Capitolo 20 - Crudele Realtà

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Aprì gli occhi, rivelando due iridi di un intenso verde acceso.

La sua fronte era un turbine di quei tipici simboli che caratterizzavano gli individui argonidiani. Essi, che pulsavano di un fucsia incandescente, si estendevano fino allo zigomo destro di quel volto femminile.

La ragazza sospirò, mentre la sua chioma bianca rimaneva sparsa in modo disordinato su quello che sembrò essere un letto.

Si tirò su e sospirò ancora, per poi stropicciarsi gli occhi e sgranchirsi le braccia. Si voltò sulla sinistra, ove vi era una grossa vetrata che mostrava l'alba phanialana. La contemplò per qualche secondo, per poi sbuffare e spostare con la mano una ciocca di capelli finitale sul volto.

La sua suit da guerriera élite era stata accantonata sul comò accanto al letto, mentre la ragazza vestiva una vestaglia da notte.

«Mi cambierò dopo» borbottò raucamente, mentre si approcciava ad uscire da quella camera da letto.

«Devo aver dormito molto e davvero male... per trovarmi a casa» continuò a dirsi, con fare interrogativo «Ero su Onclac... poi quel sogno... ed ora a casa» scosse la testa, infine.

Camminò scalza lungo l'andito e raggiunse la zona soggiorno, dove trovò una figura di spalle, vestita con una lunga vestaglia azzurra, che macchinava nella cucina.

L'individuo percepì la presenza e reagì con un breve ma caloroso saluto «Buongiorno, Wary.»

«Oh, fratello, sei tu, buongiorno» rispose soavemente l'argonidiana, che si era andata a sedere su uno sgabello, poggiandosi al piccolo tavolo alto della cucina.

«Dormito bene?» chiese brevemente Kal, mentre giostrava con i fornelli.

«Insomma, ho fatto un sogno davvero strano, molto dettagliato» iniziò a dire lei, con il solito tono svogliato di chi si alza la mattina presto.

«Racconta pure, il tempo non mi manca oggi» replicò cordialmente.

«Ma che gentile, non è da te» sorrise lei, mentre osservava, allungando lo sguardo, il fratello che preparava la colazione per entrambi.

«Lo so anche io, è un po' che mi chiedo quanto possa essere cambiato in così poco tempo» borbottò lui, quasi come se stesse pensando ad alta voce.

«Non sembra essere così male... questo cambiamento» rise la ragazza, lodando la gentilezza dell'argonidiano.

«Beh, non volevi raccontarmi quel sogno che hai fatto?» chiese Kal, riprendendo il discorso precedente.

«Oh, giusto. Dunque, mi sono ritrovata con gli altri compagni all'interno di una cella. Qualcuno ci aveva imprigionato per non so quale motivo. Poi, dopo averci sedato ancora una volta, ci siamo ritrovati tutti seduti in cerchio, legati a delle sedie dalle quali non potevamo fuggire...»

«Nel sogno non fungeva l'energia intrinseca?» si voltò il giovane, con le sopracciglia inarcate, mentre versava su due tazze una scura bevanda e poneva un vassoio con un dolce in quel piccolo tavolino.

«No... tutti i nostri simboli si erano come spenti e non potevamo attingere energia in alcun modo» rispose, mutando lo sguardo in un'espressione preoccupata.

«Beh, non era proprio un bel sogno allora.»

«Affatto. Perché poi sei arrivato tu» continuò lei, mentre sorseggiava la bevanda offertale dal fratello.

«Come, non ero imprigionato anche io?» domandò il giovane, mentre si approcciava a pulire la cucina.

«Eri in piedi e venivi verso di noi» raccontò seriamente Wary.

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