che ha l'aria un pó confusa nel vedermi appiccicata al ragazzo che fino a stamattina stavo insultando pesantemente. Gli lancio una richiesta di aiuto con gli occhi e lui non ci pensa due volte a salvarmi da quella situazione. "Scusa eh, ma te la devo rubare" dice a Damiano, guardandolo con sfida. Lui di tutta risposta alza le mani, come a dire che qualsiasi cosa stesse succedendo non era colpa sua. Stefano mi mette un braccio intorno al collo ed io lo seguo, senza nemmeno salutare. "A' delicata! Che n'se saluta più?" Di risposta alzo il dito medio e me lo lascio alle spalle chiudendo la porta. E non so perchè, ma anche se non posso vederlo, sono sicura stia sorridendo. E anche io sorrido. Sono salva anche stavolta. "Non ringraziarmi, avrei voluto esserci io al tuo posto!" mi sorride il mio amico. Si, sono decisamente salva...E fortunata ad avere Nardi! Ora devo solo lanciarmi sul tappeto e disegnare, senza pensare ad altro.
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