Capitolo 15 - Il Segreto Celato

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All'interno del candido stanzone ottagonale aleggiava tensione, sconforto, paura, la rabbia dovuta alla consapevolezza di essere impotenti di fronte alle ingiustizie compiute di colui che veniva ritenuto un fedele compagno di lotta e di vita, alla crudeltà di quest'ultimo che, a sangue freddo e senza alcuna esitazione, aveva eliminato un suo "amico" per il suo folle e diabolico piano.

Il giovane Kal aveva ucciso il proprio sovrano per ottenere cosa? Potere? Ma l'assassino si era reso conto dopo poco che la dipartita di un vecchio non avrebbe portato a nulla, poiché non custodiva più quel qualcosa che gli sarebbe stato essenziale per poter raggiungere i propri scopi. Fu allora che nell'occhio del ciclone finì il padre di due dei soldati élite, Phantalosius, colui che deteneva il Diario dell'Imperatore e il misterioso ma incredibilmente potente Medaglione, un manufatto antico dalle sembianze di un orologio da taschino grande quanto il palmo della mano, capace di compiere cose straordinarie, di scaturire eventi disastrosi nelle mani sbagliate.

I prigionieri, dopo aver assistito alla visione dei ricordi del folle argonidiano, rimasero per qualche attimo in silenzio, con le menti che metabolizzavano ciò che avevano visto, generando un'infinità di domande e di ipotesi.

«Hai detto che nostro padre si trova qui, ma dove? Che gli state facendo?» intervenne Master, travolgendo il criminale con una serie di domande.

«Contribuirà alla nostra giusta causa» rispose brevemente Kal.

«Nostra? Tu e chi?» fece invece l'altro fratello, Kit.

«Questo non ti è dato saperlo.»

«Perché lo stai facendo? Tutto questo deve pur avere un senso!» incalzò il mentore, esponendo la domanda chiave.

Il mistero dell'omicidio era stato risolto, il colpevole di tutto ciò era stato finalmente rivelato, ma le motivazioni di quei fatti, di quelle azioni, erano ancora un punto interrogativo tenuto nell'ombra. Tuttavia, l'illusionista decise di svelare anche quel dubbio.

«In tutta la mia vita finora non sono mai riuscito a combinare qualcosa di buono, qualcosa di eccelso, che potesse essere ricordato. Qualcosa di grande che avrebbe permesso di portare in alto il mio nome, affinché venisse ricordato nei secoli a venire.»

«Potresti riuscire in questo intento, ma in senso decisamente negativo» si intromise Dutim, commentando quelle parole.

«È qui che ti sbagli. Ovviamente non riuscirete mai a realizzare né ad assistere alla prova di come avverrà l'opposto, perché presto, una volta terminata la vostra utilità, le vostre vite termineranno» replicò l'altro, beffardo, annunciando la sentenza di morte alla élite.

«Non esserne così sicuro» ringhiò Kstumtraw.

«Risparmia il fiato per quando dovrai dire le tue ultime parole» controbatté l'assassino, con fare sprezzante.

«Non ci hai detto ancora perché stai scegliendo di fare queste follie, parla!» insistette il mentore.

«Come desidera, responsabile Ellen.» rispose Kal, assumendo un'espressione stranamente rilassata «Ebbene, sapevo di non essere dotato di una spiccata qualità. Sinceramente non so nemmeno come sia riuscito ad accedere al Test Élite, forse è stata solo fortuna. Mi è stato donato questo potere d'occultamento al fine di conseguire la mia missione, di raggiungere la gloria eterna e ogni hemn ringrazio che tale fortuna si sia presentata proprio alla mia porta, tempo fa.»

«Maledetto bastardo, stavi tramando tutto alle nostre spalle... già da chissà quanto» strinse i denti Kit, riluttante.

«Continui eh? Mi assicurerò che tu muoia nel modo più atroce possibile» rise malignamente il giovane, contrastando la rabbia dell'altro argonidiano. Poi distolse l'attenzione dal battibecco e si concentrò per un secondo, come se stesse ricevendo qualche tipo di informazione o una comunicazione. Rimase in silenzio per qualche secondo, per poi avviarsi verso l'unica uscita di quello stanzone.

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