25. Ora o...

166 23 15
                                    

In tutto questo, se i nervi umani quando tesi facessero qualche tipo di rumore, Chris sarebbe stato simile alle casse sul palco durante un concerto metal: i suoi occhi erano fissi in quelli di Jones che, a viso scoperto, teneva la pistola premuta contro la schiena di Greg, mentre seduto di sbieco su quel sedile tremava terrorizzato dal pensiero dello schizzo di sangue che gli sarebbe arrivato dritto addosso, seguendo un colpo e precedendone un altro che avrebbe posto fine a tutto, proprio a tutto.
Più i secondi scorrevano e più gli sembrava che lo stesse sfidando a muoversi. La vita del suo amico-superiore era, per essere espliciti, in quelle sue mani insicure che ancora stringevano la pistola che di cinque colpi, ormai ne aveva solo tre: eppure il poliziotto era perfettamente consapevole che qualsiasi movimento sarebbe stato sbagliato, in quegli istanti.
L'equilibrio instabile di quella situazione è stato spezzato da un rumore, che inaspettato è riuscito a sovrastare il borbottio del motore della Dacia diesel che anche con il muso accartocciato contro il muro di cemento continuava a svolgere egregiamente il suo lavoro: dei passi sicuri, cadenzati che arrivavano da nessuna e al contempo da tutte le parti.
Lo sguardo di Neil Jones si è spostato un attimo al di sopra del tettuccio della BMW, e per quel minimo gesto il cuore dell'agente ha rischiato di schizzargli direttamente fuori dal petto.
Ora o mai più.
Con un unico gesto tanto rapido quanto fluido si è alzato ed ha strappato Greg alla presa non poi così stretta del criminale, scagliandolo a terra nella speranza di poter così combinare anche qualcosa di positivo. Per riflesso, nello stesso momento, il malvivente ha premuto il grilletto che era ancora puntato dov'era la spina dorsale dell'ispettore. 

Bang!

Trovando una forza che mai si sarebbe aspettato di avere, forse risultato dello spavento, quest'ultimo si è rialzato da terra quasi prima di toccarla, e in un batter di ciglia ha caricato un pugno che è arrivato diritto sul naso di Jones il quale, non abituato (nonostante tutto) ad affrontare personalmente la violenza fisica, ha lasciato cadere la pistola a terra; e mentre il sangue iniziava a colare dal suo viso giovane sugli abiti scuri che aveva indosso, e da questi più in giù fino al pavimento, le mani gli sono state bloccate dietro la schiena dalla presa sicura di Lestrade e dalle manette che aveva sempre avuto, pronte, nella tasca posteriore dei pantaloni.
Con il fiato corto, l'ispettore ha fatto un passo indietro, per poter aprire la portiera posteriore della sua auto e sbatterci dentro in fretta e furia l'ammanettato; ma il suo piede, urtando contro qualcosa, l'ha fatto gelare nella precisa posizione in cui si è ritrovato.
Mentre i passi misteriosi si facevano più forti, ha voltato il capo, scoprendo il corpo del suo amico riverso in una pozza di sangue che si ingrandiva velocemente sotto il suo torace.
Spingendo Jones diritto contro la sua auto, con l'inconscio desiderio di farlo cadere, si è abbassato per guardare più da vicino il collega preda di spasmi ogni momento più forti.
«Chris... Chris!»
Accovacciato vicino a lui, con le scarpe immerse nel suo sangue, gli ha preso il viso cereo tra le mani senza timore di sporcarsele né di fargli alcun male. Gli occhi attoniti dell'uomo si sono rivolti a lui, mentre finalmente esaminava, terrorizzato, il suo torace nascosto dall'uniforme intrisa di quel liquido rosso.
Senza trovare la forza di spiccicare parola, l'agente ha continuato a tenere lo sguardo puntato negli occhi dell'amico, i quali quasi con timore si sono rivolti a lui di rimando. Oltre al suo sangue e a quello di Jones, sbigottito e immobile a fissare la scena, anche le gocce delle lacrime dell'ispettore sono andate a bagnare il pavimento di quel parcheggio maledetto - mentre i passi, appartenenti alla figura che si è stagliata innanzi a loro, finalmente si sono fermati.
Senza riuscire a staccare gli occhi da quelli del morente, e consapevole che da là a momenti la Dacia avrebbe potuto fare quel botto che tanto aveva temuto, Lestrade ha ingoiato a vuoto. La testa ha iniziato a girargli vorticosamente, per la disperazione e il panico, ma non si è lasciato cadere, sforzandosi di impedire a chiunque di capire come si sentisse realmente.
Un elicottero, sirene, motori che ruggivano proprio nella loro direzione; stavano arrivando i rinforzi, ma più che una soluzione sembrava un altro problema - c'era sempre la macchina rombante accanto a loro. Senza riuscire ad impedire alle lacrime di scendergli lungo le guance e il collo, Greg ha chiuso gli occhi dopo aver visto fare così anche all'amico al quale ancora stava reggendo il capo. Non aveva la forza di fare alcunché, e anzi si sentiva sempre meno presente.
Solo la mano che gli si è appoggiata sulla spalla gli ha impedito di perdersi definitivamente, ricollegandolo alla realtà e particolarmente aiutandolo a ricordare che non era affatto solo, nel parcheggio, con Chris che peggiorava ogni secondo.
Ha aperto gli occhi, e combattendo il senso di vertigine si è sforzato di mettere a fuoco il viso della persona alla quale i passi misteriosi appartenevano: la sua sagoma gli si è impressa subito nelle retine, a causa dei fari della volante che in quel momento preciso è sopraggiunta alle sue spalle, sparando il suo getto di luce bluastra contro loro quattro e assordandoli con lo stesso rumore di gomme che anche lui aveva fatto non molti momenti prima; ma anche quando la luce si è spostata gli ci è voluto qualche attimo per riuscire a capacitarsi di chi avesse davvero di fronte.

«Il sangue... Forse una delle cose che prime ricollego alla tua persona, Gregory».


°•°•°
Okay... Povero Chris. L'unico personaggio etero di tutto il mio universo.
Sono traumatizzata.

Orfano e ateo || Mystrade ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora