L'ascensore principale del bunker iniziò la discesa in modo progressivo, mantenendo poi una velocità costante. La cabina, di forma quadrata e larga diversi metri per lato, era costantemente illuminata da quattro tubi di neon posti parallelamente tra di loro, attaccati al soffitto, lunghi tanto quanto l'ascensore.
«Non ricordavo fosse così in profondità» borbottò per un attimo Master, che ancora teneva in braccio una Iyses priva di sensi.
«L'abbiamo visitato una sola volta e diversi hakt fa, è normale non ricordarsene» replicò Cyaner, avvalorando l'affermazione dell'amico.
«Signore, è necessario fare subito rapporto?» domandò all'improvviso il responsabile Ellen, nei confronti del Saggio sopravvissuto.
«La situazione è critica e il nemico potrebbe ripiombare sulle nostre teste da un momento all'altro, ma visto e considerato che gli scudi deflettori hanno fatto egregiamente il loro lavoro e le vostre condizioni psico-fisiche non sono tra le migliori, credo che un paio di hidal per riposarvi e darvi una rinfrescata siano d'obbligo» rispose.
«La ringraziamo» fece Kit, mostrando riconoscenza.
I neon della cabina sfarfallarono per un momento e l'ascensore emise un lieve cigolio.
«Bene, ci siamo» decretò il Saggio, che attese l'apertura dei portelloni.
Agli occhi dei giovani argonidiani e del loro mentore, si prospettò una sorta di galleria inverosimilmente spaziosa, caratterizzata da decine e decine di corridoi secondari, tutto equipaggiato da degli avanzati impianti di illuminazione ed areazione. All'interno di quel posto, circolava ogni sorta di mezzo, che fosse un jet di ritorno da una ricognizione o un grosso camion incaricato di trasportare viveri o di collocare i rifugiati argonidiani nel settore di appartenenza.
«Non avrei mai creduto che potesse essere grande a tal punto» boccheggiò Dutim, mentre contemplava la grandiosità di quel bunker.
«E funzionale, soprattutto» aggiunse il Saggio.
«Speriamo regga i futuri attacchi di quei bastardi, allora» fece invece Cyaner, dubbioso.
«Oh, ma certo che regge. Anzi, io dico che li prenderemo a calci prima che possano riavvicinarsi» replicò Kstumtraw speranzoso.
«Ragazzi, da questa parte, per i vostri alloggi» li interruppe il Saggio, per condurli dove avrebbero potuto riposare momentaneamente.
♦◊♦
Era stata assegnata una stanza per ogni membro dell'élite e per il loro responsabile, ma, a causa della condizione di due di loro, chi le aveva soccorse ebbe la premura di averne cura fino al momento in cui tutti avrebbero dovuto fare rapporto.
Kstumtraw entrò nell'ultima stanza del settore a cui erano stati assegnati, portando con sé la propria ragazza, ancora priva di sensi.
«Sei sicuro di volerci pensare tu?» domandò il mentore nei confronti di Master, che ancora stava sulla soglia del proprio alloggio.
«Si, responsabile Ellen. So cosa fare al suo risveglio, non si preoccupi» gli rispose.
«Molto bene. Allora ci vediamo alla Mente Centrale tra due hidal.»
«Si, signore, a più tardi.»
Murwa chiuse la porta e si appoggiò ad essa, sospirando e chiudendo gli occhi. Osservò la sagoma sdraiata sul letto, riconoscibile a malapena a causa della luce soffusa, i cui boccoli, di un rosso acceso alla luce del sole, erano un ammasso oscuro di riccioli.
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Sorcerers Against - First Siege
Science Fiction[SECONDO ATTO DELLA TRILOGIA] Indietro nel tempo, agli albori di una faida aliena. Un'Ombra su Argonida, araldo di una catastrofe imminente. Prima di poter guardare ancora avanti nel futuro, bisogna dare un ultimo sguardo al passato, sin da quando...