28.

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Ecco il capitolo, finalmente.
Il primo di quelli che usciranno oggi. Perdonatemi, ma purtroppo, come alcuni di voi hanno notato, l'applicazione ieri non funzionava molto bene.
Ora sono tornata, quindi godetevi i capitoli di oggi.
Un abbraccio.
DJ

È l'una di notte, mia madre è via già da un giorno con Dario, il suo nuovo compagno ed io sono sola ed abbandonata ai miei pensieri deprimenti. Hanno già mandato tremila messaggi per chiedere se sto bene, se ho bruciato la casa riscaldando i saltimbocca de nonna o se ho dato due giri di chiave alla porta. Come se avessi quattordici anni e non sapessi stare a casa sola per tre giorni.
Stefano continua a chiamarmi ripetutamente da più di un'ora, ma non voglio rispondergli. Di certo vorrà dirmi quello che è successo quando ha ridato la bandana a Damiano e vorrà cercare di convincermi a parlargli, come ha fatto anche prima che me ne andassi.
Ho tempo anche domani per affrontare certi discorsi. Stasera voglio stare da sola e basta. Ma non è semplice con tutti sti pensieri che mi affollano la mente.
Vorrei dormire, vorrei respirare, vorrei vivere. Ma non ci riesco, non con gli occhi di Damiano a fissarmi.
Non è nemmeno qui, eppure lo vedo in ogni angolo di questa camera.
Ogni singolo centimetro quadrato su cui abbia camminato è impregnato della sua presenza. Sento quasi male al cuore, se guardo lo specchio dove si sistemava i capelli ogni fottuto secondo. O se guardo il puf rosso accanto alla finestra, contro il quale imprecava quando sbatteva puntualmente il mignolo del piede.
Mi fa male persino stare sotto le coperte. Perchè il cuscino dalla parte sinistra ha ancora il suo odore, sensuale e fresco, come lo ricordavo.
In realtà è merito di Stefano, che come regalo di consolazione, dopo la partenza di Damiano, mi ha dato un boccetta di profumo identico al suo.
Che cosa stupida, eh?
Il problema è che per riuscire a dormire, le prime notti, lo ho spruzzato dappertutto. Ed ora ho la camera, le narici, il cervello e il cuore invasi dal suo profumo.
Faccio una mezza capriola e mi giro a pancia in su sul materasso. Inizio a fissare il muro.
Quando Damiano ha avuto l'idea di scrivere La Voglia, eravamo proprio in questa posizione. Fissavamo l'intonaco rovinato nell'angolo a destra della stanza e a lui è venuta in mente la prima frase per la strofa.
Forse potrei...
No. Resisto alla tentazione di prendere il cellulare e riascoltare la registrazione che avevo fatto mentre me l'ha cantava una volta terminata. Sarebbe solo deletereo in questo momento.
Era così bello stasera, con addosso quella giacca scura.
E il modo in cui mi ha guardata? Sembrava non fosse sicuro che fossi reale.
Quella maglietta oro l'avevamo comprata insieme in corso Como. Lo stesso giorno in cui X Factor gli aveva dato l'esito del primo provino. Quante lacrime quella sera, senza dirglielo!
Che poi ora, non è che sia molto diverso.
Che schifo di sensazione la mancanza di qualcuno. Hai un vuoto dentro che nessuno, nemmeno i tuoi cari riescono a colmare ed ogni giorno sembra diventare più grande e profondo.
Devo smetterla di pensare a lui. Soltanto così riuscirò a scordarlo. DEVO scordarlo.
Mi alzo e faccio per levarmi la maglietta per infilarmi il pigiama, ma il rumore metallico del campanello mi interrompe.
Hanno suonato alla porta a quest'ora? Ma chi diavolo può essere?
Mi copro la gola per non prendermi un accidente, mi affaccio alla finestra della mia camera e per poco non ruzzolo giù dal terzo piano.
Damiano David è di fronte al portone di casa mia.
L'ossigeno nei polmoni esaurisce ed io mi sento come se stessi per precipitare all'inferno. Lo guardo in silenzio, dall'alto, annaspando. Poi, per non farmi vedere, mi ri-precipito in casa e mi appoggio qualche secondo con le spalle al muro. Tanto per dare tempo alle mie gambe molli di tornare normali.
Damiano è lì sotto ed a giudicare dalla sua faccia e dal modo in cui continua ripetutamente a suonare il campanello, non sembra volersene andare.
Porca puttana è l'una di notte e se continua così la mia vicina si affaccerà, vedrà Damiano e scoppierá un casino. Ma forse se nessuno risponde, capirà che in casa non c'è nessuno.
Magari penserà che io sia andata a dormire da Stefano.
Seeh, come no!
D'accordo, Ali...Devi fare qualcosa e alla svelta.
Il campanello suona di nuovo, ripetutamente e così mi convinco che l'unico modo per farlo smettere è farmi sentire.
"Se pò sapè che cazzo hai da sonà?" gli grido, cercando però di non svegliare tutto il quartiere "Vuoi risvegliare i morti?"
"Alice, aprimi, devo parlarti" mi dice. Non sembra nemmeno la sua voce e biascica un poco. Di sicuro ha bevuto, non molto, ma lo ha fatto.
"Damiano, vattene a casa, dammi retta"
"Nun me ne vado finchè nun me apri" grida guardando in su "La signora De Biasi sarà parecchio 'ncazzata domani se non la lascerò dormì stanotte" Che stronzo!
Ha bevuto, ma non abbastanza da non ricordarsi i dettagli ed il cognome della mia vicina pettegola e rompi-scatole.
"Dem, non sto scherzando, vattene!" faccio un ultimo tentativo.
"Manco io scherzo Alice" mi urla "Apri o giuro che mi attacco al campanello e ci resto finchè non arrivano i carabinieri"
Santo cielo, che palle...Lui e la sua dannata cocciutaggine!
Se cedo ora, sará l'inizio della fine. Ma conosco Damiano e so che non sta per niente scherzando.
Anche da qui riesco a vedere le.rughe che gli si formano tra le sopracciglia, quando fa lo sguardo serio.
E adesso?
"D'accordo, ti apro, ma smettila di gridare!" rientro in casa, vado al citofono e non so perchè, ma in un angolino del mio cervello, immagino Damiano sorridere soddisfatto.
Lo sapevo, ho ceduto di nuovo. E senza nemmeno accorgermene. Ma come diavolo devo fare con lui?
Mi fa così arrabbiare. E mi fa così bene al cuore.
Forse è per questo che ho ceduto. In fondo quando lasci una persona ma la ami ancora è così che va a finire. Un pò come quando nonna spegneva il camino, ma le braci ardevano ancora e papà si areabbiava.
E se le braci ardono ancora, ci sará sempre pericolo di un incendio. Brava, Alice!
È questo che volevi?
Ora lui salirà da te e tu non sarai più in grado di connettere.
Si era detto che lo dovevi tenere a distanza o sbaglio?
Che diavolo ti succede? Dov'è finita la ragazza di polso di una volta?
Sento la porta d'ingresso aprirsi ed il cuore mi scoppia in petto. È lui.
Lo raggiungo in corridoio. Non voglio che entri in camera mia, non voglio che pensi di avere ancora certe libertà, o di avere la più piccola speranza.
Perchè non ce l'ha, giusto?
Apro la porta della camera per andare da lui, ma è stato più veloce e me lo trovo davanti.
Ha addosso la sua pelliccia, quel pezzo unico che tra qualche anno varrà milioni, quando sarà famoso e riempirà gli stadi.
E il cappello.
Ho ancora una polaroid di un selfie che mi ero scattato con quel cappello in testa. Il giorno in cui è partito per Milano.
Restiamo occhi negli occhi per qualche istante.
È buffo: quando le persone hanno troppe cose da dirsi, restano ferme e si guardano e basta, in silenzio.
"Ciao" mi dice piano.
Mi sta guardando di nuovo in quel modo. Come si guardano quelle cose che hai perso e che ritrovi dopo tanto tempo. Continua a percorrere le linee del mio viso con gli occhi e per come mi guarda, sembra quasi che di lì a poco sia pronto a toccarmi, per capire se sia un miraggio o meno.
"Ciao" gli rispondo. Lui chiude gli occhi. Credo che stia cercando di godersi la mia voce.
"Mi sei mancata" ed eccole lì, di nuovo, quelle rughette che adoro.
Gli sono mancata.
Davvero? Anche mentre si scopava Vic, o mentre mi deridevano lanciando il mio carboncino in giro nella stanza?
Anche lui mi è mancato. Lui mi è mancato sul serio però.
Non sono quasi sopravvissuta senza di lui in questi mesi. Quando provi la vera felicità, poi è dura vivere senza.
"Damiano, che cosa vuoi?" chiedo, fingendo indifferenza.
"Ora come ora, vorrei soltanto baciarti e nient'altro" risponde, facendo un passo verso di me "Ma visto che non lo posso più fare, credo che palare andrà benissimo"
"Hai bevuto"
"Ci ho provato" mi dice "Sono arrivato al secondo Vodka Tonic ma poi mi sono accorto che non serviva a niente"
"Che vuol dire?"
"Vuol dire che l'unico modo per smettere di pensarti, Carboncino, è morire" si avvicina e continua il suo discorso "Perchè da quando ci siamo lasciati alla stazione, non ho fatto altro che averti in testa, ogni fottuto attimo. Sempre qui dentro" dice indicandosi la testa.
Fingere che le sue parole non mi tocchino è sempre più dura. Ed è solo l'inizio, è appena entrato in casa.
Ma non posso cedere adesso, non posso.
"Anche quando ti scopavi, Victoria? Anche lì ti mancavo?" gli domando.
Indietreggio quando vedo che si avvicina e si chiude la porta di camera mia alle spalle.
Per come mi guarda, mi sembra la prima volta che l'ho incontrato. Un leone pronto ad attaccare.
Ed io non mi sono mai sentita così in gabbia come ora.
Lo vedo levarsi la pelliccia ed il cappello e lanciarli sul mio letto.
E adesso?

CONTINUA...

BEGGIN -(IN REVISIONE PRE PUB)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora