15.

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Sono talmente nervosa che ho quasi la nausea. Prima di tutto perchè questa è la prima volta che un ragazzo mi chiede di uscire. Leonardo nemmeno lo conto dal momento che ero stata io a fare la prima mossa e che ci siamo lasciati dopo tre settimane.
E poi sono in ansia per mia madre. Io e Stefano abbiamo dato vita ad un piano super elaborato per fare in modo che mia madre non sappia con chi esco stasera. Se sapesse che è con Damiano che passerò la serata, anzi che con Stefano, sarei in punizione a vita.
Il campanello suona e mi affretto ad andare ad aprire, prima che Nardi si faccia fregare dalla paura e mandi a puttane il nostro piano.
"Sei pronta?" mi chiede, appena mi vede.
"Si, prendo la borsa e arrivo" mi volto e mia madre è li a fissarci come un condor.
"Dove andate?"
"Questa sera c'è un un gruppo che suona in un locale a Trastevere. Li andiamo a sentire e poi la riporto a casa"
"D'accordo, ma mi raccomando, andate piano"
"Certo mamma, come sempre" le sorrido per tranquillizzarla ed esco di casa.
"Lo sai" mi dice Stefano "Ho il sentore che prima o poi, questa cosa di mentire a tua madre, mi si ritorcerà contro"
Gli sorrido ed entro in auto.
"Tranquillo, è l'ultima volta"
Nardi alza un sopracciglio:"Vuoi darla a bere a me signorina?"
"Che intendi?"
"Intendo, che per quanto vi ostiniate a fingere che non sia così, questo è un appuntamento a tutti gli effetti" mi risponde "E non sará l'ultimo"
Io non ribatto nemmeno.
Non saprei che cosa dire, considerando che potrebbe avere ragione.
Ho portato con me i carboncini e l'album da disegno. So che probabilmente quella del ritrarlo era una becera scusa per vedermi. Ma io ho portato comunque il materiale, tanto per non dare a vedere che mi sto facendo delle aspettative.
Quando siamo sicuri che mi madre sia dalla vicina, torniamo di fronte al mio palazzo e parcheggiamo lì.
"Sicura che posso andare?"
"Si, tranquillo, ormai crede che siamo già andati via da un pezzo"
"D'accordo ti lascio" mi dice con un bacio sulla guancia "Sei bellissima stasera, scricciola" gli sorrido e scendo dalla macchina.
Mi bastano qui due minuti da sola per andare totalmente in panico e soffocare nelle domande e nei dubbi.
E se fosse tutto un piano per portarmi a letto? O una scommessa...Magari è come in quei film che vedo sempre in tv. Ha fatto una scommessa e deve riuscire a portarsi a letto Carboncino entro la fine della scuola?
Insomma, non posso piacergli davvero, è assurdo!
Vedo arrivare la sua Renault blu e il cuore inizia a galopparmi in petto.
È indubbiamente lui.
Con i The Struts a tutto volume, parcheggia di fronte a me, poi si sporge per aprirmi la portiera e da quella posizione mi lancia un sorriso tentatore.
Perfetto. Nemmeno mi ha parlato ed io ho già il cervello in tilt.
Indossa una camicia bianca che sembra di lino, con bretelle nere intonate ai suoi occhi scuri, lo vedo non appena mi siedo in macchina. Lui mi sorride di nuovo e parte.
Per qualche minuto nessuno dei due parla ed io faccio quasi fatica a respirare per l'atmosfera che si è creata in auto. Parte Time is running out dei Muse ed io come sempre faccio fatica a contenermi ed inizio a cantarla in playback, cercando però di darmi un contegno.
Lui si volta e mi lancia uno sguardo enigmatico:"Hai portato il carboncino?"
E adesso? Che faccio?
Se gli dico di no gli faccio capire che speravo stesse scherzando e che questo fosse un appuntamento. Ma se gli dico di sì, gli sembrerò una sfigata che ci ha creduto sul serio.
Maledetto il suo caratteraccio, che non si capisce mai quando scherza o è serio!
Meglio restare sul vago.
"Quello lo ho sempre con me" dico secca "Per questo mi chiamano in quel modo"
"E per te è solo un soprannome o è un insulto?" chiede continuando a guardare la strada.
"Dipende da chi mi ci chiama" rispondo.
"E io posso, o ti offendi?"
Guardo il finestrino e sorrido, sperando che non se ne accorga.
"Vedremo" dico, poi lo guardo seria "Non mi hai ancora detto che cosa vuoi in cambio del ritratto"
"Tranquilla, non è niente per cui rischierei una denuncia"
"Allora, cosa vuoi?"
"Un appuntamento"
D'accordo, sono un pò confusa. Questo non è già un appuntamento?
"In che senso?"
"Nel senso che ora vado dove mi dici tu e lascio che mi disegni come te pare" dice lascivo "Ma la seconda parte della serata la decido io...E voglio che sia un appuntamento"
"Un appuntamento? Tu?"
"Seh, io...Perchè? Dici che non sono il tipo?"
Non dico nulla e faccio segno di no con la testa:"Non ti conosco, non saprei. Ma per come ti vedo..."
"Visto? Hai detto bene" mi interrompe "Nun me conosci"
Scala la marcia e accelera un poco, su una strada che non conosco.
"Ecco perchè stasera sei uscita con me...Per conoscermi"
Come sempre me ne resto zitta, immersa nei miei dubbi e nelle mille domande che mi frullano in testa. Insomma, lui vuole un appuntamento serio? Con me?
Perchè? Che cosa ci trova di interessante in una come me, se non il fatto di portarsi a letto l'unica che ancora non ha ceduto alle sue avances. Un bieco tentativo di dimostrare ancora una volta la sua superiorità.
"Allora, dove vuoi portarmi?" mi chiede.
"Non ne ho idea"
"Andiamo, non c'è un posto dove c'è la luce giusta, l'angolazione perfetta e lo sfondo che più si addice a ritrarre un figo come  me? Quelle cosenda artisti, 'nsomma!
Ci penso su un momento, senza che mi venga in mente nulla. Poi d'improvviso mi assale un ricordo, uno di quelli agrodolci che quando ci pensi non sai se piangere o riderci sopra.
"Ci sarebbe un posto" dico vagamente malinconica "Un angolo sul lungo Tevere. Mi ci portava sempre mio padre a disegnare"
"Perfetto" dice sorridente "Sai come arrivarci?"
"Si" dico titubante "Gira a destra"

Stiamo passeggiando lungo il Tevere da circa dieci minuti ed i ricordi mi stanno assalendo sempre di più.
"Che hai?" mi chiede Damiano "Sembri triste"
"Niente, è solo che questo posto mi fa tornare in mente mio padre"
"Non c'è più?"
Scrollo la testa guardando in basso.
"Mi dispiace" risponde "Non so proprio come dev'essere perdere un genitore!"
Passiamo di fronte ad una bancarella che vende dolciumi: "Ma forse so come  far tornare il sorriso ad una bella ragazza triste" mi afferra la mano e si fa seguire sino alla bancarella.
"Mi da due sacchetti de frizzarelle, per favore?" chiede al venditore allungandogli una banconota, prima ch'io possa protestare.
"Frizzarelle?"
"Mio nonno dice sempre: nun c'è male ar monno che nun possa passà co' na frizzarella
"Che cosa sono?"
"Assaggia" mi dice passandomi il sacchetto. Ci infilo una mano dentro e ne metto in bocca una.
All'inizio hanno un sapore dolce, ma subito dopo diventano brusche da perdere la testa ed io mi piego in due per l'aspro che sento in bocca.
"Oh mio Dio, ma sono immangiabili!" dico ridendo.
"Brusche, vero?" mi dice prendendomi in giro "Non sputarla, mi raccomando che ora diventa più dolce!"
Strizzo gli occhi ed attendo finchè non sento finalmente un pò di dolce sulla lingua.
"Ecco fatto!" mi dice "Ora puoi masticarla, è una comune gomma"
Faccio come dice lui e gli sorrido:"Caspita, tuo nonno ha gusti particolari" dico riprendendo a camminare.
"Mio nonno mi ha trasmesso tutto di lui...Compresi i suoi gusti si"
"Anche il buon gusto in fatto di abiti?" chiedo nel tentativo di fargli un mezzo complimento per il suo outfit impeccabile. Lui accenna un sorrisetto e fa una mezza giravolta, che termina a pochi centimetri da me. Mi piazza i suoi occhi addosso e come sempre io divento incapace di muovermi e pensare.
"Se per questo anche quello in fatto di donne"  mi dice piano, come al solito fissandomi le labbra.
"Allora io che ci faccio qui?"
"Che intendi?"
"Bhe, andiamo...Non sono certo il tuo tipo di ragazza!"
"Ma che ne sai di chi è il mio tipo?"
"Guarda che le vedo le ragazze con cui vai in giro, sai?" rispondo "Tutte perfette,con lo smalto abbinato al rossetto e gli outfit ultra accessoriati"
"Il fatto che mi ci vedi in giro, non significa che siano il mio tipo"
Vorrei controbattere, parlandogli della sua bassista ma non voglio che pensi che sono gelosa.
Lo sono?
"E se ti dicessi che invece sei esattamente il mio tipo?" si fa sempre più vicino ed io non sono più in grado di controllare nessuna reazione del mio corpo.
"Che c'è, Carboncino? Non parli più?"
Non ho tempo di dire niente, perchè le sue labbra sono già sulle mie, ad unire il dolce della mia gomma da masticare a quello frizzante della sua frizzarella.
Insinua la sua lingua nella mia bocca ed inizia il suo gioco di seduzione.
Fa scorrere una mano sotto il mio giacchetto in jeans e mi accarezza la schiena, lasciando poi una scia bollente di baci sul mio collo, che mi manda su di giri in un attimo.
Santo cielo! Siamo a Trastevere Ali, di fronte a tutti! Ripijate!
"Siamo quasi arrivati" gli dico staccandomi a fatica da lui "E' qui dietro l'angolo"
Lui mi guarda negli occhi, sorridente ed ancora con un pò di fiatone:"Fammi strada allora, Carboncino"




BEGGIN -(IN REVISIONE PRE PUB)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora