Bhe, ci sono cascati anche loro.
Rientrando in casa sua, Lestrade ha accompagnato la porta in modo da non fare rumore, ha acceso tutte le luci e, lasciato lo zaino sul tavolo, si è guardato intorno. Quella casa apparteneva a un ragazzo da sempre fin troppo evidentemente. Non esisteva un solo angolo della casa che avesse una punta d'ordine o anche solo un senso... Andava sistemata.
Certo, pensava così ogni volta che entrava in casa da secoli e non l'aveva mai fatto, ma era quasi sicuro che stavolta, finalmente, avrebbe attuato i suoi propositi.
...O forse no?Barcollando si è portato sino al divano, impedito anche nei più semplici movimenti dal sonno, e si è messo le mani dietro il capo senza riuscire a concentrarsi su altro che gli Holmes, dall'ordinata casa dei quali era appena tornato.
Quella famiglia era tutta strana, sia in senso positivo che, purtroppo, in senso negativo. A tavola la madre e il fratello l'avevano squadrato in modo inquietante, sotto lo sguardo assassino di Mycroft che si sarebbe tagliato un braccio pur di far sentire il nuovo amico a suo agio. Il padre era apparso spossato per tutto il tempo, invece, forse esausto per quello che aveva dovuto fare per sistemarlo dopo tutte le legnate ricevute da Hill.
Gregory Lestrade era un ragazzo normale. Certo, per quanto normale potesse essere un qualsiasi adolescente senza alcuna guida e nessun punto di riferimento diverso dai vari "idoli" che senza scampi ogni persona giovane ha. Suo padre aveva lasciato la madre sola con lui e suo fratello da accudire, quando lui aveva pochi mesi e il fratello soltanto quattro anni. La donna era riuscita a tenerli con sé praticamente fino a che il fratello, James, aveva compiuto quattordici anni; ma soffriva di problemi psicologici, e appena anche Greg aveva compiuto quell'età la loro madre era stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Per qualche tempo, quindi, i due fratelli se l'erano cavata come potevano; poi la polizia era intervenuta e aveva fatto sì che l'unica parente rintracciabile, una zia antipaticissima, dovesse occuparsi di loro. Il problema principale era che questa aveva un figlio autistico e un marito molto ricco e molto occupato; di modo che non aveva mai voluto occuparsi davvero dei due ragazzi, e li aveva lasciati al loro destino nella sua stessa casa per ben quattro anni.
James era un bellissimo ragazzo; non aveva un difetto nel fisico e possedeva un carattere forte, quasi autoritario che doveva derivare tutto dalla sua passione per il mondo militare, della guerra, allo studio della quale si era dedicato con passione a lungo tempo. Appena compiuta la maggiore età, proprio per questo interesse, James aveva scelto di entrare nell'esercito; e così aveva lasciato Gregory completamente solo. Certo, lui non gliene faceva un colpa, anzi adorava suo fratello e lo vedeva come molto più importante di quel padre che nemmeno aveva conosciuto; e da quando era entrato al militare lo stimava ancor di più, tanto che ogni volta che riceveva una fotografia o una lettera o, più raramente, una chiamata da lui, poi ci fantasticava per giorni, peggio che se l'avesse ricevuta da Joe Strummer.
A un anno dalla maggiore età di Greg la madre aveva finito le cure; ma di fronte alle difficoltà del mondo, alla mancanza di un figlio che di certo non poteva richiamare a casa, ma anche all'estraneità di colui che le era rimasto, la sua psiche debole non aveva retto, e in una notte d'autunno si era uccisa. Gregory era rimasto molto colpito da questo gesto, soprattutto perché era stato lui a trovare il suo corpo; e forse era merito di questo fatto che nessun corpo morto aveva più effetto su di lui. Aveva preso tra le sue braccia quello della madre, l'aveva sollevato da terra per adagiarlo almeno sul suo letto; cosa poteva cambiargli a vedere quello di qualcuno che nemmeno conosceva?
Per questo motivo e per mille altri aveva deciso di tentare la carriera in polizia, e ogni anno all'Accademia si era trovato sempre più convinto di questa scelta. Si trovava perfettamente a suo agio tanto nel fare esercizi fisici quanto quelli mentali, nelle sfide che gli era richiesto di affrontare; e si sentiva vicino anche a suo fratello, il suo esempio per eccellenza, senza dover allontanarsi da Londra a favore di territori in cui non aveva davvero alcun interesse a finire. Voleva usare le sue forze per difendere la sua città, ed era davvero determinato a diventare agente per questo.
Ma come poteva diventare più che semplice agente, come avrebbe mai potuto aspirare ad organizzare una squadra di persone se prima non imparava almeno ad organizzare lo spazio (peraltro abbastanza esiguo) che la zietta si era sforzata di procurargli a non troppa distanza dall'università? Il suo monolocale assomigliava sempre più a un magazzino che aveva appena superato una scossa di terremoto di magnitudo quattro. La risposta era semplice - non era possibile! Prima l'area di un appartamento e una schiera di cose, poi tutta l'estensione di una città e un dipartimento specifico: lineare e preciso come piano, no?... Ma era solo in terza, e quindi non aveva fretta. Poteva rimandare ancora di un giorno quella noiosissima incombenza, soprattutto perché lo stava prendendo un torpore in tutto il corpo che non sapeva se ricondurre ai postumi di un'anestesia che non era poi sicuro che mr. Holmes gli avesse fatto, o ad una malattia vera e propria.
Senza nemmeno preoccuparsi di mettersi più comodo, ha chiuso gli occhi, ed è scivolato in men che non si dica in un sonno profondo.
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Orfano e ateo || Mystrade ||
FanfictionIl passato non passa, non passa mai. Ritorna a stravolgere e a cambiare quello a cui esso stesso ha fornito le basi, e talvolta con conseguenze positive; talaltra, distruggendo e rovinando tutto. Chi può dire da cosa dipenda? «So cosa stai pensando...