Capitolo 11 - Il Tracciatore di Onde

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In assenza di energia, la Sede accademica era predisposta di diversi passaggi affinché si potesse passare da una area all'altra, senza l'ausilio di ascensori o portelloni scorrevoli automatici. Infatti, grazie ad una tortuosa scala d'emergenza, Either, i Saggi e l'élite raggiunsero il laboratorio del responsabile, dove, prima del Test, vennero mostrate ai ragazzi le strabilianti armi energetiche.

«Un marchingegno capace di annichilire ogni forma di energia elettrica in un raggio così ampio... e gli impulsi, nel vuoto dello spazio, raggiungono la velocità della luce... dovremmo essercene accorti da tempo» rifletté Master, mentre emanava bagliori di luce attraverso la propria energia intrinseca insieme ai compagni.

«A meno che...» borbottò il fratello, il cui pensiero venne completato dal loro mentore «A meno che la fonte del problema non sia proprio nei pressi di Phanial. E con il Pianeta Madre isolato e privo di energia si può agire tranquillamente nel resto dell'Impero.»

«Dunque si affretti, signor Ellen, proprio perché siamo vulnerabili» scalpitò uno dei Saggi.

L'uomo iniziò nuovamente a frugare sotto al famigerato tavolo, aiutato dalle luci emanate da Dutim e Iyses e un rumore sordo iniziò ad echeggiare nella stanza.

«Perfetto, si sta avviando» sospirò il responsabile, per poi focalizzare lo sguardo nelle sagome dei due Saggi «Qui non rimane che individuare il problema. Ora bisogna pensare ad un piano di difesa per l'arrivo di un eventuale nemico.»

«Siamo senza navi purtroppo, a causa di questo fenomeno i loro sistemi digitali sono compromessi, raduneremo l'esercito con una comunicazione attraverso i nostri impulsi» fece allora uno dei Saggi.

«Perfetto, voialtri potete pure andare con le due autorità, con me possono rimanere Cyaner e Murwa» ordinò il mentore.

«Ci vediamo dopo, ragazzi» salutò l'élite dalla cresta nero corvino, mentre Master si limitò ad un cenno con la mano.

Either si voltò verso il tavolo, nella porzione illuminata dal giovane Cyaner, ed estrasse una piattaforma piena di pulsanti e funzionalità, ne cliccò alcuni e dal centro del macchinario uscì un pilastro dalla forma di un sottile cilindro che iniziò ad emettere un flebile ronzio.

«Ci siamo quasi» sogghignò l'uomo, fiero di poter adoperare la sua creazione.

Il pilastro si illuminò ad intermittenza, emanando una luce verdastra, che, espandendosi nella stanza, mostrò tutt'altro che dei bagliori.

«Una mappatura tridimensionale di Argonida!» esclamò Master, stupefatto da tale visione.

Miliardi, centinaia di miliardi di puntini luminosi comparvero in tutta la stanza, riproducendo nell'insieme l'intero Impero, dal suo nucleo fino al suo confine più esterno.

«Ora non rimane che focalizzarci sul nostro sistema e attivare il tracciatore di onde» sospirò l'uomo, che interagì con il pannello di controllo.

L'estasiante spettacolo che stava dando quella sorta di planetario mutò al comando del proprio creatore, mostrando così il sistema solare di cui Phanial, il Pianeta Madre di Argonida, faceva parte. Si poté vedere come fosse composto da una nana gialla come stella, a cui giravano intorno ben nove pianeti, seguiti da una densa fascia di asteroidi e detriti. Phanial era il quarto pianeta più vicino alla stella, dopo di esso seguivano tre pianeti gassosi ed infine altri due rocciosi.

«Ed ora, la verità» mormorò il responsabile, toccando un'ultima volta il pannello di controllo.

Ogni singolo impulso elettromagnetico presente in quella porzione di cosmo venne rivelato sotto forma di onde, appena visibili se deboli, in risalto se di grande potenza.

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