«Beh, le cose andavano a meraviglia, tra me e lui. Non una litigata, non un fraintendimento. Ci rispettavamo, e... Ci volevamo bene. È bastato un giorno per fare collassare tutto». Come allucinato, il D.I. teneva gli occhi spalancati puntati davanti a sé, verso la strada - ma la sua guida era sicura, e i suoi riflessi comunque pronti. «Abitavo da solo, e non era raro che proprio per questo a Joseph arrivasse da me senza preavviso... Non mi dispiacevano mai le sue visite, e specialmente quando non mi avvisava ero contento: erano un po' come delle sorprese, prima ancora che delle possibilità di vederci. Apriva il cancelletto con la copia della chiave che gli avevo affidato, e arrivato alla porta bussava e si nascondeva sempre in qualche angolo. La prima volta mica avevo capito che era lui, e avevo richiuso abbastanza contrariato; poi col tempo era diventata un'abitudine, che quando qualcuno picchiava le nocche contro il legno del mio portone io uscissi e iniziassi a guardarmi in giro sorridendo». Si è fermato qualche momento, come pensando a qualcosa che non poteva essere detto ad alta voce; e infatti le sue guance si sono leggermente colorate di rosso, prima che scuotesse la testa e tornasse a raccontare. «L'unica volta in cui Joseph è arrivato da me di soppiatto, e bussando alla porta là davanti è rimasto, è stata anche l'ultima. L'ultima in cui ci siamo visti, dico. Quando ho aperto mi ha praticamente strozzato in abbraccio, come se stringendomi avesse potuto aggiustare anche qualcosa di rotto dentro di sé... Col senno di poi posso dire che si trattava nientemeno che del suo cuore, non che il mio non abbia subito allora qualcosa di analogo». E tutt'ora si trova in quella situazione, ha pensato Greg, senza riuscire però a dirlo a voce alta.
Chris guardava, in silenzio, prima l'amico e poi il paesaggio fuori dal finestrino; dopotutto erano in missione, e le ore che gli sarebbero state pagate in più a fine mese servivano al preciso scopo di trovare l'auto del delinquente le tracce del quale erano quasi impossibili da scovare. Non gli dava fastidio il fatto che Lestrade avesse praticamente iniziato un monologo senza fine, solo che gli dispiaceva: non doveva essere facile, per lui, ricordare, e se avesse potuto immaginarlo prima forse non gli avrebbe mai posto quella domanda. Eppure, ormai l'aveva fatto, per cui conveniva capire il più possibile su dove fosse Hill - senza altro scopo che saperlo.
«Ci ho messo un po' a capire che era immerso nel panico fino al collo. Non posso dimenticare come ha iniziato a tremare mentre ancora mi stringeva, in piedi sull'uscio; l'ho guardato ed era pallido, sudato. Barcollava, mentre lo accompagnavo al divano; ha ricominciato a respirare praticamente solo quando ho richiuso a chiave la porta. Non voleva bere, non voleva mangiare, non voleva che lo portassi al pronto soccorso; a un tratto ho rischiato di avere una crisi a mia volta, e penso che in quella situazione non ci andrei troppo lontano neppure ora...»
Solo un altro abbraccio l'aveva aiutato a mantenersi, soprattutto perché nel mentre, Hill - il grande, il forte, il terribile Hill - era scoppiato in lacrime sulla sua spalla. Aveva fatto un po' fatica a girarsi bene verso di lui, per guardarlo negli occhi arrossati e asciugargli le lacrime con le mani. Era bellissimo anche in quello stato, e più lo guardava e più se ne rendeva conto; solo che nessuna fossetta era destinata a crearsi sulle sue guance per ricambiare il sorriso timido che gli stava rivolgendo. Anzi, Gregory non avrebbe mai più visto quelle belle labbra stirarsi per rassicurarlo.
«Le prime parole che è riuscito a rivolgermi sono state delle scuse sussurrate, che nel silenzio in cui era piombata la casa mi sono arrivate ai timpani come il potente rimbombo di un tuono vicino. Come penso che anche tu ti stia chiedendo, Chris, ho pensato: e perché si scusa? Avevo già in mente mille torti che avrebbe potuto farmi, ma non avrei mai pensato che potesse essere una cosa del calibro di quel che aveva realmente fatto. No, non era qualcosa che aveva fatto a me, ma a lui stesso; e proprio per questo è andato a danneggiare anche il sottoscritto. Hai presente che si era rasato, no? Lo prendevamo in giro tutti, chiamandolo "skinhead". Ma, scherzosamente, indicavamo la realtà delle cose. Non sapevo che lo fosse in quanto non me l'aveva mai detto, e perché mica stavamo insieme fisicamente proprio tutti i pomeriggi, un po' perché non era possibile e un po' perché avevamo impegni diversi che non ci siamo mai preoccupati di far combaciare». Sì, erano molte più le notti che passavano insieme rispetto a quelle in cui Jo dormiva a casa dei suoi, ma il fatto che Gregory stesse ancora studiando faceva sì che Hill fosse il primo a preoccuparsi di lasciargli ampi spazi; ed era proprio in quegli spazi che Joseph aveva iniziato a stringere dei contatti con associazioni vicine all'ambiente degli skinhead. Essendo però un poliziotto ed essendo, soprattutto, omosessuale, non riusciva a schierarsi con nessuno dei fronti esistenti in modo stabile: e da qui erano derivati davvero tanti casini. «Quel pomeriggio c'era stata una manifestazione, e non era riuscito a rinunciare a prendervi parte, spinto dagli amici che aveva in quei gruppi. E beh, sai cosa può succedere in situazioni così...»Mentre lui si stava sforzando di raccontare senza fermarsi, Joseph ai tempi non aveva applicato alcuna forza perché le parole della sua prima confessione gli permettessero di, più che liberarsi, liberare l'unica persona che amava dal pericolo rappresentato da sé stesso. Dal sussurro che era in partenza, la sua voce era andata alzandosi, ma giunti al momento dell'assassinio, era tornata a poco più che un borbottio. Come allora, gli occhi lucidi e l'espressione affranta di chi raccontava aggiungevano tanti concetti alle parole espresse.
«Ha ucciso?»
«Già. E, nonostante le apparenze, non riusciva a sopportare questo pensiero. Sentiva come se avesse tradito tutti, a partire da sé stesso. Aveva appena finito l'accademia!»
«Si è consegnato?»
«Certo! Sono andato con lui. È stato terribile»
«Immagino. Greg, mi spiace... Ma... Ora dov'è?»
Per la prima volta, mentre erano fermi ad un incrocio, il guidatore ha staccato lo sguardo dalla strada per rivolgerlo al passeggero.
«Nonostante mi abbia detto di non pensare più a lui e di non interessarmi a che fine gli sarebbe spettata, ovviamente mi sono adoperato per garantirgli uno sconto di pena, e ho fatto sì anche che trovasse lavoro all'estero. A meno che non abbia cambiato per scelta sua, ad oggi dovrebbe essere un impiegato in Argentina»
«E non sa che è per merito tuo?»
«No, no, amico mio. E non posso che sperare che lui non lo venga mai a scoprire».
Gli sguardi dei due si sono spostati insieme verso il semaforo che, finalmente, era tornato verde. Greg non si sentiva bene, ed ha atteso fino a quando l'automobilista dietro di loro ha suonato il clacson per partire, rimandando il più possibile il momento di pigiare sull'acceleratore: era sicuro, infatti, che non sarebbe riuscito a fare partire la macchina con dolcezza per via dei nervi tesi che si ritrovava. Invece, la BMW grigia è scattata in avanti gentilmente, iniziando a dirigersi dritta davanti a sé come l'auto della persona più rilassata del mondo; al contrario di un'altra macchina, una Dacia nera, che sebbene avrebbe dovuto fermarsi per il semaforo che loro avevano appena superato, ha accelerato da destra proprio verso la macchina con il lampeggiante blu che si rifletteva sul suo stesso parabrezza, rivelando il fatto che il guidatore fosse da solo a bordo.Chris ha urlato, mentre cercando di mantenere una calma che non aveva Lestrade ha fatto un testacoda calcolato; la Dacia è andata dritta, passando a pochi millimetri dal muso dell'auto dei due agenti, non scontrandosi con nessuno solo perché l'autista che aveva suonato il clacson quando avevano indugiato a partire aveva svoltato verso destra.
Invece che fermarsi a riprendere fiato, l'ispettore ha cambiato marcia ed è partito all'inseguimento del pirata della strada, con Chris a fianco che si teneva alla portiera con tutte le sue forze.«Che diamine fai, Greg?!»
«Jones, è Jones!»
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Orfano e ateo || Mystrade ||
FanfictionIl passato non passa, non passa mai. Ritorna a stravolgere e a cambiare quello a cui esso stesso ha fornito le basi, e talvolta con conseguenze positive; talaltra, distruggendo e rovinando tutto. Chi può dire da cosa dipenda? «So cosa stai pensando...