17. Non lo avrei mai detto.

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«Knuckle merchants and you bankers, too
Must get up and learn those rules;
Weather man and the crazy chief
One says sun and one says sleet

Senza sapere bene cosa fare, il festeggiato mezzo seguiva e mezzo era trascinato dal tutto sommato contenuto gruppo che assolutamente a sorpresa aveva trovato davanti alla casa di Gregory, dove di comune accordo stava recandosi con lui per guardare qualche film.
Era quello l'ultimo regalo organizzato da Lestrade: una serata in compagnia, nella discoteca presso la quale i componenti della banda, soli o in gruppo, erano ormai diventati clienti abituali.
Quando aveva visto quei cinque ragazzi, davanti al cancello che tra i tanti nomi, sul citofono, aveva anche quello di Lestrade, non li aveva subito riconosciuti. Oltre al fatto che era ormai buio, l'aveva frenato il fatto che Hill non avesse più quell'aspetto un po' minaccioso e un po' ridicolo proprio di certi capobanda che lo rendeva riconoscibile, e anzi da quando aveva scelto di tenere i capelli praticamente rasati e gli abiti un po' meno larghi assomigliava molto più ad un semplice ragazzo (per quanto attraente) che ad un bullo assetato di violenza; e che Arthur, un altro personaggio facilmente distinguibile, (col senno di poi verrebbe da dire ovviamente) mancava esattamente come altre due persone; in modo tale che il gruppo si era trovato ad essere composto di sole sette persone.
«Le migliori sette persone», aveva ironicamente concluso Chris, uno dei membri.
«Le magnifiche sette...»* gli aveva risposto, quasi senza pensarci, Gregory; e semplicemente dallo sguardo d'intesa che aveva scambiato con Joseph era nato il putiferio di quel coro improvvisato.

«A.M., F.M., P.M. too
Churning up the boogaloo
Gets you up an' gets you out;
But how long can you keep it up?»

Appena arrivati nel quartiere, dato che nessuno aveva ancora cenato, invece che entrare dritti nel locale i ragazzi sono entrati nel ristorante adiacente, dove una tavolata gigantesca era stata già prenotata solo per loro. Erano stati calcolati anche dei posti per le morose di chi le aveva - che non erano più in pochi -, e al capotavola troneggiava un segnaposto con scritto "MYCROFT H.", nero su bianco in un carattere elegante.
Di fianco a lui si è seduto Gregory, e di fronte a quest'ultimo si è messo Hill, che aveva già scelto quando alzarsi per fare il suo discorso di auguri e persino cosa dire.

Per tutta la serata, quei due non hanno fatto che guardarsi - quando non erano dietro a parlare col festeggiato o con i vicini. Quando quasi tutti sono stati sul punto di terminare la propria portata, in particolare, Joseph si è incurvato sul tavolo per richiamare l'attenzione di un Lestrade completamente concentrato su altre questioni, afferrandogli una mano: e arrossendo, questo non è riuscito più a concentrarsi su nulla che su quel gesto.
«Greg» ha sibilato il capobanda, stortando la bocca e mantenendo la smorfia un attimo anche una volta terminato di pronunciare il suo nome.
«Uh?»
«Parlo adesso?»
«Ma sì...» Si è guardato intorno. «Mi sembra un momento adatto».
Si sono scambiati un sorriso, e hanno continuato a guardarsi anche mentre Hill si alzava.
«Buonasera a tutti, di nuovo» ha iniziato, guardando compiaciuto i volti dei sei ragazzi che, nonostante tutto, erano là con lui, in quell'occasione. «Ammetto che sto solo prendendo una scusa per rivolgervi delle parole che non ha senso che tenga per me. Oggi è il diciannovesimo compleanno di Mycroft» - e qui ha dato una pacca sulla spalla all'interessato - «E cioè il primo che abbiamo il piacere di festeggiare insieme a lui. Dopo gli lascerò la parola, ma prima ho un reale bisogno di farvi sapere due cose.
La prima è che vi sono estremamente grato di essere qui, stasera, perché questo significa davvero molto ai miei occhi». Il festeggiato era abbastanza disorientato dall'aria di ufficialità che quelle parole andavano prendendo man mano, ma un cenno da parte di Gregory l'ha - come sempre - tranquillizzato: avrebbe dovuto pazientare solo un po' perché tutto gli venisse spiegato.
«Voi, in ultimo esame, siete i miei veri compagni e i miei veri amici; e poter contare su delle persone valide come ognuno di voi è un vero privilegio, per uno come il sottoscritto. La seconda cosa che devo dire è che, dato soprattutto che siamo qui per festeggiare, ringraziando il cameriere che vi ha appena riempito i calici, dovreste tutti alzarvi». Con un movimento quasi simultaneo di tutte le anime riunite attorno alla raffinata tavola, Mycroft si è ritrovato nove paia di occhi puntati addosso, ma ha saputo mantenere una certa apparenza di serietà e agio.
«Credo di poter parlare a nome di tutti, quando dico che il nostro augurio ci deriva direttamente dal cuore, per una persona che è entrata da così poco nella compagnia ma che ha già assunto in esso un ruolo fondamentale. Alla fortuna di Mycroft Holmes!» ha esclamato, alzando il bicchiere; e tutti l'hanno seguito, con larghi sorrisi.

Orfano e ateo || Mystrade ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora