L'auto si ferma davanti una piccola casa a due piani, stretta e abbastanza alta dal colorito verdastro. Davanti c'è un cortile con delle siepi e alcuni tavoli, una piccola auto dell'ottocento bianca e un cane che ci fissa scodinzolando. Fantastico.
I miei supervisori aprono la portiera dell'auto e mi fanno cenno di scendere. Per tutto il viaggio non hanno ceduto alle mie richieste di togliermi le manette e iniziano a darmi fastidio. Vorrei tagliarmi i polsi. Ci avviciniamo alla porta in legno scuro e attendiamo una risposta. I due si guardano e bisbigliano qualcosa, poco dopo si sente lo scatto di una serratura e un vecchio sui settant'anni ci osserva uno ad uno.«Salve, siamo qui per suo nipote. L'abbiamo contattata qualche giorno fa e come ben sa non ha una casa in cui vivere, essendo un...»
«Criminale?» chiede il vecchio con una voce acuta. Alzo gli occhi al cielo mentre mi rivolge un'espressione sdegnata.
«Si, esatto. Se permette...»
Si fa da parte per lasciarci entrare. Ho provato ad immaginarlo molte volte, l'unico parente che mi è rimasto e che si era offerto di occuparsi di sistemare la casa dopo l'incidente. Ha ristrutturato, l'ha messa in vendita e ha aspettato che mi risvegliassi dal coma. Ma dopo un anno non dando segni di vita ha deciso di lasciarmi una lettera con delle spiegazioni e il suo indirizzo, per poi tornare in Italia nella sua piccola dimora che puzza di chiuso. Probabilmente sospettava che non mi sarei risvegliato.
Mentre girovago per il corridoio e guardo alcuni quadri stile ottocento appesi al muro i poliziotti gli spiegano i termini da seguire.
Non ho la mia roba, né il mio cellulare, vestiti o quello stupido quaderno. Comunque Nora li avrà già buttati via.
Sospiro, forse non la amavo abbastanza. Aver incontrato Grace mi ha scombussolato. Devo sapere che cosa è successo e lei è l'unica che possa dirmelo.Entro nel salotto, il vecchio sta firmando alcuni fogli e un agente finalmente mi toglie le manette. Strofino le dita sui miei polsi liberi, anche se non lo sono fino in fondo.
Dopo molto tempo finalmente se ne vanno lasciandoci soli.
«Bene.» proferisce nel silenzio della casa, tiene le mani congiunte dietro la schiena. «La tua stanza è di sopra, quella davanti alle scale.»
Annuisco e distolgo lo sguardo ma sento i suoi occhi appiccicati addosso.
«Si può sapere cosa c'è da guardare?»
Scuote la testa. «Cosa ti è saltato in mente? Sei peggio di tuo padre.»
Stringo i pugni. «Devi farmi la ramanzina?»
Sbuffa. «Sei un po' troppo cresciuto per questo.»
Giro le spalle e mi dirigo verso la mia camera.
«Questa busta è per te.» lo sento dire. Leggo il suo nome sul fronte e lo guardo interrogativo. «È stata indirizzata a me perché non hai un indirizzo. Lascia che ti dica che sei un imbecille, spingerti a tanto.» scuote la testa e io gliela strappo di mano allontanandomi. Nemmeno mi conosce e si prende la briga di insultarmi.
Mi chiudo a chiave tra le quattro mura spoglie, c'è un letto a rete, un armadio e una scrivania. Queste case italiane hanno uno stile ben diverso da quelle inglesi, soprattutto quelle country. Tra l'altro mio zio ha un pessimo senso dell'arredamento.
«Mi perdoni se ho indirizzato questa lettera a lei, signor Hook, ma questo è l'unico modo per poter contattare Roy.» Fa così strano sentirmi chiamare così, penso tra me e me. «La prego di essere clemente e consegnarla nelle mani giuste quando sarà opportuno.
Ciao. Non so più come rivolgermi a te arrivati a questo punto, ma non è questo che voglio rimproverarti.
Siamo troppo egoisti per parlare occhi contro occhi, è sempre stato questo il problema. Non ti sei mai fidato di me, hai preferito essere ingiusto e ferirmi. Mi hai scelta come burattino da manovrare e io ho scelto di lasciartelo fare dandoti fiducia.
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Inside our souls
RomanceSiamo persone, abbiamo modi di comportarci e di sbagliare molto simili tra loro. Solo le nostre anime hanno qualcosa di caratterizzante: segnate da ricordi, segreti, esperienze. Per questo Nora ha un solo hobby: studiare il linguaggio del corpo per...