Capitolo 28 - Emozioni Trascinanti

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Le zone equatoriali del pianeta Phanial erano famose per il loro meteo incredibilmente instabile, enormi uragani nascevano dalle acque degli oceani che separavano i vari continenti, mentre tifoni e incessanti alluvioni colpivano di continuo la terraferma. Tali perturbazioni erano così costanti e di una tale violenza che l'equatore del pianeta era pressocché inabitabile, se non per specie autoctone di animali che sopravvivevano all'interno delle foreste pluviali o negli oceani appartenenti a quelle latitudini. Gli argonidiani studiarono a lungo tali fenomeni atmosferici, come arginarli o imbrigliarne l'energia scaturita, tuttavia, tale forza, tale furia rendeva invano ogni tentativo nel poterla controllare. Tale furia era la stessa che stava sprigionando Wary da ogni singolo poro della propria candida pelle, da ogni lineamento di quei simboli fucsia presenti sulla fronte e sullo zigomo destro, dalle iridi color verde acceso, identiche ad un altro paio, quelle del fratello traditore, che la stavano guardando, studiando, che elaboravano la risposta alla domanda della sorella.

L'illusione della stanza ottogonale della nave zubeliana iniziò a sfaldarsi, lasciando posto ad un lungo corridoio, buio da un lato, illuminato dai raggi del tramonto dall'altro.

«Kal, basta con questi trucchi, dimmi la verità! La morte di Jetar era parte di questo subdolo piano? Far uccidere gli argonidiani e permettere agli invasori di vincere e dominarci?»

I simboli giallastri sul collo del ragazzo affievolirono la loro luce, mentre l'espressione del giovane divenne meno tesa. Chiuse gli occhi, respirò lentamente e guardò nuovamente sua sorella.

«No. Non era parte del piano.»

La nuova illusione creata da Kal, che riempiva l'ambiente circostante ai due fratelli, iniziò a definirsi sempre di più. Apparvero soldati, accademici e matricole argonidiane che passeggiavano lungo quel corridoio. Poi comparve una nuova copia del ragazzo, in divisa d'accademia, che passeggiava lungo quel corridoio. Sia Kal che Wary lo seguirono con lo sguardo, uno cosciente di quello che stava per assistere, l'altra cercando di capire a cosa stesse puntando suo fratello.

L'illusione del giovane voltò l'angolo e i due lo seguirono. Il Kal della proiezione si fermò di botto e si nascose dietro uno degli armadi presenti lungo quella sezione di Accademia, origliando e spiando chi stava davanti a lui.

Vi erano un gruppo di ragazzi, tutti giovani argonidiani ben addestrati. Uno di essi era Jetar.

«Sono andato ad assistere a qualcuna delle prove dei candidati a diventare élite dopo aver concluso la mia» affermò quest'ultimo, agli altri «e non capisco come uno smidollato come il fratello di Wary possa esser giunto fino al nostro grado, fino a riuscire addirittura a partecipare a queste prove per la graduatoria» concluse con una breve risata.

«Ma che diamine...» sussurrò Wary, incredula e col fiato mozzato, voltandosi verso il fratello, quello reale.

«Oh, mica è finita. Guarda pure» le rispose Kal, indicando la proiezione.

«Giuro che se dovesse finire in graduatoria vi offro da bere a tutti per un hakt intero» perseverò Jetar «e se dovesse succedere una cosa assurda come che lui finisca in graduatoria ed io no, oppure che finisca più in alto di me, potete stare certi che mi congedo e sparisco dalla circolazione, perché sarebbe una vera vergogna!» esclamò infine l'argonidiano, regalando una subdola risata agli altri.

A quel punto, però, una mano possente gli si pose sulla spalla sinistra e il tipo si intromise nel discorso.

«A chi è che offri da bere, eh?» domandò Kstumtraw.

«Oh eccoti! Prova finita?» ribatté l'altro.

«Un gioco da ragazzi» commentò brevemente Kit, con aria di sufficienza.

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