Dov'è finito?!
Il giovane Holmes continuava a guardarsi in giro, riconoscendo man mano sempre più persone ma senza riuscire a scorgere l'amico che, davanti a quella scuola, stava aspettando. Ha mosso qualche passo verso il cancello, ma prima di oltrepassarlo si è fermato; cosa sarebbe cambiato se anche fosse entrato?
«Scusa, hai una sigaretta?»
Ha alzato lo sguardo ed ha fatto istintivamente un passo indietro, per allontanarsi dal viso scuro di un ragazzo che era certo di non avere mai visto prima e che si era trovato senza preavviso a pochi millimetri di distanza; e solo dopo qualche attimo di esitazione ha risposto che non fumava - non ancora.
Lo sconosciuto l'ha squadrato dalla testa ai piedi.
«In effetti mi chiedo cosa mai mi sono potuto aspettare da uno vestito come te».
Pur avendo iniziato a frequentare la palestra più assiduamente, Mycroft non si sentiva ancora molto forte; e così ha concluso che non gli sarebbe convenuto reagire a delle parole del genere, ma sarebbe stato di gran lunga più saggio andarsene dignitosamente prima che qualcosa potesse dargli di nuovo fastidio. Si è voltato ed ha mosso un passo verso il vialetto che dalla cancellata portava al portone d'ingresso dell'accademia; ma la mano sicura del tipo lo ha fermato, stringendogli il braccio.
«Scappi?»
Il primino non ci ha visto più.
Si è voltato di scatto e, già rosso in viso, gli ha tirato un pugno sul naso; poi, appena la presa sul suo braccio si è allentata, ha iniziato a correre - subito inseguito dall'altro.
«Fermo, sacco di m*!»
Dopo un giro intero del cortile, il ragazzo si è ritrovato al portone che in quel momento preciso si è spalancato, permettendo finalmente a Lestrade di uscire.
«Mycroft?!»
In fretta e furia, Holmes si è diretto verso l'uscio ed è balzato in cima alla corta scalinata venendosi a trovare in un battito di ciglia di fianco a lui. Il fiato corto gli ha reso impossibile, però, cercare di spiegargli cosa fosse successo; non che fosse necessario, perché lo sconosciuto si è bloccato in fondo alle scale senza più muovere un muscolo, ma tenendo uno sguardo assassino puntato su Mycroft.
Insicuro sul da farsi, ma avendo ben presente che il corpo docenti poteva tenerlo d'occhio finché non si fosse allontanato almeno dal cortile del complesso, Gregory ha scelto di usare il luogo in cui si trovava come un vantaggio invece che come un freno; ed è tornato nell'atrio, dietro un Mycroft livido di rabbia e di spavento.
«Chi è quello?!» ha urlato, appena entrambi hanno varcato l'uscio, rivolto a colui che vedeva, ormai, come una guida.
«Non l'ho mai visto prima» ha subito ammesso l'altro. «Hill ha diversi nemici, rivali... E mettersi "con lui", di conseguenza, rende inevitabile che ci si tiri addosso l'astio di qualcuno - l'ipotesi più probabile è che quel tizio sia uno di loro. Ma come hai potuto sperimentare tu stesso, anche stando fuori da queste questioni non ci si può salvare completamente».
Il primino è ammutolito. Era così anche il mondo, là fuori?
«So cosa stai pensando, Myc. Ma fatti coraggio. Forse da soli si rischia di essere travolti; ma non sei mica solo». Gli ha scompigliato i capelli, accompagnando il gesto con un sorriso dolce. Si conoscevano da non molto, ma erano già qualcosa di più che semplici amici: per Gregory il ragazzo era come un fratello, era un compagno vero, ben diverso da chiunque altro; e gli voleva un bene sincero, forte, che non ricordava di aver mai provato per nessuno.
Certo, anche Joseph risvegliava nel profondo del suo animo qualcosa; ma era un'agitazione diversa, un po' più violenta ma non per questo meno piacevole. Spesso i tre uscivano insieme; ma ancora più frequentemente Gregory passava il pomeriggio con uno e quello seguente con l'altro, diventando quasi due persone diverse a seconda della persona con cui aveva a che fare. Sperava con tutto sé stesso che quei due andassero d'accordo a lungo, perché non sarebbe mai riuscito a rinunciare alla compagnia di nessuno; ma più il tempo passava e più si rendeva conto che, purtroppo, non solo i loro caratteri forti erano profondamente diversi l'uno rispetto all'altro, ma erano persino in opposizione e non difficilmente finivano per contrastarsi.
Comunque, quel pomeriggio aveva deciso di dedicarlo a Mycroft, e aveva ogni intenzione di passarlo bene.
«Seguimi» gli ha detto, guardando il portone di legno chiaro con la coda dell'occhio. Lo studente di giurisprudenza si è lasciato spintonare fin dentro un corridoio, al termine del quale la vetrata della segreteria appena lucidata dai bidelli risplendeva. Si sono avvicinati ad essa, e Greg ha dovuto schiarire la voce un paio di volte per riuscire a richiamare l'attenzione della non troppo prestante signora che, dentro, era arrampicata su una sedia per recuperare qualcosa da uno dei ripiani più alti dell'armadio.
Appena si è accorta dei due giovani, è scesa quasi cadendo da dove si trovava e si è affrettata ad andare loro incontro.
«Buon pomeriggio, signora Eloise» l'ha garbatamente salutata Lestrade, e il suo amico ha abbassato il capo per fare altrettanto.
«Ciao, Greg, e ciao anche a te. Avete bisogno di qualcosa?»
Il più piccolo ha guardato l'altro senza capire, ma l'espressione sicura che aveva dipinta in viso è bastata a convincerlo che sapeva esattamente cosa stava facendo.
«Ebbene sì. Io e questo mio amico, che studia giurisprudenza qui accanto, ci siamo dati appuntamento per oggi pomeriggio; ma mentre mi aspettava fuori dal cancello, uno studente che non conosciamo ha iniziato a minacciarlo, ed ora è là fuori dalla porta d'ingresso che non aspetta altro che noi usciamo dall'edificio...»
La signora ha fatto un gesto con la mano allo studente, come a dire "sei un furbone"; ha rivolto un largo sorriso a Mycroft; e poi è andata ad aprire la porta della segreteria per permettere ai due di entrare. Dopo averle recuperato (per ricambiare il favore) quanto aveva bisogno dall'ultimo ripiano della libreria, quindi, il futuro poliziotto ha condotto il suo compagno lungo dei corridoi di cui non molti erano a conoscenza, bui e ben nascosti agli occhi della gran parte degli studenti; e a un tratto, dopo aver superato un pesante portone che aveva tutta l'aria di non essere utilizzato praticamente mai, si sono trovati addirittura al di fuori della recinzione dell'accademia.
«Le conoscenze vogliono dire molto» ha detto fieramente il più grande, guardandosi in giro e riempiendosi i polmoni dell'aria che, forse, Holmes non credeva che avrebbe più assaggiato per tutto il pomeriggio.
«È esattamente quanto non mi sono mai astenuto dal ritenere» ha risposto, ridacchiando, l'altro. Gregory era una persona ben diversa da quanto ci si potesse aspettare che fosse: sul più bello aveva sempre delle uscite di questo genere, e ciò lo rendeva uno dei soggetti più interessanti di tutta la cerchia di conoscenze del ragazzo, che teneva davvero tanto a quell'amico speciale.
«Beh, io sto morendo di fame».
«Anch'io! E conosco un posto poco costoso in cui si mangia bene... Non è neanche molto lontano»
«In motorino lo è ancor meno»
«Sei sicuro di voler tornare al cortile di là?»
«Uhm, vero... Idea: tu aspettami qui. Mi raccomando di non scappare, se no non ti ripesco più... Piuttosto vedi di nasconderti da qualche parte. Io faccio una corsetta»
«D'accordo... Ti aspetto»
«Torno subito».**
«Avevi proprio ragione, Myc. Per quei quattro soldi che ho lasciato in cassa, abbiamo davvero mangiato come dei re!»
«La prossima volta offro io, però»
«Allora, la prossima volta mangeremo fish'n chips».
Mentre Lestrade rideva di gusto, il suo amico lo ha guardato con un misto di timidezza e timore; ma ha distolto lo sguardo appena lui è tornato a rivolgerglielo.
«Tutto bene?»Sin da quando si erano trovati nuovamente all'aria aperta, Holmes gli era sembrato strano. Un po' più chiuso del solito, un po' più triste e certamente silenzioso.
«Sì, certo» ha mormorato in risposta lui, alzando la testa. Negli occhi di Lestrade leggeva tanti sentimenti, ma sicuramente nessuno che assomigliasse a quanto lui sentiva di stare iniziando a provare nei suoi confronti. E per fortuna, forse. Dal grado di inclinazione che le sue sopracciglia hanno assunto, ha potuto capire che il suo essere così ostinatamente silenzioso lo stava preoccupando; e si è davvero dovuto trattenere dall'allungare le mani e accarezzargliele, tanto gli sono sembrate belle. Tutto era bello, in lui. Semplicemente perfetto.
Ma era profondamente persuaso che i suoi sentimenti non potessero essere ricambiati, e così non aveva alcuna intenzione di fargli capire assolutamente quello che pensava davvero. Anche se non era facile.
Guardare quel ragazzo era una delle cose più belle che potesse parergli possibile fare; e così ha continuato a tenere incollate le pupille su di lui, senza riuscire a preoccuparsi di null'altro e soprattutto senza riuscire a smetterla di farlo.
«Certo che cosa?» ha mormorato Greg, spiazzato dall'espressione assente di colui che in genere era così autoritario e sicuro.
Da parte sua, Mycroft senza motivi particolari per farlo stava iniziando a non capire più nulla.
«Certo che sei...»
Come uscendo da uno stato di trance, accorgendosi di cosa stava per dire il primino si è bloccato ed ha strabuzzato gli occhi; ha fatto un colpo di tosse, e prima che Lestrade potesse avere il tempo di dire qualsiasi cosa, ha sputato la prima deduzione a suo riguardo che gli venisse e che non potesse lasciare trapelare la sua adorazione nei suoi confronti: «... Orfano...»
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Orfano e ateo || Mystrade ||
أدب الهواةIl passato non passa, non passa mai. Ritorna a stravolgere e a cambiare quello a cui esso stesso ha fornito le basi, e talvolta con conseguenze positive; talaltra, distruggendo e rovinando tutto. Chi può dire da cosa dipenda? «So cosa stai pensando...