Tornare a casa mia fa sempre uno strano effetto. Anche se convivo con Davis ogni settimana vado a trovare i miei genitori, un po' perchè mi mancano, un po' per rassicurarli sulla mia salute.
«Ciao ragazzi, entrate!» esclama mio padre. È così entusiasta tutte le domeniche. «Come va il lavoro Davis? E tu Nora, come va al college?»
«Bene.» rispondiamo all'unisono. Essere bombardati di domande ormai è un'abitudine. Togliamo il cappotto lasciandolo all'ingresso e lo seguiamo in cucina. Mia madre ha fatto un sacco di cambiamenti: ha tolto i vecchi mobili e li ha sostituiti con altri più moderni. Ha tinteggiato le pareti di un altro colore togliendo la carta da parati precedente ma ha lasciato i lampadari antichi che creano un bel contrasto con l'arredo moderno.
«Ciao mamma.»
«Signora Anderson.»
«Ciao.» risponde non riuscendo a trattenere un sorriso. «Noti niente di diverso? Oltre la casa.»
La squadriamo da capo a piedi e resto sorpresa nel constatare un leggero rigonfiamento. «La tua pancia!» mi avvicino a toccarla e lei solleva la maglia.
Davis si lascia scappare un apprezzamento, mio padre dietro di noi fa una risatina e poi le da un bacio sulla guancia. I due si allontanano di là e io la aiuto con le bruschette. Sono felice di essere con loro oggi e per tutto il tempo non facciamo altro che scherzare e raccontarci delle nostre giornate.
Il campanello suona. «Devono essere i vicini.»
Sento una voce femminile provenire da fuori ma non sembra quella di Margaret.
«Certo, entra.» sento dire a mio padre, ha cambiato tono di voce e non è per niente un buon segno. Quando una sagoma varca la soglia tutti restiamo disorientati.
«Lauren.» proferisce in tono amorevole. A distanza di tanti anni è irriconoscibile, il viso è pieno di rughe e fondotinta, più magra e con un caschetto grigio: la madre di mio papà, la persona con la quale avrei dovuto condividere tante gioie.
«Ciao.» biascica.
Davis mi guarda sorpreso e io faccio una smorfia.
«Quando avevate intenzione di dirmi che sei incinta?» Nessuno dice niente, sono chiaramente a disagio. Si gira verso di me. «E tu? Quanti anni hai adesso?»
«Quasi venti.» rispondo seccata, dovrebbe saperlo.
Davis si fa avanti e le porge la mano. «Piacere.»
Lo squadra dalla testa ai piedi con un'aria snob e si sistema il tailleur color avorio. «Chi saresti?»
«Il mio ragazzo.» intervengo calma.
«Cosa?» chiede oltraggiata. «Sei solo una ragazzina. E voi siete d'accordo?» Li guardo irritata e sto che ribattere ma mio padre la interrompe.
«Non vedo che problema ci sia.» ribatte piccato. «Nora, per favore.» mi intima ad allontanarmi così noi due saliamo in camera. È assurdo che dopo anni piombi qui dal nulla e inizi a criticare la nostra vita.
«Che ha che non va quella donna?» mi chiede sottovoce.
Sbuffo. «Quella donna per mia sfortuna è mia nonna.» Sbatto la porta alle nostre spalle.
«Potresti spiegarmi?» fa spallucce.
«Hai ragione, scusa.» Non ho nemmeno pensato che lui potesse sentirsi disorientato o addirittura escluso. Non parlo mai della mia famiglia.
«Mio padre si è trasferito in Italia dopo aver conosciuto mia madre.» inizio a raccontare e lui si siede sul letto attento a ogni mia parola. «Era molto giovane all'epoca, lei andava all'università di Roma e lui lavorava lì vicino. Mia nonna non la prese molto bene perchè avrebbe voluto il suo unico figlio vicino.» Davis annuisce e sembra molto perplesso da ciò che sto dicendo.«Sai... non la biasimo per il suo comportamento, deve aver sofferto parecchio ma averci trattato come se non fossimo esistiti non la giustifica. E adesso che siamo qui, ne approfitta per sistemare i rapporti?»
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Inside our souls
RomanceSiamo persone, abbiamo modi di comportarci e di sbagliare molto simili tra loro. Solo le nostre anime hanno qualcosa di caratterizzante: segnate da ricordi, segreti, esperienze. Per questo Nora ha un solo hobby: studiare il linguaggio del corpo per...