Capitolo 12 - Onclac

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Sul lato destro della nave si accomodarono Kit, Wary, Dutim ed infine Jetar, mentre dal lato opposto si posero gli elementi restanti, Kal, Master e Iyses.

La rampa si ritirò all'interno del portellone, poi quest'ultimo si richiuse, seguito da un'altra chiusura di sicurezza più interna. Per qualche attimo vi fu il buio più totale, poi sul soffitto si accesero dei neon rossi, che mostrarono nuovamente i lineamenti di tutto l'equipaggio.

Mentre tutti allacciavano le proprie cinture, si udì un continuo battere, che Murwa riconobbe nel compulsivo muovere della gamba sinistra del giovane Kal.

«Che c'è, sei nervoso?» lo interpellò Kstumtraw, che gli stava davanti.

«Sapete com'è» balbettò il ragazzo «dopotutto è la nostra prima missione ufficiale... di rilevante importanza.»

Si avviò un rombo assordante e un breve tremore scosse la navicella, dopo qualche secondo, tutti rimasero colpiti dall'effetto della spinta dei motori.

A quell'evento, i ragazzi rimasero scossi e Murwa sentì la propria mano venir toccata da qualcosa, o qualcuno.

Riconoscendo subito a cosa o chi fosse dovuta quella sensazione, si voltò immediatamente verso l'argonidiana dai boccoli rossi, Iyses, la cui espressione mostrava dapprima timore e poi imbarazzo.

Le iridi rosse del giovane la scrutarono per qualche secondo e incrociarono, ma solo per un attimo, quelle verdi della ragazza, che ritrasse la mano e guardò altrove per la timidezza. Master accennò ad un sorriso, poi la sua mente iniziò ad andare altrove.

♦◊♦

«Esosfera superata, siamo nello spazio aperto signore» comunicò Cyaner al proprio mentore, seduto a fianco nell'altra postazione di comando.

«Calibro la traiettoria per il pianeta Onclac» replicò l'uomo, le cui mani giostravano su una miriade di comandi.

«Lancio nell'iperspazio, quando vuole» dichiarò l'élite, in attesa di attivare la procedura.

«Bersaglio, destinazione Onclac, designato. Calibrazione completata.»

Cyaner azionò il comando e il panorama visibile dai tre grandi finestroni della nave mutò completamente. Se inizialmente vi era un panorama sbalorditivo del Pianeta Madre, successivamente si ebbe una distorsione dello spazio-tempo: le stelle appartenenti al firmamento, visibili come dei puntini luminosi, si allungarono in segmenti, fino a che la nave non finì in una sorta di vortice elettrico per qualche secondo, per poi ritornare di botto alla realtà.

Quei segmenti tornarono ad essere dei semplici puntini sullo sfondo oscuro del cosmo e, dinanzi agli occhi dei due argonidiani, anziché esservi Phanial con i suoi quattro satelliti, vi era un globo dalla tonalità rossastra, che mostrava una misteriosa e turbolenta atmosfera.

«Eccolo» mormorò il giovane dalla cresta corvina.

Si trattava di Onclac, il nono ed ultimo pianeta del sistema solare di cui Phanial faceva parte.

«Avvisa gli altri che siamo giunti a destinazione e di prepararsi all'atterraggio. Non saremo accolti benevolmente» ordinò il responsabile Ellen.

«Come?» si voltò di scatto il giovane.

«Dal pianeta, intendo» rispose l'uomo, indicando con un dito il pianeta rosso «I nostri corpi saranno messi a dura prova, ma dovremmo farcela senza problemi.»

«D'accordo signore.»

Mentre l'élite andava ad avvisare i compagni, Either procedette alla manovra di discesa, compiendo un veloce movimento a spirale che permise alla nave di attraversare l'atmosfera in poco tempo e di atterrare con prudenza.

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