15. Auguri, Myc!

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Ding, dong! Ding, dong!
«Mycroft! Myke, apri tu!»
Ding, dong!
«Myke!! Va' ad aprire!»
Il ragazzo ha roteato gli occhi, ed ha iniziato a dirigersi quanto più velocemente gli risultasse possibile verso il portone. Cosa stava facendo di importante sua madre, per dovergli chiedere di andare ad aprire? Ma soprattutto, che fretta aveva, chiunque fosse, per dover suonare il campanello in quel modo?!
Ding, dong!
Con un balzo, Mycroft ha assolto abbastanza impulsivamente il compito lasciatogli dalla madre che, in genere, non si lasciava sfuggire una volta di guardare, attraverso il basso spioncino, chiunque intendesse suonare quasi da prima che il suo dito si potesse appoggiare alla superficie lucida dell'acciaio con cui il bottone del campanello era rivestito.

«Gregory?!»
«Auguri, Myc!» Ha urlato il visitatore, allargando le braccia ed esibendo uno dei sorrisi più larghi di cui disponesse.
Lo studente di giurisprudenza ha aperto e richiuso la bocca diverse volte, prima di riuscire a capire cosa dire.
«Grazie... Ma esiste il telefono, sai... E ci sono anche le lettere. Non era necessario che tu venissi fino a qui»
Lestrade ha riso, colpito come sempre dalla reazione dell'amico; e poi gli si è fatto più vicino.
«Vieni a vedere» ha sussurrato, precedendolo verso il suo motorino parcheggiato poco avanti. Appena sono arrivati là ha aperto il piccolo bagagliaio di cui esso disponeva, e con un gesto ha invitato Mycroft a guardare.
Avvicinandosi con una certa esitazione, il giovane è rimasto qualche attimo a guardare quanto era nascosto là dentro: in un recipiente di plastica traslucida, chiusa ermeticamente, era infatti conservata una gigantesca torta dall'aspetto davvero invitante.
«Quindi ti fermi a pranzo?!»
Greg ha annuito.
«Ma, santo cielo... È il regalo più bello che avessi mai potuto ricevere!»
Gli ha gettato le braccia al collo, e l'amico l'ha stretto affettuosamente.
È solo l'inizio..!

°•°•°

In confronto all'unico altro pasto che aveva consumato presso gli Holmes in tutta la sua vita, quello è stato proprio un banchetto da festa, ma non tanto per la quantità o la qualità delle portate, quanto per l'atmosfera che regnava tra gli invitati.
La signora Holmes ha baciato sulle guance Greg appena l'ha visto (probabilmente per sentire se aveva fumato e cosa, ma com'era ovvio lui non l'aveva fatto, quella mattina), e gli ha subito fatto i complimenti per l'aspetto della torta che lui aveva così insistito per cucinare - faceva venire l'acquolina, sebbene lo chef non avesse voluto rivelarne il gusto.
Seduto a tavola, il futuro poliziotto ha conversato a turno con tutti i familiari del suo amico, riuscendo gradevole in ogni gesto e in ogni parola; e quando hanno finito di mangiare ha voluto aiutare in cucina ad ogni costo.

«Te li sei lavorati bene, eh?!»
Dopo aver finito di fare quanto di poco piacevole va fatto dopo qualsiasi pasto (come lavare o asciugare i piatti e il pavimento), i due amici si sono rintanati nella camera di Mycroft, rimanendo seduti a chiacchierare qualche ora.
«I tuoi genitori erano come una spina nel fianco, per me... Mentre tu non hai di questi problemi, io devo anche pensare a chi sta intorno ai miei amici più cari, quando non ci sono. Per il loro bene e per il mio senso civico».
Ripensando a tutte le insistenze che aveva fatto e a quante volte avesse alzato la voce, coi suoi, per poter stare con Gregory, il giovane ha spostato lo sguardo fuori dalla finestra ed è rimasto in silenzio a guardare il cielo nuvoloso.
Dopo qualche momento, l'amico si è alzato dalla sedia di design su cui era rimasto fino ad allora, e si è avvicinato a lui per accarezzargli il capo.
«Che ne dici, è tempo che cambiamo un po' aria facendo un giro?»
«Oh, volentieri...» ha mormorato il festeggiato, voltandosi verso l'amico ma senza alzarsi.
Si sono guardati in silenzio, e poi Greg gli ha allungato una mano; ma lui non l'ha afferrata, tirandosi in piedi da solo e, mantenendo lo sguardo a terra, precedendolo fuori.
«Dove andiamo?»
«Per me è uguale».

