Capitolo 5 - La Prova

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Il test d'ammissione all'élite argonidiana, che ogni singolo cittadino dell'Impero attendeva ansiosamente ogni cinque hakt, si svolgeva il più delle volte all'interno dell'Arena Alpha della Sede accademica.

Il luogo nel quale venivano testate le abilità dei giovani aspiranti era un'enorme ed altissima sala rettangolare a quattro entrate, posta nei sotterranei più profondi dell'Accademia, circondata da strati spessi di particolari minerali che avrebbero contenuto le onde d'urto ed altri catastrofici eventi provenienti dal suo interno.

L'Arena godeva di un minuzioso e avanzato sistema di luci, di movimenti, di sistemi digitali, di macchinari in grado di modellare lo scenario all'interno della stessa, muovendone addirittura la pavimentazione. Chiunque avrebbe voluto raggiungere tale posto, avrebbe dovuto prendere uno degli ascensori speciali presenti ai piani superiori dell'Accademia, solo su permesso del responsabile incaricato.

Gli aspiranti delle tre Accademie percorsero la lunga discesa verso le profondità dei sotterranei, ogni gruppo in un elevatore differente, che li avrebbe portati in entrate separate.

Gli otto giovani argonidiani provenienti da Phanial mostrarono volti tesi per l'ansia e la tensione, in fondo, si trattava della prova della vita.

«Unire un potente impulso della propria energia al plasma estratto da perturbazioni come i fulmini per creare un'arma formidabile... stento ancora a crederci» rise Jetar, mentre scuoteva la testa ed agitava freneticamente le mani.

«Spero ci siano davvero d'aiuto queste cose... e non d'impiccio» continuò Kal.

«Fosse quello il problema...» sbuffò sua sorella, Wary, seduta anche lei a bordo di quel grande ascensore, con i gomiti sulle ginocchia, le mani sugli zigomi e lo sguardo perso nel vuoto.

«Come dovremmo comportarci con gli altri aspiranti? Intendo, quelli delle altre accademie» domandò invece Kstumtrav, appoggiato alla parete e con le braccia conserte.

«Io direi di non considerarli nemmeno, non sono loro la minaccia, al limite aiutiamoci tra di noi» fece spallucce Cyaner.

«In fin dei conti non ci sono più graduatorie e cose simili, l'importante è superare ogni prova che ci si parerà davanti, no?» sospirò la giovane Iyses.

«Non avrò sensi di colpa se, accidentalmente, dovessero diventare degli scudi di carne... a seconda di quello che troveremo» ghignò Kal, lasciando gli altri di stucco.

«Ma fratello!» lo rimproverò la sorella.

«Dai, sto scherzando, non sarei così meschino» replicò lui, mostrando le sue parole nel loro vero aspetto, quello di una battuta.

«Ragazzi, siamo vicini» mormorò Dutim.

L'ascensore frenò e tutti si alzarono in piedi, in posizione, in attesa di vedere cosa ci fosse oltre il portellone.

Poi le due ante di metallo si aprirono e una luce accecante investì gli otto "prescelti", ma solo per un attimo.

«Ma sembra una palestra... solo che è gigante!» sbottò stupita Wary.

L'arena era una vasta sala a pianta rettangolare, con pareti chiare e soffitto scuro, pieno di lenti e di luci, di cui solo alcune erano accese. Il pavimento, dalla colorazione di un beige tenue, presentava una serie di reticolati e fessure dalle diverse geometriche, ma, nel complesso, il tutto sembrò essere complessivamente diviso in quattro macro aree rettangolari, al cui centro ve ne era una quinta della medesima forma.

L'argonidiano dalla testa rasata, Jetar, strabuzzò gli occhi e notò delle piccole sagome in entrambi gli angoli dell'arena che stavano lontani da loro.

Sorcerers Against - First SiegeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora