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Davis

Questo quartiere mi piace, ci vivo da due settimane e non rimpiango niente della mia vecchia vita, a parte lei.
Ormai il suo ricordo si è annidato in me come una vecchia presenza, qualcuno che non vedrai più ma sai che resterà lì, in un piccolo posto nel tuo cuore.

Indosso il Parka nero che ho comprato ieri e mi lascio riscaldare dalla pelliccia interna. Il tragitto fino alla biblioteca è più breve del Papa's Burger ma fa troppo freddo per rendermene conto; mi sembra di non arrivare mai. Credo che nevicherà.

Oggi è la vigilia ma a me sembra un giorno come tutti. Non sento lo spirito del Natale nell'aria anche se le strade sono piene di addobbi e ragazzini che cantano in coro. Chissà se da piccolo ero così anch'io, non me lo ricordo.
È così strano ritrovarsi da soli. Da quando sono andato via mi sono estraniato da tutti, non ho più avuto contatti con ragazze e nemmeno con i miei amici. Che mi venga un colpo, sono davvero io?
Sospiro. Sarà stato quell'incontro a cambiarmi.

-

Con la manica mi asciugo il sudore dalla fronte. Scaricare questi pacchi è così faticoso, non credevo che i libri pesassero tanto.

Da quando ho ricevuto per posta quel diario non mi sono più dato pace. Come ha fatto Nora a capire dove abito, e soprattutto perché non è venuta di persona?
La cosa peggiore è che sicuramente lo ha letto, chissà che cosa avrà pensato, avrà capito perché non volevo aiutarla con l'omicidio? Butto l'ultimo scatolone a terra e mi pulisco le mani piene di polvere sui pantaloni.

«Bene Davis, ottimo lavoro.» dice il proprietario.« Adesso sai cosa fare.»

Annuisco. Controllare che tutta la merce sia arrivata e ordinarla nell'apposito scaffale.
Credo di essere l'unico dipendente che riesce a sopportarlo e che non si è ancora licenziato. Da quanto si vociferava stare al passo con lui era così difficile che tutti si licenziavano ancor prima che passasse una settimana. A me non sembra così terribile, anzi, paga pure bene.

«I più grandi autori.» recita il titolo di un libro. Apro una pagina a caso capitando su Platone.
Questo nome non mi è nuovo. Inizio a leggere la sua biografia e improvvisamente mi ricordo. Questo libro era aperto sulla scrivania di Nora; aveva sottolineato una frase in particolare. Scorro le pagine per trovarla.

Eccola: "l'amore è un demone. L'amore desidera qualcosa di cui ha bisogno ma che non ha ed è quindi una mancanza. L'amore è un demone."
Passo il dito sull'inchiostro nero come se potessi trarne conforto.
Perché quando l'ho letta non ci ho fatto caso? Ha sofferto così tanto da reputare l'amore un mostro.

Ora capisco che se fosse innamorata di me non verrebbe mai a cercarmi, perché l'ho ferita.
Ho scelto per lei eppure le ho fatto del male.

«Powell, che stai facendo? Sbrigati.» prende aria. «Non ti pago per ciondolare tutto il pomeriggio.»

«Ciondolare... ma sentilo.» borbotto nervoso.

Da una fessura tra le mensole intravedo dei boccoli castani e subito il mio sguardo guizza più vicino. Possibile che tutto mi ricordi lei? Lascio andare quello che ho in mano e mi avvicino velocemente all'altro reparto.

Mi guardo intorno ma della ragazza non c'è più traccia. Mi sento subito ridicolo.

Lancio un'ultima occhiata e faccio un passo indietro, ma inavvertitamente sbatto contro la schiena di qualcuno.

«Scusi.» dico con non curanza.
Sto per andarmene ma il mio cervello mi suggerisce di voltarmi, e non appena esegue il comando resto di stucco.
Lei è davvero qui, incredibile.

Nora

Ero convinta di riuscire ad andarmene come se niente fosse, ma quando ho visto che anche lui cercava me ho cambiato idea e alla fine ci siamo scontrati.
Continuiamo a fare così da quando ci siamo conosciuti.

Inside our soulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora