49 ~ Davis ~ + 101

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«Davis!» Urla non appena mi vede passare nel corridoio. Ho un crampo allo stomaco e cerco di avvicinarmi a lei ignorando le proteste dell'infermiere appena mi alzo dalla sedia a rotelle. Lei mi getta le braccia al collo, ho la testa tutta fasciata e mi sento spossato.

«Temevo di averti persa.» sussurro tra i suoi capelli. Si scosta per guardarmi negli occhi e vedo che sta piangendo a dirotto. «Ti ho cercata ovunque, ma poi i medici mi hanno detto che eri viva e ho provato a venire, ma mi hanno addormentato...»

«Shh.» Mi premo delicatamente le dita sulle labbra per zittirmi. «Stai bene? Rassicurami.»

«Ti preoccupi di più per me? Sono morto di paura al pensiero che tu...» le parole mi rimangono in gola.

«Io... ho visto tutto quel sangue.» guarda il mio viso che adesso è pulito.

«Mi sono solo graffiato. Durante l'urto ho attutito l'impatto, ma ora sto bene. Stiamo bene.» la rassicuro ma insiste che mi sieda. Sento il mio corpo instabile mentre mi abbraccia.
Mi bacia e ringrazio il cielo di avermi aiutato. Tutte queste sensazioni mi sembrano così familiari.

«Smetti di piangere.» le asciugo le guance con il palmo, le prendo la mano e la bacio assaporando ogni centimetro della sua pelle.

«Credo che se tu fossi morto, avrei preferito perdere la memoria per sempre.»

Faccio una lieve risata e impallidisco. «Non dirlo mai più.»

-

Il suo cellulare squilla a metà pomeriggio. Sul display leggo che è Lauren.

«Pronto?» cerca di dire.

«Nora? Sei tu?» urla dal panico.

«E chi sennò?»

«Dovevi chiamare! Stai bene? Cos'è successo? Davis è vivo? Rispondi Nora!»

«Ecco perché non ho chiamato! Stiamo bene, siamo ancora in ospedale ma non è nulla di grave. Il bus ha avuto un incidente e... non lo so. Non ho capito più niente.» cerca di parlare piano in modo da non disturbare nessuno.

«Dei poliziotti hanno bussato alla porta per comunicarci l'accaduto. Ci hanno chiesto se volessimo sporgere denuncia e ovviamente abbiamo detto si. Che autista incompetente! Dove sei? Veniamo subito, avrai fame. E ti servirà un cambio pulito.» parla a raffica e sento dei rumori in sottofondo, probabilmente sta frugando alla ricerca di qualcosa da portarci, o portarle dato che parla al singolare. Sospiro e guardo i miei vestiti macchiati di sangue oramai secco.

«Siamo... al DownTown Urgent Care.» dice leggendo il nome sul foglio degli esami.

Chiude immediatamente la chiamata. Mi guarda, è pallida e sembra uno zombie ma per fortuna non si è fatta nulla di grave. Mi osserva per qualche secondo. «I miei stanno venendo qui.»

«Credi che possiamo uscire?»

Annuisce. «Lo spero. Non voglio essere ancora imbottita di farmaci.»

La guardo preoccupato, non l'ho mai vista così. Forse sono io a essere insolitamente calmo. Appoggio la testa sulla sua spalla e le do un bacio sui capelli. «Vado a prendere un caffè.»

«No, vado io.» dico gentilmente.

«Ce la faccio, non preoccuparti.» si alza nel modo più naturale possibile. «Visto?» sorride e si allontana.

La guardo mentre prosegue verso i distributori passando accanto alcuni infermieri. Qualcuno la ferma per un braccio. «Sei tu?» dice una voce sorpresa. Metto a fuoco la vista e vedo Camilla.

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