°•°•°

«Gregory, ripetimi qual è la nostra meta, per favore»
«Te lo direi volentieri, se avesse senso farlo».
Quando lui aveva detto passeggiata, Mycroft aveva pensato a una tranquilla camminata utile a sprecare un po' di tempo e a rilassarsi; non una maratona infinita verso una meta chiara solo a Lestrade.
«Hai l'ora?»
«Quattro meno dieci»
«Siamo in perfetto orario»
«... Questo dovrebbe tranquillizzarmi?»
«Beh, diciamo solo che se distendessi i nervi certo non faresti male...»
«Potrei farlo se mi dicessi dove siamo diretti»
«In tale caso, devi sapere che dovrai pazientare ancora soltanto qualche metro»
Compiacendosi dell'espressione stranita che era sorta in viso a Holmes, Greg si è voltato solo all'ultimo (un po' apposta e un po' no) per entrare in una stradina sporca e buia.
Al neo-diciannovenne con il pranzo ancora sullo stomaco è balzato il cuore in gola; quel vicolo era a fondo chiuso, ne era certo, e non riusciva a capire cosa avesse intenzione di farci là il suo amico, pur intuendo che doveva trattarsi di una sorpresa che, effettivamente giungeva inaspettata.
Trattenendosi faticosamente dal riempirlo di domande ha affrettato il passo, e ha corrugato le sopracciglia quando ha visto l'altro togliersi di tasca ben due mazzi di chiavi, fermandosi in mezzo all'asfalto sudicio.
Il sole era già sul punto di tramontare, e per questo i palazzi oscuravano così tanto il suo chiarore, che era riflesso solo dai cocci di vetro a terra, dalle chiavi che il suo amico aveva in mano, dai denti che il sorriso che stava sfoggiando mostrava nella loro perfezione, ma sopra ogni cosa dai suoi occhi che parevano brillare di luce propria.
«Buon compleanno, Mycroft Holmes» ha bisbigliato senza preavviso, allungandogli con un gesto risoluto uno dei due mazzi di chiavi. Il ragazzo ha storto il naso limitandosi a guardarle, trovando improbabili tutti e quattro i possibili regali che quelle chiavi potevano significare.
Lestrade ha sorriso dolcemente e gli ha afferrato una mano, mettendogli nel palmo quello che ormai gli stava offrendo da più di mezzo minuto; poi ha scelto una chiave dall'altro mazzo, ha girato con calma intorno all'amico immobile ed è andato ad aprire il garage che stava alle sue spalle.
«Oh mio Dio, Gregory...»
Vedendo cosa era stato là nascosto, Mycroft si è portato entrambe le mani al volto, incredulo.
«È una Golf Syncro col clima, da parte mia e dei tuoi» ha spiegato il ragazzo, appoggiato con una spalla allo stipite della saracinesca del garage che aveva chiesto in prestito alla zia per l'occasione.
«Ti sei ricordato che era il mio sogno!»
«Non avrei potuto fare altrimenti-»
L'abbraccio in cui l'amico l'ha stretto è stato così energico da togliergli il fiato.
«Grazie, Greg».
Le sue guance ispide si sono tinte di scarlatto.

°•°•°

 E comunque anch'io vorrei una Golf Syncro da lui, in un vicolo buio e deserto, per il mio diciannovesimo compleanno

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... E comunque anch'io vorrei una Golf Syncro da lui, in un vicolo buio e deserto, per il mio diciannovesimo compleanno...

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