30. Disperatamente fuori posto.

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Dentro il salotto silenzioso dell'appartamento che condivideva con l'unico consulente investigativo del mondo, John Watson stava cercando di scrivere un pezzo da pubblicare sul blog per tenerlo aggiornato almeno quasi periodicamente; ma si stava trovando in grandi difficoltà, perché tutti i suoi fogli di appunti erano finiti a terra qualche tempo prima e per questo erano tutti in disordine e rimetterli giusti stava rivelandosi una vera e propria sfida. Dopo qualche tentativo, comunque, ci ha rinunciato: la luce del sole stava già venendo meno, essendo solo l'inizio di gennaio, e per questo faticava a leggere; e in più, la mancanza del suo coinquilino lo rendeva di cattivo umore. Non amava la solitudine, oh, per nulla; ed era per questo, ha riflettuto, che era così nervoso. Il silenzio faceva troppo contrasto con il rumore del campo di battaglia che aveva ancora così impresso nella memoria, e questo lo faceva sentire disperatamente fuori posto...

Ha chiuso il portatile e l'ha appoggiato di fianco a sé, sulla poltrona; dopodiché si è rannicchiato con ogni intenzione di passare così qualche ora, o almeno quei trenta minuti che sarebbero bastati per far scemare ogni ricordo di quell'ennesimo noioso, silenzioso giorno.
Ha chiuso gli occhi, ma proprio in quel momento dei passi sulle scale gli hanno fatto alzare la testa; una chiave ha girato nella toppa della porta, e quando l'uscio si è aperto permettendo al giaccone svolazzante di Sherlock di entrare di gran carriera, gli è sembrato un vero e proprio miracolo.
Anche se, a giudicare dall'agitazione che sfogava in ogni gesto, quel "miracolo" avrebbe determinato almeno un'altra notte bianca.
«Non immagini, John, cosa ho trovato a casa. Oh, non lo immagini, Jawn! Mio fratello è rovinato, te lo dico io!»
Gongolando, il ragazzo ha appeso il giaccone ed è volteggiato sino alla sua poltrona, sulla quale si è sistemato tenendo una busta di plastica in mano, all'interno della quale si vedeva un'altra busta di carta ingiallita. Il dottore, che aveva già allungato le gambe a terra, si è stiracchiato la schiena senza togliere lo sguardo dal coinquilino: che diamine poteva rovinare Mycroft Holmes ed essere contenuto in una busta?
«Non tenermi sulle spine, Sherlock» ha mormorato, mezzo sorridendogli per l'effetto trascinante della sua contentezza. Il riccio ha alzato le sopracciglia e gli ha rivolto uno sguardo di sfida; dopodiché ha cominciato a raccontare come aveva trovato quel tesoro.
«Per tutto il tempo in cui sono stato dai miei non ho fatto che prendere cose dagli armadi e dagli scaffali più alti, mangiare e cercare di non innervosirli. Fumavo mentre facevano il pisolino pomeridiano e di notte; ho finito tutti i cerotti che mi ero portato per poterli sopportare; mi sono sorbito almeno una trentina di album fotografici corredati da didascalie sussurrate dalla voce veramente sottile di mio padre in questo periodo, e finiti questi lui stesso mi ha chiesto di dare un'occhiata alle ante degli armadi meno utilizzate per trovare qualcosa di "divertente" da fare insieme. In effetti, ci ho trovato il mondo...»
John ha annuito in silenzio.
«Capisco. E quella» ha chiesto, indicando con un movimento del mento quanto l'amico stringeva in grembo, «Viene da lì?»
«Esattamente, mio caro Watson. Ovviamente per adesso nessuno sa che sè qui; ma credo proprio che presto anche il loro destinatario, finalmente, la riceverà».
«Finalmente?»
«Sì. Sono passati trent'anni da quando gli angoli di questa carta sono stati sigillati, e il contenuto è già stato violato da almeno due paia di mani; solo che quelle di colui il cui nome è scritto proprio qui sopra non appartengono a questa cerchia ristretta»
«Ma chi è costui?» ha praticamente urlato John, esasperato dall'atteggiamento "misterioso" del consulente.
«Guarda tu stesso» ha mormorato quest'ultimo, allungando finalmente il suo tesoro al biondo, e non staccando gli occhi dai suoi.
Con estrema cura, Watson ha tirato fuori la carta dal contenitore ed ha riletto qualche volta il nome del mittente.
Gregory L.
«Non è lui, vero?» ha sussurrato, senza riuscire a smetterla di fissare quel punto preciso della busta.
«Aprila, su» l'ha esortato Holmes, smanioso di vedere quale sarebbe stata la sua reazione.
John ha esitato qualche attimo, ma non poi molto alla fine dei conti: era davvero curioso di vedere, ora. Ha aperto la busta senza doverci applicare nessuna forza, e ne ha estratto il contenuto: una lettera manoscritta, indirizzata al fratello di Sherlock, con la firma di "G. Lestrade" alla fine. Il biondo ha aggrottato le sopracciglia ed ha incominciato a leggere.

Mio caro Mycroft,
Ci sono così tante cose che io non sono mai riuscito a capire di te, che forse si potrebbe pensare che siano più queste di ciò che effettivamente so sul tuo conto. Il comportamento che hai mantenuto nell'ultimo periodo con tutti, ma con me in particolare, è una di quelle incognite, e come non è la prima volta che accade più cerco di capirci qualcosa e più i miei ragionamenti si fanno confusi e sfocati. Hai detto una sola parola, Myc, e penso che nessuno di noi due la dimenticherà mai - tu per quei motivi che ti hanno spinto a pronunciarla, e io per tutto quel mistero che la circonda. Penso infatti di conoscerti abbastanza da sapere che non risponderai a questa lettera, e tanto meno mi spiegherai mai a cosa intendevi alludere. Non sono così acuto da poterlo capire da me, infatti, e mi dispiace. Mi dispiace soprattutto perché so di starti deludendo, così. Tu forse ti aspettavi da me qualcosa, qualcosa che non so darti e non so dirti in quanto semplicemente non sono all'altezza di intenderlo.
Ci sarà bisogno di mentire? Io non lo credo proprio. Ed è in virtù di questa mia convinzione che intendo essere sincero con te.
Tanto per iniziare, non sono sicuro che tu sia davvero partito per l'India, sai?
Eppure non posso non fidarmi delle tue parole. Per questo ti scrivo una lettera ma non vengo a casa tua. Se è destino che tu legga mai queste parole, accadrà; altrimenti mi rimarrà non molto altro da fare che accettare... La fine.

Orfano e ateo || Mystrade ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora