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Davis

Di solito parliamo inconsciamente delle stelle, li vediamo come puntini distanti anni luce che costellano il cielo e sostituiscono la luce solare. Le ammiriamo, le associamo a qualcuno, le regaliamo, persino. Dei gesti comuni oramai, che facciamo tutti.

Io pensavo che guardarle sotto un altro punto di vista avrebbe cambiato qualcosa; come quando cerchi di giustificare un tradimento.

Ma nemmeno loro hanno saputo darmi le risposte che cercavo, perché se ne stanno lì immobili, a essere ammirate senza mai esaudire i nostri desideri. Sperare infatti, è solo un'illusione.

Guardo il corpo di Nora disteso nel letto che si abbassa e si solleva leggermente ogni volta che respira. Dorme già, non è riuscita ad aspettarmi sveglia. Anche stanotte ho fatto tardi ma lo faccio per noi. Lavoro per il nostro futuro.

Getto il mozzicone dal balcone e lo osservo precipitare nel buio, lascio andare una boccata e poi mi avvicino al bordo del letto, con una mano le scosto i capelli dal viso facendo attenzione a non svegliarla.

Non so se ho mai tenuto a qualcuna così tanto, ma l'ultima cosa che voglio è che scopra la verità perchè temo non mi guarderebbe più in faccia e questa cosa mi fa paura. E' successo tutto senza che potessi scegliere, ma adesso posso.
Mi sdraio accanto a lei e la cingo con un braccio prima di cadere nel sonno.

Un odore di caffè mi sveglia. Lo seguo fino alla cucina, Nora sta spalmando della marmellata su una fetta biscottata. È pensierosa perché non si accorge del mio arrivo.

«Buongiorno.» decido di spezzare il silenzio.

Alza gli occhi su di me e mi sorride. «Ciao, ti avrei portato la colazione a letto.»

«Che tesoro.» Sorrido. Indossa la mia camicia che le arriva fino alle ginocchia. Sotto vedo trasparire solo un paio di slip. Bevo dalla mia tazza e aspetto che parli ma rimane in silenzio.

«È da qualche giorno che fai così. Qualcosa non va?»

Scuote la testa e mi rivolge un sorriso forzato. «No. Cosa te lo fa pensare?»

«Tanto per cominciare di solito non sei così silenziosa.»

Fa un piccolo sospiro.

«Di me puoi fidarti.» le poggio una mano sul braccio per confortarla e sembra funzionare.

«Si tratta di Camilla. L'ho sorpresa rubare dei soldi a scuola per la seconda volta.»

La sua amica? C'era da aspettarselo. «Era stata lei allora?»

Nora annuisce. «Se non dico nulla sarebbe come se fossi sua complice.»

«Allora dillo e prendi la ricompensa che ti spetta.»

Ma Nora serra le labbra e abbassa gli occhi. «I soldi non mi interessano, ma a lei si: ha un figlio piccolo da mantenere. Non posso farlo...»

«Un figlio?» domando spalancando la bocca.

«Già. È così carino, l'ho visto una volta...» lascia la frase in sospeso e spalanca gli occhi, come se si fosse ricordata di qualcosa. «Avevano messo delle videocamere!»

«Eh?»

«Nella presidenza. Ci avranno riprese! Merda, non ci avevo pensato!» esclama. Si mette le mani ai capelli.

«Calmati, nessuno ti incolperà.»

«E invece si, Davis! Verrò espulsa, oh mio dio.»

«Tu non hai rubato nulla. Lei verrà espulsa, d'accordo?» le poggio le mani sulle guance per guardarla dritta in faccia e poi la attiro a me.
Quella squattrinata. Ma come le è saltato in mente? Se succederà qualcosa a Nora, giuro che se la vedrà con me.
Le accarezzo la testa e cerco di tranquillizzarla.

«Va tutto bene.»

Nora

«Rosalie e John...» ripeto. «E i figli?»

«Ci pensi ancora?» Ride. «Non dovevi studiare per l'esame?»

«Continuo a pensarci.» Non posso farci nulla.

Davis fa spallucce.

«Non sappiamo altro.» continuo io.

«No.» conferma lui.

L'orologio segna le quattro e so che tra poco si alzerà per andare a fare una doccia. Lancio un lamento. «Abbiamo così poco tempo per stare insieme.» lascio stare il mio quaderno degli appunti e mi avvicino a lui. La sua mano inizia ad accarezzarmi i capelli. «Lo so.»

«Ti prego, resta a casa oggi.»

«Non posso.» si alza, prende l'accendino dal comodino e si dirige in balcone dove lo seguo. «Lo faccio per noi, amore.»

Il mio cuore ha un sussulto. Non mi ha mai chiamata così, mi sento scoppiare di felicità ma cerco di trattenermi in modo da non sembrare una bambina.

Accende una sigaretta e aspira a lungo.
Socchiude la bocca facendo uscire una nuvola grigiastra. I suoi occhi non smettono di fissarla.

《Faremo questa fine, noi due.》

Resto in silenzio per qualche secondo. Voglio sapere cosa intenda, ma non voglio confermi le mie paure.
《Quale?》chiedo poi, a voce così bassa che penso non mi abbia sentita.

Fa un cenno con la testa.《Ci disperderemo come fumo nell'aria in men che non si dica.» risponde con malinconia. Il suo tono è cambiato e i suoi occhi hanno perso quella luce che mi piace tanto.


Gli poggio una mano sul braccio. «Perché dici così?»

Lui si riscuote. «A volte penso al futuro, a cosa potrebbe succedere.»

Assottiglio gli occhi. Non ci ho mai riflettuto e non voglio farlo proprio ora rovinando il presente. «Non importa. Se vuoi qualcosa, aggrappati con i denti e lotta. Se hai fatto delle scelte sbagliate, lasciale indietro. Ma se dovessero ripercuotersi su di noi, allora...» degludisco. Non sono sicura di quello che sto per dire. «Dimostra che sei più forte tu, dimostrami che non hanno più importanza e io mi fiderò.»

Davis muta espressione, continua a guardarsi le scarpe e con una mano mi accarezza la guancia senza dire una parola. Stavolta è lui ad abbracciarmi, improvvisamente è come se fosse diventato più piccolo e io fossi io a doverlo proteggere. Cerco di circondarlo con le braccia per quanto piccole possano essere a confronto e lo stringo al petto.

Eppure non riesco a fare a meno di pensare che sia sbagliato a non voler vedere. La stessa storia si ripete e pensavo di averlo imparato; so che ci sono delle cose che non so, eppure non voglio conoscerle. Forse perchè ho paura. Ma è giusto restare all'oscuro di tutto?

Ognuno di noi tiene dentro di sè dei piccoli segreti che non sono necessariamente dei tradimenti, ma servono a non ferire gli altri. E' giusto tenerli e ogni tanto andare a prendersene cura.

Non so che effetto mi farebbero i suoi, ma voglio credere che non cambierebbe nulla. Sono demoni del suo passato che non mi riguardano. Ma se un giorno non riuscisse più a domarli potrebbe la nostra storia resistere?

Forse essere forti in questo caso non basterebbe. Di fronte al destino siamo tutti delle pedine facili da scacciare, perciò devo rimboccarmi le maniche: il cavallo di battaglia devo essere io.

Inside our soulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora