Al contrario di metà Londra, quella mattina il generalmente dormiglione/ritardatario ispettore Lestrade si era alzato ben quattro ore prima dell'alba. Si era preparato abbastanza in fretta e si era fiondato al lavoro: secondo i calcoli suoi e del suo consulente, Sherlock, quella mattina avrebbero avuto una chance concreta per chiudere un caso e non aveva la minima intenzione di non sfruttarla - dietro di essa si andavano accumulando questioni di ogni tipo, e lui non era affatto immune dallo stress.
Fuori dalla stazione ancora chiusa c'erano già Sally e una decina di agenti, i più coraggiosi del dipartimento nonché gli unici che avessero accettato di svegliarsi a quell'orario indecente; li ha salutati senza scendere dall'auto - tanto la strada era deserta - e sempre da là dentro ha organizzato la spedizione. Sherlock aveva animatamente rifiutato di dare loro una mano, e per questo non rimaneva che sperare che quel compito abbastanza gravoso andasse a terminare nel migliore dei modi possibili.
Si sarebbero divisi, in macchina a coppie, e avrebbero preso ognuno una strada diversa per arrivare insieme al punto in cui i criminali si erano insediati.
«Io vengo con lei signore» ha quasi imperativamente sostenuto la Donovan, già avviandosi verso la sua auto; e non trovandoci nulla di sconveniente, Greg non ha opposto alcuna resistenza.
Appena salita a bordo, però, sono iniziate le questioni.
«Ha fumato ancora? Lestrade, dovrebbe finirla. È solo mattina, e se continua in questo modo non finirà bene»
«Sì, Sally, hai ragione, ma-»
«Ha presente cos'è successo a mio padre, vero? Il cancro ai polmoni? È una morte orribile, orribile, davvero».
Greg si è morso l'interno della guancia e si è stretto nelle spalle. Lui non sapeva di cosa fosse morto suo padre, addirittura era venuto a conoscenza quasi casualmente della sua scomparsa; ma quasi certamente se anche l'avesse saputo, non l'avrebbe mai sbattuto in faccia a nessuno. Tantomeno a un eventuale superiore stressato.
Ma che si poteva fare? Quella è una donna, ha constatato ancora una volta tra sé e sé, senza badare assolutamente al fiume di parole che non la finivano di uscire dalle sue labbra carnose.
Non è che ce l'avesse con le donne o che fosse totalmente immune al loro fascino; tantomeno si identificava in una di loro, come alcuni altri uomini capita che facciano. Aveva anzi provato attrazione per diverse ragazze e poi signorine nel corso della sua vita, e se mai avesse deciso di mettersi con una di loro si sarebbe comportato ancora più da "maschio" di quanto non facesse naturalmente; solo che servendo, in una relazione, l'amore che è molto diverso dall'attrazione, non aveva mai voluto iniziarne una dopo la peraltro breve esperienza che aveva avuto l'onore di fare a fianco di Joseph.
L'amore sapeva cosa fosse, lo sapeva perché lo provava da sempre e solo per un individuo; e si definiva omosessuale perché era un uomo. Di fatto però non era attratto dagli uomini. Era totalmente attratto soltanto da lui.
«Signore, rallenti: siamo in prossimità del punto ma gli altri non sono ancora arrivati».
Lestrade ha pigiato sul freno, e ha bruscamente chiesto a Sally di cercare di capire dove fosse il resto della squadra. Il cielo nero sopra le loro teste evocava in lui brutti ricordi, e le parole aspre che la collega non smetteva di rivolgergli tra una chiamata e l'altra non lo aiutavano a risollevarsi. Era sul punto di saltare giù dalla macchina per non doverla più ascoltare, quando a sorpresa lei gli ha intimato di avanzare «Ma piano, che siamo in sei macchine in un solo posto e, vista l'ora, potrebbero insospettirsi»; motivo per cui ha preso l'ennesimo respiro profondo, cercando di pensare ad altro che al disgusto che provava per la maggior parte delle persone che lo circondavano, prima di eseguire quegli ordini.
A un dato punto ha accostato ed è sceso dall'automobile seguito dalla Donovan, entrambi con un portamento che voleva apparire normale ma che era completamente tradito sia dal passo affrettato, sia dalle mani di entrambi, strette ai punti in cui avevano nascosto le pistole d'ordinanza.
Greg ha messo l'auricolare, collegato alla radiolina, e sottovoce ha disposto tutta la squadra, mantenendo la posizione più pericolosa per sé - quella sul viale che portava all'ingresso dell'edificio.
«Tutti pronti. Conto alla rovescia da cinque; mi raccomando, ragazzi».
Cinque, quattro, tre, due, uno...°•°•°
«Da quella parte Sally!»
«Ho visto, ho visto! Pensi a caricare la pistola!»
Gliel'avrebbe volentieri puntata a una tempia.
«Accelera, per l'amor di Dio, non lo rompi mica quel pedale!»
«Sì, signore» ha borbottato tra i denti la sergente, senza cambiare minimamente la pressione esercitata sul maledetto acceleratore.
Ma perché l'aveva lasciata guidare?! Tra l'altro non era affatto sicuro che sarebbe riuscito a prendere la mira decentemente. Rimaneva da sperare in qualche colpo di fortuna che riuscisse a rallentare o addirittura fermare i fuggitivi che stavano inseguendo senza costringere anche la BMW a bloccarsi. Per fortuna che il sole aveva finalmente deciso di farsi vedere: avrebbero potuto perdere l'obiettivo della loro corsa "folle" ad ogni angolo, se fosse stata anche solo mezz'ora prima.
«Santi numi!» Ha esclamato Greg, cercando di abbassare velocemente il finestrino: uno dei tre uomini stava prendendo la mira verso di loro, ma per pura fortuna l'aveva visto. Ha chiuso un occhio nella speranza che qualcosa così cambiasse, ma dovendosi ricredere si è rassegnato ed ha sparato praticamente a casaccio: e poche frazioni di secondo dopo, il lunotto dell'auto bianca davanti a loro si è frantumato, impedendo di vedere alcunché di quanto stava succedendo dentro l'abitacolo e lasciando il detective a bocca aperta di fronte al palese colpo di fortuna che gli era capitato. Dato che nessun colpo è partito di rimando, poi, Lestrade ha pressoché avuto la conferma di aver colpito proprio il suo obiettivo.
Stava ancora scrutando il vetro crepato quando la sergente ha pigiato con decisione il freno - di riflesso ha afferrato la maniglia, senza riuscire ad emettere alcun suono. Mentre le gomme della BMW stridevano assordandolo, entrando dal finestrino aperto insieme a forti ventate d'aria gelida, ai suoi occhi si è presentata una scena davvero raccapricciante: un tir arancione che andava a schiacciare la fiancata dell'auto innanzi a loro, saltellando, accartocciandola senza farla rotolare. Dopo un battito di ciglia lungo almeno qualche nottata, lo stridore derivante dalla guida brusca che Sally stava esercitando sulla sua macchina è terminato senza causare un testacoda, il camion ha arrestato la sua corsa e l'auto schiacciata ha smesso di ballare sulle sospensioni.
Ha alzato lo sguardo verso la collega. Il miracolo era avvenuto.°•°•°
A causa di un raggio di sole che audacemente aveva scelto di fermarsi proprio sul suo viso, Mycroft Holmes si è svegliato da una nottata lunghissima. Si è stiracchiato allungando le braccia e guardandosi intorno, ha cercato di capire se la febbre gli fosse effettivamente passata o meno. E sì, era guarito.
Si è alzato con un sorriso sulle labbra, ha scelto dei vestiti nuovi di bucato dall'armadio e si è diretto a fare una lunga doccia calda; dopodiché è sceso in cucina per fare una colazione abbondante. Finalmente era giunto il momento di tornare al lavoro, e l'ha preso un pochino di ansia al pensiero di quante questioni dovessero essersi accumulate sulla sua scrivania - non ha nemmeno dovuto rifletterci per capire che era proprio il caso di sbrigarsi, e per questo motivo ancora prima di sedersi a tavola ha preso il telefono ed ha chiamato Anthea per dirle di fare preparare l'automobile.°•°•°
«Beh, complimenti, Lestrade». Le guance dell'ispettore si sono tinte di un leggero rosso per il piacere di un complimento che dalle labbra di quel sovrintendente uscivano così raramente.
«Alla guida era Donovan, signore, il merito è praticamente suo» non ha però potuto evitare di confessare. Il superiore ha sorriso.
«La lascio alla burocrazia, ispettore. Rimanga su questi standard, mi raccomando». Non parendogli il caso di mettersi sull'attenti, Greg ha annuito mantenendo un'aria seria - comportamento che in genere era gradito, e che è risultato tale anche in quell'occasione.
Appena il sovrintendente si è allontanato, quindi, Lestrade si è diretto laddove alcuni agenti si stavano occupando dei primi documenti di certificazione; solo che, dopo appena qualche passo, il telefonino ha iniziato a squillargli nella tasca.
Ancora un po' agitato dagli eventi e particolarmente dall'espressione di compiacimento del suo incontentabile superiore, lo ha portato all'orecchio bofonchiando un "pronto" molto sbrigativo.
«'Giorno!»
Una voce familiare dall'altra parte della cornetta, allegra, lo ha fatto bloccare esattamente dove si trovava.
«G-giorno?» ha risposto insicuro, non sembrandogli la situazione verosimile. Qualche attimo di silenzio.
«Gregory?!»
«Certo, q-questo è il mio numero... Come da secoli»
Ancora silenzio.
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Orfano e ateo || Mystrade ||
FanficIl passato non passa, non passa mai. Ritorna a stravolgere e a cambiare quello a cui esso stesso ha fornito le basi, e talvolta con conseguenze positive; talaltra, distruggendo e rovinando tutto. Chi può dire da cosa dipenda? «So cosa stai pensando...