Mentre quelle sconcertanti parole rimbombavano ancora nella mente dell'argonidiano, colui che lo teneva prigioniero osservava il suo sguardo sconcertato con stupore e curiosità, iniziando a capire il forte legame che vi era fra Phantalosius e l'Imperatore.
«Non posso crederci...» sussurrò l'uomo dalla capigliatura argentata.
«Ma non mi dire» rise beffardamente il nemico «dev'essere davvero brutto scoprire di essere il successore al trono ma non aver il tempo di potersi gustare tutto quel potere.»
L'argonidiano stropicciò il foglio, stringendolo nella mano destra che si era serrata in un pugno, poi osservò torvamente il nemico, mostrando allo stesso tempo rabbia ed impotenza nei suoi confronti.
«Pagherete, traditori della patria» ringhiò alla fine.
«Traditori?» chiese Shadow, inclinando il volto da un lato.
«Esatto, tu e quell'altro avete ucciso il nostro imperatore!» sbottò l'altro, digrignando i denti.
«Nostro?» fece la minaccia, sottolineando quell'aggettivo «Vostro, vorrai dire!»
«Cosa vorresti dire con questo?!»
«Non vedi? Ti sembro per caso un argonidiano?» domandò sarcasticamente il tipo dalle iridi di ghiaccio.
«Come?» sussultò Phantalosius, rimanendo a bocca aperta, distanziandosi di qualche passo dal creatore di quel misterioso piano diabolico.
Quest'ultimo emise un ghigno, estasiato per chissà quale motivo dalla reazione del prigioniero, poi avanzò di qualche passo lungo quel corridoio.
«Seguimi» ordinò, infine.
♦◊♦
All'interno dello stanzone bianco, nel quale vennero chiusi i componenti dell'élite imperiale, calò un silenzio quasi sovrannaturale, interrotto ad intervalli regolari dalle gocce di sangue che fuoriuscivano dal corpo esanime di Jetar e precipitavano al suolo, espandendo la pozza di liquido rossastro presente al di sotto della sedia.
Dutim osservava ancora il compagno caduto, amareggiata per la sua morte, iraconda nei confronti del colpevole. Se avesse potuto, avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro ed impedire tutto ciò, per contrastare il criminale traditore qual era Kal. Ma sarebbe stato comunque invano, perché, come gli altri, era stata privata delle sue capacità, della sua energia intrinseca che le permetteva di avere una forza straordinaria, l'evocazione della propria ascia luminosa e di tanti altri incantesimi che avrebbero sicuramente impedito al destino di portarsi via Jetar.
La ragazza ripensò a quella lama energetica che trafiggeva il compagno impotente. Pensò al volto pieno di crudeltà di quello che si pensava fosse un fidato compagno. Pensò a quanto, in quel momento, le sue iridi verdi e i suoi simboli giallastri emanassero violenza e voglia di riscatto, di potere.
Si volse distrattamente verso il volto incosciente della sorella dell'assassino, Wary, i cui simboli presenti nella fronte e sullo zigomo destro non emanavano alcun tipo di luce.
Osservò quelli presenti in parte del volto di Kstumtraw. Spenti anch'essi. Anche quelli degli altri.
Ma Kal li aveva accesi, realizzò infine.
«Ci hanno messo qualcosa...» borbottò infine.
«Che hai detto?» domandò Cyaner, la cui attenzione venne attirata da quel flebile sussurro.
«Qualcosa ci impedisce di avere accesso alla nostra energia intrinseca» schiarì la voce allora lei.
«Ci sarà sicuramente qualcosa nell'ambiente che ce lo impedisce» rifletté il mentore, che aveva iniziato a seguire il discorso.
STAI LEGGENDO
Sorcerers Against - First Siege
Science Fiction[SECONDO ATTO DELLA TRILOGIA] Indietro nel tempo, agli albori di una faida aliena. Un'Ombra su Argonida, araldo di una catastrofe imminente. Prima di poter guardare ancora avanti nel futuro, bisogna dare un ultimo sguardo al passato, sin da quando...