Mentre procedeva con passo incerto e barcollante, dovuto alla ferita sulla gamba e alla stanchezza, la mente di Ellen non faceva altro che ruotare intorno a quell'ultimo brutto quarto di hidal come se fosse in loop, ricordando il volto dai lineamenti delicati di quel bambino, Atid.
Avrà avuto al massimo dieci hakt... e ho permesso che morisse, pensò Either, mostrando più delusione verso sé stesso che rabbia nei confronti di quegli esseri ignobili.
Camminò per una buona metà di hidal lungo le devastate strade della capitale phanialana, udendo i boati delle navette nella stratosfera ed altrettanti più dirompenti, dovuti all'accesissimo ed apparentemente interminabile scontro fra l'imperatore argonidiano e il leader degli zubeliani.
Trovassi un modo per contattare la Mente, sono distrutto, pensò Either, ormai allo stremo delle forze, accasciandosi su un marciapiede ed osservando il cielo turbolento.
La sua mente, dopo aver percorso ancora una volta il ricordo di come non sia riuscito a salvare quel bambino, iniziò ad elencare tutto ciò che avrebbe dovuto comunicare alla Mente Centrale, al fine di rovesciare la tragica situazione che sta gravando su tutta Argonida.
Riattivare le Guglie.
Contattare il resto dell'Impero, nella speranza che vi siano superstiti.
Comunicare la partenza dell'élite alla volta del satellite Birim-Ri, in seguito ad un avvistamento nemico diretto proprio in quel satellite.
Cercò di rialzarsi, invano. Il suo corpo si stava atrofizzando per gli sforzi compiuti. Chiuse gli occhi, strinse i denti e riprovò ancora, mettendosi seduto.
In quel momento però, il suo sguardo venne attirato da qualcos'altro. Tre navicelle aliene si abbassarono così tanto di quota da sfrecciare fra i palazzi della città, inseguendone un'altra in fuga, appartenente a Phanial.
Una scarica di proiettili colpì di striscio la nave in fuga, che sbandò e perse quota, ma prima che potesse arrivarle il resto del piombo, un raggio luminoso, giunto da un luogo oscurato dai palazzi, colpì tutti e tre i veivoli nemici, abbattendoli.
«LE GUGLIE! SONO RIUSCITI A RIATTIVARLE!» esultò il responsabile élite che, in quell'esplosione d'euforia ritrovò la forza per muoversi, dirigendosi verso il jet argonidiano precipitato per strada a qualche decina di metri di distanza.
Una volta giunto per prestare soccorso al pilota, aprì il vetro con le proprie forze, esportando il corpo del pilota privo di sensi.
«Forza, forza, sveglia!» lo schiaffeggiò Ellen, tentando di farlo rinvenire. Riprovò più volte, ottenendo però scarsi risultati.
«D'accordo, riproviamo con questo,» disse, più a sé stesso che al pilota svenuto «dovrebbe funzionare.»
Mise una mano davanti all'altra ed evocò nuovamente quello stiletto energetico che aveva utilizzato precedentemente per sgretolare i detriti che avevano sepolito il piccolo Atid e, successivamente, folgorato i due alieni.
Con un gesto lo divise un due pezzi, li impugnò delicatamente e li appoggiò per un attimo sul petto del soldato, dandogli una piccola scarica elettrica.
Il pilota si scosse e si tirò su di colpo, emettendo un grosso sospiro e, vista la figura di Ellen e non quella di un invasore, lo abbracciò tra le lacrime.
«Tranquillo, adesso sei salvo» lo rassicurò Either.
«Pensavo fosse finita, erano troppi che mi stavano alle costole e lassù dai miei compagni la situazione non è che sia poi così diversa. Quei dannati bastardi... ne abbatti uno e ricompaiono in tre» esplose in fine il sopravvissuto.
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Sorcerers Against - First Siege
Science Fiction[SECONDO ATTO DELLA TRILOGIA] Indietro nel tempo, agli albori di una faida aliena. Un'Ombra su Argonida, araldo di una catastrofe imminente. Prima di poter guardare ancora avanti nel futuro, bisogna dare un ultimo sguardo al passato, sin da quando...