10 - Date

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Attualmente, mi trovo molto divisa fra la tendenza a chiudersi delle mie palpebre, a cui conseguirebbe un sonno immediato, e lo sforzo di restare sveglia che la presenza di Jonathan scaturisce in me.

Non mi posso addormentare mentre lavora sul mio corpo come creta nelle sue mani, quasi nuda.

- Come stai ora? - sussurra Jonathan, inginocchiato ad un lato del mio letto, in modo che quando volto la testa, me lo trovo molto vicino al viso.

Sorrido spontaneamente.

- Sono felice.

- Felice? Mi aspettavo che fossi rilassata. - ridacchia.

Annuisco.

- Mmh, sono anche rilassata.

Jonathan mi accarezza la schiena un'ultima volta, poi assume l'aria tipica di chi sta per congedarsi.

Per qualche strana ragione, vorrei che non lo facesse.

- È ora che io ti lasci dormire, Minnie. Buonanotte. - mormora.

- Buonanotte. - ricambio.

Osservo la sua figura slanciata muoversi verso la porta di camera mia, oltrepassarla e chiuderla dolcemente.

Purtroppo, mi ricordo di dover struccare il viso e infilare il pigiama.

Così, mi faccio forza ed eseguo ogni singola azione con la lentezza di un bradipo.

Quando poggio la testa sul cuscino, infine, mi addormento subito.

Il risveglio è privo della memoria dei sogni.

Mi sento un po' intorpidita, perciò, dopo aver spento la tanto odiata sveglia, mi stiracchio per bene e poi la mia giornata prende il via.

Jonathan mi ha portato un muffin oggi, perché sostiene che sia bello variare la propria alimentazione, soprattutto per quanto riguarda la colazione, che è in parte responsabile del buono o cattivo inizio della giornata. In ogni caso, ringrazio la sua buona volontà.

- Dopo la giornata del bilancio, cosa succede? - domanda incuriosito, sorseggiando il caffé che gli ho preparato.

- Uhm... Si riparte da capo con i soliti conteggi: la prima settimana è meno pesante delle altre del mese, ma ogni venerdì si fanno confronti vari con i parametri delle settimane e dei mesi precedenti, tenendo anche conto di picchi eccezionali o cali importanti. Diciamo che fino a venerdì non subirò troppo stress. - riassumo.

- E non trovi noioso che sia sempre tutto così prevedibile? Una delle cose che amo del mio lavoro è proprio non sapere mai chi varcherà la soglia della pasticceria. - si oppone Jonathan.

Osservo le ciglia lunghe e scure dei suoi occhi a palpebre chiuse, poi incontro le sue iridi profonde. La luce che le attraversa mi affascina.

- A me piace conoscere esattamente lo schema del mio lavoro. È tutto preciso, dettato da regole e abitudini fisse, senza sorprese. Sai, io odio le sorprese. - puntualizzo.

Jonathan ride sommessamente.

- Se è un messaggio implicito per dirmi che non devo farti sorprese, rinuncia subito. Mi piace giocare sull'imprevedibilità.

Sollevo le sopracciglia. E chi si aspettava questa presa di posizione così forte da parte sua?

Alzo le mani in segno di resa momentanea.

- Purché sia una bella sorpresa...

Terminata la colazione, mi prendo tutto il tempo per truccarmi con cura e raccogliere la parte superiore dei capelli in una treccina sul retro.

Sour, Sweet & Smart (#STYDIA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora