2 - Pizza

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Non sono mai stata il tipo di persona adatta all'intensa attività fisica.

Fin dai tempi delle medie, cercavo scuse di continuo per saltare l'ora di ginnastica e al liceo ne trovavo spesso e volentieri molto facilmente, salvo l'ultimo anno: nonostante avessi gli esami di maturità da preparare, il nuovo professore riusciva a costringermi a partecipare alle lezioni. E ho odiato ogni singola partita di badminton, basket, calcio, pallavolo e chi più ne ha, più ne metta.

Tentare di seguire il ritmo di Jonathan, ora come ora, mi sembra un'impresa impossibile. Decido di fermarmi nel bel mezzo del marciapiede e riprendere fiato con le mani poggiate sulle ginocchia. Odio il respiro accelerato, il sudore, la sensazione di non reggersi più in piedi. Accompagnarlo a correre è stata una pessima idea.

- Già stanca, Minnie? - mi deride il ragazzo, saltellando per mantenersi in movimento.

- Non sono più abituata a correre. - mi giustifico.

- Il segreto è tutto nella respirazione. Devi concentrarti per mantenerla il più regolare possibile e sintonizzare il ritmo ai passi. - risponde lui, gentile.

Lo fisso immobile e torva. Forse non ha colto il messaggio implicito nelle mie parole: non correrò ancora.

- Facciamo che ci riprovo un'altra volta. Adesso raggiungi pure il tuo amico, va'.

- Michael aspetterà. Forza, riprova. - mi esorta.

Inspiro ed espiro, forte.

Poi torno alla posizione eretta.

- Ho fame. - dico ad alta voce.

Metto su il mio sorrisino da dittatrice e lo guardo, attenta ad ogni minima reazione da parte sua.

- Ma stavamo per...

- Ho detto che ho fame. - ripeto, più lentamente.

Un vecchietto che stava camminando sul marciapiede accanto a noi si ferma e poi si avvicina a Jonathan.

- Ragazzo, portala a mangiare qualcosa. Fidati di me che ho esperienza. Mia moglie fa la stessa faccia da quarant'anni... Se non facevo io quello che voleva lei, sarebbe andata da un altro! - lo istruisce, veementemente.

Sorvolo sul verbo sbagliato unicamente perché mi sta dando ragione e gli sorrido.

Jonathan osserva il vecchietto, che gli sta dando due pacche sulla spalla, poi me. 

- Sai cosa? C'è una pizzeria a dieci minuti da qui che è il Paradiso venuto direttamente dall'Italia. Un mio amico mi ci ha portato l'altra sera e ho ancora il sapore della mozzarella in bocca. - mi si rivolge, con entusiasmo.

Il vecchietto deve averlo convinto fino in fondo.

- Sicuro di aver voglia di pizza? - gli domando, per testare la sua risposta.

Voglio verificare che abbia capito per davvero come deve comportarsi con me.

- È importante quello di cui ho voglia io? - replica, retoricamente.

- No, infatti. Vedo che inizi a fare progressi. - gli sorrido.

- Bene, andiamo!

L'atteggiamento allegro di Jonathan mi fa ridere. Non pensavo di ridere proprio oggi dopo settimane in cui non è accaduto. Forse avevo bisogno di una nuova conoscenza.

Non appena torniamo indietro, mi accorgo di non poter entrare in una pizzeria vestita così.

- Io dico che è il caso di cambiarci. Non possiamo andare in pizzeria conciati così. - faccio notare a Jonathan.

Prima di rispondere, registra l'espressione del mio viso. Impara in fretta, il ragazzo.

- Stavo giusto pensando a quello. Concordo in pieno, fermiamoci e agghindiamoci un po'. - mi asseconda, infervorato.

Ridacchio e lo affianco lungo il marciapiede, accorgendomi durante il tragitto di aver percorso una cospicua distanza in quella corsetta che chiunque definirebbe in realtà piuttosto misera.

Saliamo le scale con calma e Jonathan si volta verso di me prima di entrare nel suo appartamento, che si trova esattamente sotto il mio.

- Adesso, non ti offendere, ma credo che impiegherai più tempo tu a prepararti: ti aspetto davanti alla tua porta o direttamente all'ingresso del palazzo? 

La serietà con cui pone la domanda mi fa scoppiare a ridere, letteralmente. Amo come abbia capito di dover prestare attenzione ad ogni singolo dettaglio che concerne il tempo trascorso con me.

- Una opzione comprende uno sforzo da parte tua, l'altra no. Sta a te scegliere. - gli sorrido.

Salgo le scale in silenzio ed entro nel mio appartamento, che pare molto triste ora che lo vedo con occhi allegri. Ci vorrebbe una rinfrescata, anche solo degli arredi o delle tinte che tappezzano le pareti.

Accantono momentaneamente il pensiero e mi dedico al vero problema attuale: cosa indosso?

Il mio armadio è letteralmente strapieno. Contiene qualunque cosa e spazia dal classico allo sciatto con agilità sorprendente. La parte depressa di me ha acquistato vestiti spenti e non troppo accattivanti negli ultimi mesi perché non mi andava di attirare l'attenzione, ma oggi è un po' diverso e forse è il caso di ripescare qualcosa di carino.

La crisi si manifesta quando è ora di abbinare. Scegliere i vestiti è già molto difficile, ma trovare abbinamenti in grado di soddisfare umore, tempo atmosferico, sensazioni varie interne, gonfiore più o meno accentuato del fisico, colori e tessuti si rivela davvero arduo.

Infine, decido di puntare sul blu. Metto i jeans blu notte a vita alta che dovrebbero starmi bene se avessi la pancia perfettamente piatta, infilo la camicia bianca con qualche striscia verticale blu e rossa alternata dentro i jeans, mi copro con un giacchino lievemente più chiaro dei jeans e incastro il mondo intero in una borsetta a tracolla rosso bordeaux. Visto che non mi sono truccata prima, metto un po' di mascara e un velo di blush sulle guance, sperando di scacciare l'aria da zombie depresso che avevo.

- La prossima volta mi guardo un film mentre ti cambi. - borbotta Jonathan, quando finalmente apro la porta.

Seduto con la schiena contro la parete di fronte a me, ha l'aria molto annoiata.

- Mi stai per caso dicendo che ho impiegato troppo tempo? - domando, velando una minaccia potente.

- No, come ti viene in mente? Mica mi sono lamentato! Forza, andiamo, mi sono dimenticato di prenotare un tavolo. - balza in piedi e retrocede nel torto, com'è giusto che sia.

Lo prendo sottobraccio e scendiamo le scale al ritmo adeguato a me.

- Vedi? Ti sei pure dimenticato di prenotare. Dovrei avercela con te. - puntualizzo.

Jonathan scuote la testa e sorride.

- Ah, le donne!

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Domanda: siete più intraprendenti o timide quando si tratta di prendere una decisione che riguarda una coppia o un gruppo?

Love you 🍰

Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora