Capitolo 3 - La Graduatoria

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"Soggetti ammessi al test finale per il Grado di Élite accademica" recitò l'inizio della trasposizione digitale di un documento su un grande proiettore tridimensionale, che venne assaltato da una ingente quantità di persone.

Il luogo non fu niente meno che la hall della sede principale della prestigiosissima Accademia di Addestramento e Conoscenza dell'Impero di Argonida, un organismo il cui fulcro centrale risiedeva a Phanial e si estendeva, attraverso una miriade di succursali, su tutta la Galassia.

Qualsiasi giovane argonidiano aveva diritto al suo accesso a patto di aver conseguito e superato il Test Preliminare, dopodiché avrebbe potuto iniziare ad aspirare ad una carriera militare di successo, attraverso duri allenamenti, corsi e passaggi di grado. Il sistema di graduazione si costituì come una piramide, dove alla base risiedevano i soldati semplici che costituivano la maggior parte dell'armata argonidiana, a salire venivano i loro superiori, dotati di maggior carisma e capacità, fino alla punta, che solo in pochi avrebbero potuto raggiungere, grazie alla tenacia e ai loro talenti naturali. Quella punta rappresentava l'élite dell'Impero, seconda soltanto all'Imperatore e al suo Consigliere, ma per conquistare quella vetta sarebbe stato necessario passare una prova impossibile ai più, mortale per gli inesperti.

L'Accademia si raccolse quasi completamente all'interno di quel mastodontico salone per poter ammirare l'uscita delle graduatorie, che avrebbero decretato quali fossero gli otto argonidiani degni di poter affrontare tale prova. Una prova che si sarebbe potuta sostenere solo una volta ogni cinque hakt, un esame per ventiquattro giovani argonidiani, provenienti dalle tre più grandi accademie - otto aspiranti da ognuna - di tutto l'Impero.

Il sole iniziò a sorgere e l'aurora prese piede, investendo man mano l'intera Capitale, giungendo infine alla ciclopica gradonata che si imponeva sull'entrata della più facoltosa Accademia dell'Impero. Ai bordi di quei titanici scalini, sedevano due giovani, intenti ad osservare l'alba, concentrando il proprio sguardo sulla linea dell'orizzonte, frastagliata dalle numerose strutture di cui la città era ricca.

Uno di essi iniziò a massaggiarsi il polso, nel quale teneva un massiccio bracciale dal colorito scarlatto, poi si pronunciò «A breve ci sarà il momento della verità, o dentro o fuori, o la gloria o una vita qualunque... oggi scriveremo il nostro destino.»

La presenza femminile, che sedeva accanto a quel tipo massiccio e con i bracciali rossi, distolse lo sguardo dalla luce rosea che offriva il sorgere del sole e puntò i propri occhi di un intenso verde acceso verso la montagna dai capelli lunghi e lisci, per poi pronunciarsi «Non essere così duro con il destino, né con te stesso. Hai dato il massimo finora, lo abbiamo dato insieme.»

La luce rosea del sole illuminò il volto della ragazza, mostrando i suoi simboli argonidiani, color fucsia, posti lungo la fronte e che diramavano dalla tempia destra verso il basso, fino allo zigomo. Un ciuffo della candida chioma ribelle le ricadde in avanti, proprio quando il volto mostrò un lieve sorriso.

«Sono anni che siamo qui dentro, abbiamo dedicato la nostra vita a questo e guarda... Guarda quanto siamo arrivati in alto grazie alle nostre capacità! Fermarci adesso non sarebbe altro che un dispiacere» replicò l'imponente individuo.

Un paio di occhi rosso scarlatto scrutarono quella ragazza, il cui volto era segnato per una metà da quei tipici tatuaggi, ma stavolta di un verde fluorescente. Una mano le spostò quella ciocca di capelli fuori posto e le accarezzò il viso, al ché lei rispose «Comunque vada, sarò sempre al tuo fianco, Kstumtraw.»

L'argonidiano imponente dai capelli biondi, sentendo quelle parole, fece trapelare un sorriso, avvicinò il viso a quello della ragazza e le diede un bacio intenso.

«Wary! Wary!» si udì qualcuno esclamare quel nome e, sentendosi chiamata in causa, la ragazza si staccò dalle labbra del compagno e si voltò verso l'entrata dell'Accademia, da cui proveniva quel vociare.

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