Sono nello spogliatoio con le altre ragazze e avrei voglia di sotterrarmi guardando i loro fisici perfetti ed il modo in cui si prendono cura di loro stesse. Clarissa ad esempio ha sempre con se una trousse piena di prodotti per il corpo quando facciamo ginnastica. E finita la doccia di solito inizia a spalmarsi una crema dopo l'altra ed ognuna con il rispettivo effetto. Poi passa al deodorante ed infine al profumo. Fortuna che in questi giorni non c'è, almeno non mi tocca sopportarla. Non so davvero come faccia in così poco tempo ad usare tutti quei prodotti.
Io ho con me solo il deodorante e generalmente ha una profumazione maschile, perchè i profumi da uomo li ho sempre adorati, più di quelli dolciastri per donne.
Sono così accessoriate e sofisticate le mie compagne di classe.
Con i loro bracciali sempre abbinati al vestito e quegli stivaletti primaverili tutti uguali.
Io ho addosso la solita maglietta bordeaux con stampata la canzone dei Red Hot Chilli Peppers che papà ed io ascoltavamo sempre di ritorno dalla lezione di nuoto. Che strano....Da quando papà non c'è più, non ho praticato più nessuno sport e credo che gli dispiacerebbe. Adorava tanto venire a vedere le mie gare.
Trattengo una lacrima e mi siedo, mentre le ragazze parlano dell'ennesima festa a cui non possono assolutamente mancare. Decido quindi di defilarmi, uscire ed aspettare Stefano per tornare in classe insieme.
Lo vedo fare capolino e gli faccio un sorriso:"Hai mostrato i pettorali, Capitan America?"
"Se avessi gli addominali di quel figo di Chris Evans di certo non sarei alla disperata ricerca di un ragazzo, non credi?"
Non gli rispondo per non offenderlo e lui si accende una sigaretta.
"A proposito di bei ragazzi, hai sentito sentito della festa di stasera?"
"Si, ho sentito qualcosa riguardo una villa e tanto alcool"
"E non ci vuoi andare?"
Scoppio a ridere. Non può avermelo chiesto sul serio.
"Io? Ad una festa con le oche?"
"Non hai la minima idea di chi la organizza, vero?" scrolla la testa ed io lo guardo confusa.
"A.C." mima con la bocca per non farsi sentire "Nella sua casa ad Ostia"
Un momento, fermi tutti. Alessandro Cella darà una festa questa sera?
"Sul serio?" chiedo.
"Proprio così" ridacchia lui "E come tu ben sai Clarissa è in ospedale per l'appendicite, quindi sarà solo soletto"
Vorrei urlare, gridare, fare i salti mortali e piangere dalla felicità. Insomma so bene che il fatto che sia solo non cambia le cose, ma almeno per una volta potrei provare a parlargli senza quella piovra costantemente attaccata al suo sedere. Voglio dire, una volta parlavamo.
Quando eravamo piccoli e vicini di casa. Suo padre adorava portarci entrambi ad Ostia tutte le domeniche. Ci fermavamo ad un bar per un aperitivo, poi all'edicola dove comprava ad entrambi un giocattolo e poi tornavamo a casa e ci rivedevamo nel pomeriggio.
Che diavolo ci è successo? Cosa è cambiato?
"Credi che dovrei andarci?"
"Ti passo a prendere alle otto?"
"Perchè invece non vieni a cena da noi? Mia madre il sabato fa la pizza e poi va a spettegolare con la vicina"
"D'accordo ci sto, ma ad una condizione?"
"Quale?" chiedo nervosa.
"Decido io come devi vestirti e truccarti"
"Che...Cosa?" dico "Non si era mai parlato di doversi truccare"
"E invece lo farai" mi prende sotto braccio e mi accompagna in classe "Santo cielo, per una volta che non c'è quella sanguisuga di Clarissa tra i piedi, presentati come si deve!"
"Io....Oh e va bene!"Mia madre afferra il cellulare e le chiavi di casa, guardandomi con circospezione:"Mi raccomando non bere una goccia d'alcool Stefano, è chiaro? Hai tra le mani la vita di mia figlia!"
"Santo cielo quanto sei melodrammatica, mamma!" mi lamento alzando gli occhi al cielo.
"Non preoccuparti, sai bene che sono astemio" mente spudoratamente la Nardi.
"Lo so, è solo che di solito resta sempre a casa e non sono abituata a vederla truccarsi e andare ad una festa"
"Mamma, ho diciotto anni, che dovrei fare? Sta tranquilla, siamo due adulti responsabili"
Ancora poco convinta ci sorride, ci saluta ed esce di casa. Anche se so già che dovrò aspettarmi ottocento messaggi suoi stasera.
"Allora Carboncino, vediamo di dare una sistemata al tuo look..." mi afferra per il polso e mi trascina in camera mia.Due ore dopo sono vestita come in vita mia non credevo mi sarei mai vestita.
Ho addosso un abito corto e scuro, rubato dall'armadio di mia madre ed un paio di scarpe dal tacco alto che solo lei osa mettere, per andare a quegli stupidi stage di latino-americano.
Per coprirmi ho una giacca di pelle che avevo comprato per andare al concerto dei Green Day e mi sono truccata seguendo un tutorial su Youtube di una ragazza americana. Uno smockey eye dai toni scuri, le labbra nude e per finite una treccia laterale, che Stefano ha pensato però di "spettinare" un pò, facendo uscire qualche ciocca dal suo posto.
Non sono certa di stare bene, ma mi fido di Stefano e del suo lato femminile.
"Svolta a destra" dico al mio amico, seguendo il navigatore sul telefono.
"Eccola li" indico la villa di Ostia dove ci portava sempre il signor Cella, quando veniva a trovare il nonno di Alex.
"Ci siamo" dico nervosa di andare li dentro. Tutti mi guarderanno come se fossi un'aliena ed io sarò talmente a disagio su questi dannati tacchi che di certo cadrò e farò una figuraccia di fronte a tutti.
"Sicuro che non sembro una cretina" chiedo seria.
"Tesoro, se fossi etero, stasera non uscivi di certo da camera tua!" mi dice all'orecchio.
Adoro quando mi dice certe cose. Mi fa sentire sicura di me e bene con me stessa.
Gli sorrido, afferro il suo braccio ed entriamo nella villa.
È esattamente come la ricordavo: spaziosa ed arredata con mobili d'antiquariato.
"Ti prendo qualcosa da bere?" mi grida all'orecchio, a causa della musica altissima "Approfittiamone visto che c'è poca fila"
Faccio segno di si con la testa e ne approfitto per fare un giro. Do un'occhiata al soffitto affrescato del salotto, tocco il secretair del settecento nel corridoio e osservo la stanza accanto alla cucina, dove io e Alex ci nascondevamo per mangiucchiare di nascosto prima di pranzo.
Cerco A.C. con lo sguardo ma non lo vedo da nessuna parte. La musica è assordante ed il tavolo col buffet è troppo lontano e per raggiungerlo dovrei fare lo slalom tra un miliardo di persone. Preferisco mantenere un profilo basso e passare inosservata.
Qualcuno mi spintona per sbaglio e finisco contro il mobile del salotto.
Che palle, stare in mezzo a tutta questa gente già mi scoccia e camminare su tacchi si sta rivelando più difficile del previsto.
"Guarda, guarda chi se vede" sento una voce inconfondibile e nella mia testa la musica quasi si ferma. Tutto si ferma. Anche il cuore, per un attimo. Poi riparte tutto a raffica e il respiro si smorza.
"Allora non hai solo maglioncini depressi nell'armadio"
Quante cazzo di probabilità c'erano di trovare Damiano a questa festa? QUANTE??
Non è possibile, è una persecuzione. Dev'essere una specie di prova divina. Tipo che se resisto a lui, ho l'accesso diretto al paradiso. Altrimenti come si spiega?
"Guarda chi c'è" gli dico "Il Coglione del Marciapiede"
"Quanto affetto....Addirittura un soprannome?"
Le luci nella stanza sono sui toni del viola, del rosso e del blu. Vanno e vengono e non mi permettono di vederlo come si deve, in più è in contro-luce. Noto solo i suoi soliti capelli sciolti e il look diverso dal solito, con un completo nero elegante ed una camicia di cui non capisco il colore. Forse nera?
"Te lo sei meritato, direi"
"Sei qui da sola?"
"Perchè?"
"Perchè me stavo chiedendo che devo fare per meritarmi anche un ballo, oltre al nomignolo"
"Non ci ballo con te" gli dico schietta "Puoi anche andartene se sei qui per questo"
"A dire il vero sono qui per suonare"
Suonare? Ah, già la sua band.
Un momento. La sua band suonerà qui? Oh, santissimo!
E ora che dico?
"In bocca al lupo, allora" mi volto dall'altra parte e fingo disinteresse.
"Vabbè dai, ti saluto Carboncino"
Quanto odio quando mi chiamano in quel modo. Vorrei girarmi e mandarlo al diavolo ma grazie al cielo arriva Stefano.
"Eccoci qui" dice porgendomi un bicchiere in plastica trasparente "Un mojito per te e una coca per me"
"Mia madre sarebbe fiera di te"
Da un'occhiata in giro e poi torna da me:"Ancora niente tracce del tuo A.C.?"
"No, di lui no" rispondo "Ma in compenso ho avuto un altro spiacevole incontro con Damiano"
"Spiacevole eh?" alza un sopracciglio, come fa sempre quando mi analizza.
"Non provarci nemmeno, Nardi" dico perentoria "Non mi importa niente di quello. E poi è qui solo per cantare con la sua band"
"Cosa? Quel pezzo di manzo canta anche? Dei del cielo, sei davvero impazzita!"
"Non sono impazzita, ma l'hai visto bene? Non può essere che gli interessi io. Quello ha in mente solo una cosa"
"E dov'è il problema?"
"Il problema è che non è il mio genere"
Mi guarda stranito:"Il vero problema, Ali, è che dovresti lasciarti andare una buona volta"
Che vuole dire?
"Andiamo guardati: sei ad una festa esclusiva, sei truccata e vestita da fare invidia a tutte le oche della nostra classe, hai un bocconcino che ti corteggia e te ne stai li a lamentarti?"
"Io non mi sto affatto lamentando"
"A me sembra il contrario. Insomma quando è stata l'ultima volta che ti sei divertita sul serio, dopo l'incidente?"
Non gli rispondo. Non saprei che dirgli, ha ragione su tutto. Ma è così difficile divertirsi con quel macigno sul cuore. Forse con un pò d'alcool....
"Da retta a me, Carboncino. Divertiti e almeno per stasera....lascia Jane Austen fuori dalla porta" mi accarezza il mento e si allontana.
Forse ha ragione? Mi muovo tra la folla, mentre in lontananza vedo Damiano salire sul palco allestito per l'occasione.
Forse dovrei davvero lasciarmi andare solo per una sera? In fondo non mi diverto mai sul serio.
Butto giù d'un sorso il mio Mojito e la gola mi va in fiamme.
"Massì, al diavolo tutto" mi dico "Per stasera, fanculo Jane Austen"
Mi volto verso il barista dietro alla fila di tavoli.
"Un gyn tonic, per cortesia"
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BEGGIN -(IN REVISIONE PRE PUB)
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